15 Settembre, 2002
Cremona: paese che vai, primarie che ti ritrovi ( di Giorgino Carnevali)
Fermate il mondo, voglio scendere !!
FERMATE IL MONDO, VOGLIO SCENDERE!
(Cremona: paese che vai, primarie che ti
ritrovi).
Direttore,
potrebbe sembrare una frase storica quella
del titolo, magari di qualche filosofo, magari
greco. Invece è una frase contemporanea (o
quasi), a suo tempo utilizzata in un vecchio
carosello pubblicitario di un noto amaro
(e non mi ricordo quale, ma che sempre lasciava
“amare” la bocca”), poi utilizzata per dar
vita ad un film di sfigati detto da “cassetta”.
E’ una frase, quella del titolo, legata a
sogni, ideali utopie che a volte fanno fatica
a restare vivi. Ecco, per l’appunto, le utopie!
Ma quanti sogni, aspirazioni, ideali irrealizzabili
si stanno consumando ancora in codesto nostro
volubile Pd cremonese? Siamo alle primarie,
direttore, e a me “mi” garba volentieri di
“rimare” con l’aggiunta di un poco di ironia.
Correva l’anno duemilaedieci, già, ahimè,
e s’era d’inverno,
e il Pd a gran voce invocava l’aiuto persin
dal padreterno.
FANTI, cavalieri, guerrieri in armi, anco
l’ABBATE superiore
furon, d’improvviso, pervasi in volto da
un inusual pallore.
Ch’era mai successo di tanto grave da farli
così impallidire?
Avean veduto una MAGNOLIa perder le foglie,
anco sfiorire.
Santi numi, perché non attingere acqua dalla
FONTANA
al fin di risuscitar cotanta arborea specie
anco in val padana?
Un uom s’offri ma…volontario. Il volto ornato
da due PIZZETTI
il capo coperto non già da un solo, ma da
ben due berretti.
Con far giocoso si fece spazio tra due, dal
tempo logorati, PILONI
i quali, oltre a vietargli il transito, gli
stavan soprattutto sui……i.
Versò abbondante acqua, con quei braccini
sottratti all’agricoltura,
su quella MAGNOLIa precocemente bruciata
dalla gran calura.
Terminata l’opra al fin si sedette, fumandosi
due bei TOSCANI
scrutando il ciel attraverso quei folti VERDIeggianti
rami.
Sul far della sera, veduta la MAGNOLIa in
difficoltà di ripresa
gli giraron le ROTELLI, prese il suo “bel
due” e se n’andò in chiesa.
Toltosi il pesante GIUBELLI dalle spalle
c’aveva poc’anzi sopportato,
recitò almen una dozzina di rosari MARIANI
con fare desolato.
Nella speranza assai che quella pianta potesse
di nuovo rigogliare,
affranto, con toni VEZZOSI ed armonici si
mise persino a cantare.
Estrasse poi, con far sospettoso, un minuscolo
grazioso taccuino
sul quale scriver la nota dell’odierna spesa
come su di un….listino.
E più scriveva e di più venia assalito da
una PENAti dell’inferno
tanto l’assillava il dubbio chi fosse il
candidato al regional governo.
Entraron in quella chiesa anco due CASTELLANI
dalla vicina dimora
portando alcuni b..ALLONI di paglia pel suo
giaciglio fin all’aurora.
Battendosi poi mestamente il petto ammise
d’essere lui il cremonese,
non tal VIRGILIO da Mantua, il quale l’avrebbe
mandato a quel paese.
Fuor dalla chiesa l’attendean due BIONDI
cerulei carini giovanotti
intenzionati a metterlo sotto TORCHIO manco
fosser veri poliziotti.
Lo circuiron con una splendida inusitata
pasta sFOGLIAZZA
non già figlia dei tempi nostri, piuttosto
di una nobil altra razza.
Sicchè il poveretto, preso per la gola, dovette
ripetere più volte:
“BONALDI, RUGGERI” ed ancora “RUGGERI, BONALDI,
accorte!”.
E poi, ancora, ripetuto: “ALLONI, CORADA,
MARIANI, siate pronti,
non abbattetevi, su con la vita e tra voi
non fate i soliti confronti!”.
Con gli occhi fuor dall’orbite, rabberciò
quei cinque tutti STORTI.
Raccomandò poi a tutti loro di non atteggiarsi
sempre a cascamorti.
Ad uno ad uno li indottrinò, li incoraggiò
assai oltre…che per benino,
li rimise in sesto pronti per un nuovo lancio
da “chissàquale” trampolino.
Benché più volte rincuorati, a lor rimanea
un RESCAGLIO in gola,
poiché ancora ‘na volta, per tutti gli altri,
dovean tirare la carriola!
Ma il “dado era tratto” e un di loro di certo
sarebbe stato nomato
al regional consiglio, qual sublime, per
LOPOPOLO nostro…candidato.
Qua termina la storiella, direttore; c’è
chi scende e c’è chi sale,
sol la MAGNOLIa si riprenderà se non farà
tal quale il vegetale.
giorgino carnevali
 
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