15 Settembre, 2002
Incontro con i sindaci a Cingia de' Botti su discarica amianto
Erano ben 29 i Comuni presenti all’incontro di giovedì sera nella sala consiliare del Comune di Cingia de’ Botti.
Erano ben 29 i Comuni presenti all’incontro
di giovedì sera nella sala consiliare del
Comune di Cingia de’ Botti. E tutti si sono
dichiarati contrari alla realizzazione della
discarica di amianto richiesta nel Comune,
anche se non sono manati accenti diversi.
Il sindaco di Gussola Giovanni Leoni, infatti,
ha detto che “solo un folle potrebbe essere
d’accordo” con quell’impianto, ma ha anche
affermato che il suo “no” sarà di carattere
tecnico, non politico, avanzando alcune critiche
alla Provincia di Cremona per la mancata
effettuazione del censimento dei quantitativi
di amianto effettivamente presenti sul territorio
e per un’eccessiva lentezza, a suo dire,
di reazione di fronte a una richiesta nota
da tempo.
Gli ha risposto l’assessore provinciale all’Ambiente
Giovanni Biondi sostenendo che la Provincia
ha già invitato Asl e Arpa, cui compete la
verifica dei quantitativi di amianto, a relazionare
in merito al consiglio provinciale, forse
già il prossimo 25 febbraio. Quanto alla
lentezza della reazione, ha sottolineato
come la prima richiesta di discarica era
stata bocciata dalla Regione fin dall’inizio,
e quindi non esisteva più. La seconda, ed
attuale, richiesta è invece pervenuta il
23 dicembre. Già il 28 gennaio il consiglio
provinciale ha approvato una prima mozione
contraria, il 18 febbraio una seconda, nella
quale viene anche chiesta una moratoria sulle
autorizzazioni in corso e future in attesa
di una nuova normativa regionale, e “questa
sera, 19 febbraio, siamo qui”.
Dopo il saluto del sindaco di Cingia Massimo
Ponzoni, il consigliere provinciale Giovanni
Scotti ha illustrato il documento che si
propone a tutti i consigli comunali della
zona, sottolineando come sia assolutamente
necessaria la coesione di tutto il territorio
per avere possibilità di vincere la battaglia.
L’amianto, ha detto Scotti, è un rifiuto
residuale nella nostra provincia. Per questo
non erano state previste discariche. Ma in
assenza di una normativa di programmazione,
i privati hanno chiesto ben due impianti,
da 250mila metri cubi a Cappella Cantone
e da 400mila a Cingia. Significherebbe che
un terzo dell’amianto di tutta la Lombardia
verrebbe smaltito qui da noi, mentre nel
Milanese, dove è ovviamente concentrata la
maggiore presenza di amianto, non è prevista
alcuna discarica. Significa che l’amianto
milanese attraverserebbe tutto il nostro
territorio provinciale per essere portati
agli impianti di smaltimento, con tutto quello
che ciò comporta.
Per questo, ha proseguito, il problema di
Cingia è lo stesso problema di Cappella Cantone.
Là il territorio è fortemente coeso, e per
il momento il processo della discarica sembra
quanto meno rallentato se non fermato, con
la notifica di ben 14 prescrizioni regionali.
Il vicepresidente della Commissione Ambiente
della Provincia Andrea Ladina ha aggiunto
che la battaglia contro queste discariche
non significa una battaglia contro ogni discarica
di amianto. Quello dello smaltimento dell’amianto
è un problema reale, l’amianto deve essere
tolto dai tetti e da ovunque sia ancora utilizzato
e deve essere smaltito. Ma questo non può
avvenire come una imposizione nei confronti
degli enti locali e dei cittadini.
A rafforzare questa posizione il consigliere
provinciale e sindaco di San Daniele Po Giampaolo
Dusi, secondo il quale non è possibile che
operazioni da centinaia di milioni di euro
vengano lasciate alla piena libertà dei privati.
“Oggi – ha esordito l’assessore Biondi –
in provincia di Cremona vengono smaltite
5mila tonnellate di amianto all’anno, e il
dato è in calo. Per questo, consapevolmente,
abbiamo deciso di non inserire impianti nel
Piano rifiuti, votato all’unanimità dal consiglio
provinciale. Se i dati cambiano, siamo disposti
a ridiscutere, ma intanto ci devono essere
forniti i dati. Sarebbe più logico che le
discariche fossero laddove c’è più amianto
da smaltire. La Regione dovrebbe quindi rivolgersi
ad altre province prima che a Cremona. Tuttavia
noi non ci sottraiamo all’assunzione di responsabilità,
come abbiamo sempre fatto: con la realizzazione
del termovalorizzatore, delle discariche
per i rifiuti urbani, per la discarica di
scorie di acciaieria visto che il problema
ce l’abbiamo. Ma – ha proseguito Biondi –
prima di tutto devono essere fermati i progetti
di Cappella Cantone di Cingia, perché sbagliati
e fuori da una programmazione corretta e
trasparente. Il giorno dopo che ciò avvenisse,
ci siederemmo al tavolo con la Regione per
trovare una soluzione condivisa dal territorio”.
Il problema dell’impianto di Cingia, ha detto
ancora Biondi, è che non abbiamo di fronte
un interlocutore: di fatto non sappiamo chi
sia il proprietario. Alla Conferenza di servizio
per la presentazione del progetto si sono
presentati solo quattro tecnici, senza delega.
Di fronte alle nostre rimostranze, è arrivato
un fax che faceva il nome di una signora
senza altre indicazioni. La società proponente
ha sede in Svizzera e un capitale sociale
di 10mila euro.
Chiediamo quindi di fare qui quello che è
stato fatto per Cappella Canone. 32 Comuni
su 32 hanno approvato un documento contrario
all’insediamento. E se non fosse stato così,
oggi quella discarica sarebbe già aperta,
perché il percorso che era stato avviato
aveva già una fine disegnata. Qui la coesione
territoriale è forse ancora più importante
perché Cingia è più vulnerabile.
Biondi ha poi dato una notizia curiosa, ma
importante: sullo spazio Facebook appositamente
aperto si sono già registrate, contro la
discarica di Cappella Cantone, più di 1200
persone, in gran parte giovani. Un analogo
spazio aperto per Cingia in pochissimi giorni
ha già registrato un’ottantina di adesioni.
Anche questi, ha detto, sono strumenti importanti
di mobilitazione dell’opinione pubblica.
Chiudendo il dibattito, il presidente Giuseppe
Torchio ha detto che, per ammissione dello
stesso assessore regionale Boni l’impianto
legislativo regionale è molto fragile, perché
consegna tutto ai privati. Ma gli enti locali
hanno una dignità e un ruolo da difendere,
dal quale la Regione non può prescindere.
Il consiglio provinciale ha approvato una
mozione promossa dalla Lega, modificata con
il suo consenso e che ha raccolto i voti
anche dell’Udc e dei Circoli della libertà,
oltre che della maggioranza. La stessa mozione
è stata presentata al consiglio regionale.
Non è dunque un problema di elezioni, è un
problema di orgoglio, di scelte politiche,
che dicono che non si possono imporre scelte,
tanto più da parte di privati, ai territori,
alle istituzioni, alle popolazioni. Non abbiamo
mai detto, ha continuato Torchio, che il
problema amianto non ci riguarda. Ma ci riguarda
nei modi, nei luoghi, nei tempi e nella qualità
della concertazione, della trasparenza e
delle nostre esigenze. Non è pensabile che
la provincia di Cremona venga costantemente
scippata di importanti istituzioni, dall’authority
del latte al laboratorio dell’Aral alle bionergie,
e ci si diano solo le discariche di amianto!
Questi i Comuni presenti all’incontro:
Cingia de’ Botti, Derovere, Cella Dati, Motta
Baluffi, Ca’ d’Andrea, Scandolara Ravara,
San Martino del Lgo,Torricella del Pizzo,
San Daniele Po, Torre de’ Picenardi, Voltino,
Solarolo Rainerio, San Giovanni in Croce,
Gussola, Piadena, Casteldidone, Rivarolo
del Re, Spineda, Sospiro, Pieve d’Olmi, Malagnino,
Vescovato, Cicognolo, Pessina Cremonese,
Pescarolo, Drizzona, Calvatone, Tornata,
Gabbioneta Binanuova, Ostiano.
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VISTO:
- La Legge 27 marzo 1992, n. 257 “Norme relative
alla cessazione dell’amianto”, all’art. 10
stabilisce che le regioni adottino Piani
di protezione dell’ambiente, di decontaminazione,
di smaltimento e di bonifica ai fini della
difesa dei pericoli derivanti dall’amianto,
e i Piani devono prevedere tra l’altro “l’individuazione
dei siti che devono essere utilizzati per
l’attività di smaltimento dei rifiuti di
amianto”.
- In attuazione della citata legge, la Regione,
in detti Piani, devono prevedere tra l’altro
“l’individuazione dei siti che devono essere
utilizzati per l’attività di smaltimento
dei rifiuti di amianto”.
CONSIDERATO CHE:
- In attuazione della citata legge, la Regione
Lombardia ha promulgato la L.R. 17/03 “Norme
per il risanamento dell’ambiente, bonifica
e smaltimento dell’amianto”, il cui art.
3 stabilisce che la stessa Regione approva
con atto di Giunta, il Piano Regionale Amianto
Lombardia (PRAL). L’articolo seguente fissa
i contenuti in base ai quali articolare il
citato PRAL e tra gli altri dispone che quest’ultimo
debba definire i criteri per l’elaborazione
di un piano regionale di smaltimento attraverso:
il censimento delle ditte che svolgono attività
di bonifica e smaltimento ed individuazione
degli impianti esistenti per fronteggiare
la domanda di smaltimento.
- Con D.G.R. 23.12.2005 n. 8/1526 la Regione
Lombardia approva il PRAL che, tra l’altro,
stabilisce la necessità di “….procedere alla
realizzazione progressiva di una o più discariche
per una volumetria complessiva di 800.000
mc da raggiungere nei prossimi 5 anni individuando
percorsi autorizzativi privilegiati; tali
discariche dovrebbero essere autorizzate
a ricevere solo rifiuti provenienti dalla
Regione Lombardia e dovrebbero garantire
l’autosufficienza regionale per quanto attiene
lo smaltimento del cemento amianto….”
VALUTATO CHE:
- Il PRAL non fornisce però criteri per l’individuazione
dei siti più idonei a livello regionale per
la localizzazione degli impianti destinati
a ricevere tale tipologia di rifiuti, nonostante
la legge nazionale sopracitata lo richieda.
Poiché questa tipologia di rifiuti deve essere
conferita in discariche monorifiuto, dedicate
al cemento amianto trattato e confezionato,
classificabili quali discariche per rifiuti
non pericolosi, come individuato con d.g.r.
8/1266 del 30.11.2005, è necessario rifarsi
ai criteri localizzativi che la stessa Regione
ha definito nel proprio Programma regionale
di gestione rifiuti, approvato con d.g.r.
220/05 il cui cap. 8, specifico sull’argomento,
è stato integrato dalla d.g.r. 8/6581 del
13.2.2008. Tale documento stabilisce che
l’individuazione delle aree idonee ad ospitare
impianti di smaltimento deve affrontare vincoli
e limitazione di diversa natura: fisici,
tecnici, ambientali ma anche sociali.
- il principio sancito dall’art. 178 del
D.Lgs.152/06 e succ. mod. e precisamente
che “la gestione dei rifiuti costituisce
un’attività di pubblico interesse…al fine
di assicurare un’elevata protezione dell’ambiente
… i rifiuti devono essere smaltiti senza
pericolo per la salute dell’uomo …. senza
determinare rischi per l’acqua, l’aria, la
fauna, la flora”, la Regione considera prioritario
il criterio “la buona accettazione da parte
dei cittadini” ,di cui si deve tener conto
nella localizzazione di impianti di smaltimento
rifiuti.
- Il Piano Rifiuti della Provincia di Cremona,
riadottato il 28 gennaio scorso dal Consiglio
Provinciale a seguito delle modifiche richieste
dalla Regione, ha affrontato il problema
dei rifiuti contenenti cemento-amianto definendo,
nello specifico che il fabbisogno di smaltimento
provinciale di tali rifiuti, nel 2007, è
stato di circa 15.200 mc, così come comunicato
dall’ ASL della Provincia di Cremona.
- in assenza di precisi criteri localizzativi
e di indicazioni di proporzionalità tra l’effettivo
fabbisogno provinciale ed il dimensionamento
degli impianti destinati a ricevere tale
tipologia di rifiuti, la Provincia ha agli
atti due istanze di realizzazione e gestione
di discarica per rifiuti non pericolosi presentate
ad un anno di distanza l’una dall’altra,
in cui è previsto il conferimento complessivo
di circa 660.000 mc di rifiuti, a fronte
degli 800.000 previsti dal PRAL.
SPECIFICATO CHE:
- La discarica proposta a Cappella Cantone:
volume pari a circa 413.000 mc, di cui circa
261.000 mc da destinare al conferimento di
detta tipologia di rifiuti.
Discarica proposta a Cingia de’ Botti: volume
rifiuti pari a circa 400.000 mc,
E che per gestire tale situazione, l’unico
elemento che le Province possiedono sarebbe
il calcolo del Fattore Regionale di Pressione,
che la Regione intende individuare e che
stando alla logica regionale dovrebbe favorire
un’adeguata ridistribuzione delle discariche
sul territorio lombardo, ma che non si è
certi assicurerà il raggiungimento di tale
obiettivo.
IL CONSIGLIO COMUNALE
- Esprime la propria contrarietà alla realizzazione
della discarica proposta a Cingia de Botti,
con un volume di rifiuti pari a circa 400.000
mc. così come condivide la contrarietà espressa
dai Comuni dell’area soresinese alla discarica
di Cappella Cantone.
- Ritiene di condividere i contenuti del
Piano Provinciale rifiuti che non prevede
nella pianificazioni di nuovi impianti, alcun
fabbisogno di discariche di amianto nel territorio
provinciale.
- Chiede alla Regione Lombardia, in attsa
degli auspicati ordinamenti normativi, di
sospendere l’iter autorizzativo relativo
alle discariche di eternit di Cappella Cantone
e di Cigia de’ Botti, e di non avviarne di
nuovi.
- Chiede alla Regione Lombardia nelle figure
degli assessori Davide Boni e Massimo Buscemi,
di aprire un confronto con gli enti locali
del territorio
- Chiede alla presidente della commissione
regionale ambiente Margherita Peroni, audizione
presso la commissione stessa
 
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