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15 Settembre, 2002
Kiro Fogliazza motiva la sua contrarietà ad intitolare una via della città ad Aldo Protti.
Il Presidente dell’ANPI si rivolge ai componenti della commissione toponomastica del Comune di Cremona che ha assunto all’unanimità la decisione.

Kiro Fogliazza motiva la sua contrarietà ad intitolare una via della città ad Aldo Protti.
Il Presidente dell’ANPI si rivolge ai componenti della commissione toponomastica del Comune di Cremona che ha assunto all’unanimità la decisione.
La decisione della Commissione toponomistica del Comune di dedicare una via di Cremona ad Aldo Protti mi trova in totale disaccordo, come ho già avuto modo di dire in passato. Con questa mia posizione concorda l’Associazione della quale sono presidente e, ne sono certo, la stragrande maggioranza degli antifascisti e democratici cremonesi.
Prendo l’occasione per criticare con forza il comportamento, che considero incomprensibile e sbagliato, dei due rappresentanti di un partito storicamente antifascista e sempre vicino all’ANPI.
E’ stato pubblicato recentemente un mio documento sulle responsabilità di Farinacci in ordine alla presenza di milizie fasciste in Val Susa. Il ras di Cremona - scornato per essere stato abbandonato da migliaia di giovani cremonesi che l’8 settembre1943 dissero “Basta alla guerra, al nazi-fascismo ed allo stesso Farinacci” - concluse un accordo con i tedeschi ed, in stretto collegamento con i comandi SS presenti in Italia, fece in modo che la “fascistissima Cremona” fosse presente in armi ai rastrellamenti nelle valli attorno alla Val Susa, che portarono alla morte di 2024 partigiani, tra cui trenta cremonesi.
Il 1 luglio del 1944 i reparti tedeschi, in base al programma concordato – così come è stato reso pubblico dal libro di Sergio Corbatti e Marco Nava “Sentire-Pensare-Volere: la storia della Legione della SS Italiana “ (ed. Ritter). - si erano spostati sulla strada del Colle del Lys per effettuare un rastrellamento che puntava ad eliminare le formazione partigiane al Col del Lys e nella zona Chianocco. L’operazione complessiva era programmata per essere svolta dal 1 al 10 luglio 1944. Proprio il 1 luglio le truppe tedesche si spostarono da Avigliana, dove erano di stanza, per l’inizio delle operazioni. Giunti ad Almese, paese pedemontano, misero in postazione armi pesanti e spararono ben 120 colpi di artiglieria verso obiettivi partigiani di bassa e media valle.
Lo stesso 1 luglio ’44, nottetempo e scortato, partiva da Cremona per Torino il Sergente GNR Aldo Protti, appena rientrato dalla Scuola Centrale per Comandanti di Stazione, che aveva frequentato a Firenze. Cosa mosse il serg. Protti ad una fretta così impellente? E’ ragionevole pensare che tutto ciò fosse imposto da …. una rappresentazione da effettuare presso l’EIAR? Solo chi non abbia conosciuto e potuto “stimare” la fede cieca ed assoluta nel fascismo che muoveva il giovane Aldo Protti, può pensare una cosa simile! Se gli ordini erano di raggiungere la corposa compagnia GNR di Cremona già presente in val Susa – al comando di Politi e Guerreschi – si stia pur certi che quegli ordini avrebbero avuto la priorità assoluta rispetto a qualsiasi altro tipo di appuntamento, anche canoro.
Il mattino del giorno successivo, il 2 luglio, si mette in moto la macchina del rastrellamento, bruciando e distruggendo tutto ciò che ha sentore di partigiani o di amico di partigiani. Da Rocca Sella a Favella - zone nelle quali la GNR, anche quella proveniente da Cremona, che aveva preso sede ad Avigliana, opera con violenza inaudita – vengono bruciate baite e ci si accanisce contro il distaccamento dei partigiani russi impegnati in un sanguinoso combattimento per rallentare la salita delle truppe nemiche verso il Colle del Lys.
Tanti ragazzi come noi, giunti da qualche settimana in montagna dalla lontana Cremona per combattere per la libertà, disarmati ed affamati, si vedono costretti ad una ritirata precipitosa per l’uragano che sta avanzando rapidamente, dopo che ha avuto ragione degli scarsi armamenti messi in azione dalle formazioni partigiane.
Scatta una fase di inevitabile sbandamento. Un gruppo si perde nel territorio sconosciuto e viene catturato. E’ composto da ragazzi tra i 18 ed i 25 anni, Presi, non vengono fatti prigionieri e nemmeno vengono fucilati come può accadere in battaglia, Ma vengono immediatamente massacrati. Ripeto massacrati! Li troveremo 5-6 giorni dopo. Impossibile riportare quali fossero le condizioni dei loro corpi maciullati! Belve selvagge non avrebbero commesso un simile atto tanto raccapricciante..
Il “Foglio Notizie” del Sergente Aldo Protti, scritto di proprio pugno, il 5 ottobre 1948 presso il Distretto Militare di Cremona (venuto alla luce solo pochi anni fa, dopo che per l’intera sua vita Protti lasciò credere di non essere mai stato in Val Susa) dice, parlando di sè: ”il 1 luglio 1944 parte da Cremona per Torino” Poi non parla di altri passaggi. Tace. Aggiunge solo, dopo, di essere stato trasferito il 10 luglio ad Avigliana, presso la fabbrica Nobel, ammettendo di essersi fermato lì fino al 29 aprile 1945 .
DOVE ERA IL SERGENTE ALDO PROTTI – UOMO D’AZIONE E UOMO DI FIDUCIA DI FARINACCI - IN QUEI 10 GIORNI DI RASTRELLAMENTO PROGRAMMATO CONTRO I PARTIGIANI DEL COL DEL LYS DALLE SS E DALLO STESSO FARINACCI?
Egli non era un umile soldato costretto a fare la guerra. Si trattava, al contrario, di sottufficiale fresco di Scuola: uomo di punta, presente in quei giorni su quel teatro di guerra. Tutte condizioni che rendono molto, molto probabile, la sua presenza nelle azioni di rastrellamento d’altra parte già programmate e previste.
Credo non si possa, di fronte a una realtà così lampante, tergiversare e proseguire nell’inganno rivolto soprattutto alle tantissime persone appassionate di lirica, molto legate al “bel ricordo” del baritono Aldo Protti! Non regge la versione seconda la quale si sarebbe trovato all’Eiar di Torino, in quei giorni, a cantar romanze, mentre in Valle di Susa, a 20 Km. di distanza, aveva luogo la battaglia già programmata e prevista dal suo ras Farinacci e dai suoi alleati tedeschi. Se la versione della trasmissione Eiar fosse vera, perché dal 1945 al 1995, per 50 anni, Protti non ebbe mai occasione di parlarne?
Chi cerca le prove apra gli occhi e faccia mente locale alle condizioni oggettive del momento: eravamo in uno stato di violenza e di guerra, lo Stato di diritto era solo un miraggio, inesistenti cineprese e troupe di giornalisti al seguito, inesistenti telefoni cellulari e marchingegni delle tecnologia moderna. Nessuno sopravvisse, se non gli autori della strage. Mentre gli sfollati, i montanari, le donne ed i bambini avevano già provveduto a nascondersi nei loro segreti rifugi.
Signori della Commissione toponomastica,
avete affrontato il problema da burocrati, rifiutando di impegnarvi in una seria ed approfondita opera di ricerca e di verifica! Con questo atto, purtroppo, avete contribuito ad uccidere la Memoria dei Martiri della Libertà e offeso nel profondo i sentimenti dei vivi !
La fulgida carriera artistica del baritono Aldo Protti non può far da velo alle nefandezze commesse, in quel lontano ma ancora tanto vicino periodo.
Si vergognino anche la Giunta di Milano ed il Sindaco Moratti per aver dato il via a questo inaccettabile tentativo di riscrivere la storia.
Perché, al di là di quanto di micidiale successe il 2 luglio, non vi siete posti la domanda di cosa fece Protti, insieme alla banda di cremonesi militanti nella GNR al comando del picchiatore Politi, fino al 29 aprile 45? Perché non avete verificato chi fu protagonista degli oltre 40 rastrellamenti in val di Susa – e degli oltre 100 rastrellamenti nelle valli della zona - nei quali caddero Deo, Pucci, Leo, Barbarossa, Nando, Paolo, Aldo – tutti giovani partigiani cremonesi – insieme e decine e decine di giovani di diversi Paesi e nazionalità?
Tristemente e con il cuore in gola, mi firmo

Enrico “ Kiro” Fogliazza - Presidente ANPI
già Commissario della 17° Brigata Garibaldi “ F.Cima”
operante al Col del Lys – Valle di Susa
Cremona, 8 febbraio 2010

 


       



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