15 Settembre, 2002
Sudan / Verso le elezioni e il referendum
Riconosceremo i risultati del referendum qualunque essi siano»
Sudan / Verso le elezioni e il referendum
Il 20 gennaio il presidente Omar Hassan el
Bashir ha dichiarato: «Se il referendum
[previsto per il 2011, ndr] mostrerà una
volontà di separazione della maggior parte
degli abitanti del Sud, sarò il primo a sostenere
e rispettare questa volontà». La frase
appartiene a un discorso pronunciato a Yambio,
capitale dell'Equatoria occidentale
(Sud Sudan) per le celebrazioni del quinto
anniversario degli Accordi di pace globale,
i
quali nel 2005 hanno concluso una guerra
civile tra Nord e Sud durata oltre 20 anni.
«Riconosceremo i risultati del referendum
qualunque essi siano» ha ribadito Bashir
prima di lasciare la parola al vice-presidente
del Sudan e presidente del Sud Sudan,
Salva Kiir Mayardit, che ha aggiunto: «Se
anche il referendum sancirà la separazione
tra Nord e Sud il Nilo continuerà a scorrere,
i pastori arabi nomadi a venire in cerca
di
pascoli e niente delle cose che da secoli
contraddistinguono il paese cambieranno».
Secondo Kiir, inoltre, fino a quando non
saranno create le infrastrutture appropriate
«il
petrolio estratto dalle regioni meridionali
continuerà a scorrere verso nord, per i
processi di raffinamento e esportazione».
Kiir in questo modo si è riferito ai principali
motivi di attrito e scontro tra Nord e Sud
per quanto riguardo l'accesso e l'utilizzo
delle
risorse, ovvero l'acqua e il petrolio. Da
una decina di anni il Sudan è un significativo
esportatore di petrolio. La maggior parte
del greggio, estratto nel Sud, viene inviato
verso le raffinerie di Khartoum e da qui
verso Port Sudan.
Le dichiarazioni di Bashir e di Kiir si inseriscono
nel contesto di una campagna
elettorale ormai entrata nel vivo: in aprile
infatti tutti i sudanesi -per la prima volta
da
un quarto di secolo – andranno alle urne
per eleggere il presidente e i deputati.
Il 25 gennaio Sadiq al Mahdi, il primo ministro
rovesciato nel 1989 dal colpo di stato
del generale Bashir, ha annunciato che sarà
il candidato del partito Umma, uno dei
partiti storici sudanesi e insieme al Partito
democratico unionista la più importante
forza di opposizione nel Nord. Al Mahdi fu
capo del governo nel 1966-1967 e tra il
1986 e il 1989.
L’iscrizione alle candidature per le elezioni
presidenziali si è conclusa il 29 gennaio.
Gli
aspiranti sono una dozzina, tutti musulmani.
Oltre a Bashir e ad Al Mahdi, gli altri
principali candidati sono Yasir Arman (Movimento
popolare per la liberazione del
Sudan, Splm), Abdallah Deng Nhial (partito
del Congresso popolare), Hatim al Sir
(Partito democratico unionista).
Le elezioni stabiliranno anche chi sarà il
presidente del Sud Sudan, che grazie agli
accordi di pace dal 2005 gode di un'autonomia
molto ampia e che il prossimo anno
dovrà decidere - con apposito referendum
- se rimanere nel Sudan attuale o diventare
uno stato in tutto e per tutto indipendente.
Il Congresso nazionale, partito del
presidente Bashir, ha annunciato che non
presenterà un candidato in Sud Sudan.
Secondo un consigliere del presidente, Ali
Tamim Fartak, «è una strategia volta a
mantenere buoni rapporti con altre forze
politiche come il Movimento popolare per
la
liberazione del Sudan (Splm)».
Il 24 gennaio l'organizzazione non governativa
americana Human Rights Watch ha
accusato il governo di Khartoum di «continuare
a utilizzare i servizi di sicurezza per
ostacolare e danneggiare coloro che vogliono
esprimersi contro il Congresso
nazionale». Dunque «le violazioni dei diritti
civili e politici compiuti in tutto il Sudan
dai
servizi di sicurezza stanno seriamente danneggiando
le aspettative di elezioni libere,
regolari e credibili».
Nel medesimo documento Human Rights Watch
ha anche criticato le autorità del Sud
Sudan, perché sia l'esercito sia la polizia
«stanno arbitrariamente arrestando e
mantenendo in prigione militanti di partiti
politici che si oppongono allo Splm», il
partito al potere in Sud Sudan.
Fonte: Campagna Sudan
 
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