15 Settembre, 2002
Darfur / La Cpi accusa Bashir di genocidio
Il 12 luglio la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto internazionale a carico del presidente del Sudan Omar el Bashir
Darfur / La Cpi accusa Bashir di genocidio
Il 12 luglio la Corte penale internazionale
ha emesso un mandato di arresto internazionale
a carico del presidente del Sudan Omar el
Bashir, con l’accusa di “genocidio” durante
il conflitto in Darfur. Il comunicato ufficiale
del tribunale dell’Aja precisa che «ci sono
prove ragionevoli per considerarlo responsabile
di genocidio commesse contro i gruppi etnici
dei fur, masalit e zaghawa, che includono:
genocidio attraverso l’omicidio, genocidio
attraverso danni fisici e mentali e genocidio
infliggendo ad ognuno dei gruppi etnici condizioni
di vita calcolate per portare alla distruzione
fisica del gruppo».
Bashir, il primo capo di stato in carica
accusato dalla Cpi, dal 4 marzo 2009 è ricercato
per crimini contro l’umanità in Darfur (assassinio,
sterminio, deportazioni, tortura e stupro).
Il mandato di arresto emesso dalla Cpi aveva
già ricevuto le critiche di gran parte del
mondo politico africano, incluse quelle dell’Unione
africana, che lo ritene un ostacolo a una
soluzione del conflitto in Darfur
Il 13 luglio il governo sudanese ha respinto
l’accusa. «L’aggiunta dell’accusa di genocidio
conferma che la Corte penale internazionale
è un tribunale politico poiché gli annunci
delle sue decisioni giungono sempre quando
il Sudan è impegnato in fasi critiche per
la pace in Darfur o la messa in atto dell’accordo
globale di pace» ha dichiarato Kamal Obeid,
ministro dell’Informazione e portavoce del
governo, che ha concluso: «Il governo non
dà importanza a questa corte».
Secondo il segretario generale della Lega
Araba, Amr Moussa, la decisione della Cpi
«contribuisce a destabilizzare la situazione
politica nel paese». Altre critiche sono
arrivate anche dall’Unione africana e dall’Autorità
intergovernativa per lo sviluppo (Igad).
L’inviato speciale degli Stati Uniti in Sudan,
Scott Gration, secondo il quotidiano Sudan
Tribune, si è detto «non soddisfatto» dalla
decisione perché contribuirà a rendere la
sua missione «più difficile». Il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, ha invece
commentato per la prima volta l'operato della
Cpi nei confronti del Sudan: «È importante
per il governo sudanese cooperare con la
Cpi: ci deve essere trasparenza e responsabilità».
Espulsi due operatori umanitari. Subito dopo
la decisione della corte, il governo sudanese
ha espulso due responsabili dell'Organizzazione
internazionale per le migrazioni (Oim) attive
nel Darfur: Laura Palatini e Carla Martinez
hanno avuto 72 ore per lasciare il Paese.
L'italiana Palatini è capo dell'ufficio dell'Oim
nel Darfur meridionale, mentre la spagnola
Martinez è direttrice dell'Oim per tutto
il Darfur.
Iniziative diplomatiche in Qatar e scontri
sul terreno. Nel frattempo proseguono - a
rilento – le iniziative diplomatiche. Il
15 luglio, nell'ambito dei colloqui di pace
in Qatar, era prevista - ma poi è saltata
- anche la firma di un accordo tra il governo
del Sudan e il Movimento per la liberazione
e la giustizia (Ljm), nato da una scissione
interna al più importante gruppo armato ancora
attivo in Darfur: il Movimento per la giustizia
e l’uguaglianza (Jem). In realtà senza l'accordo
dello Jem guidato da Khalil Ibrahim e delll’Esercito
di liberazione del Sudan (Sla) di Abdel Wahid
al Nur non è possibile una pace in Darfur;
infatti sul terreno continuano i combattimenti.
Lo Jem ha dichiarato di aver catturato 34
veicoli militari dopo uno scontro con le
forze governative il 13 luglio.
Yassir Arman, importante esponente del partito
Splm al potere in Sud Sudan, ha dichiarato
che «Il presidente sud-sudanese e primo vice-presidente
del Sudan Salva Kiir MAyardit si impegnerà
per riportare la pace in Darfur», cercando
di restituire slancio al negoziato in corso
a Doha. Secondo Arman Kiir è il solo esponente
dell'esecutivo di Khartoum «in grado di parlare
con il presidente Omar Hassan al Beshir da
un lato e Abdelwahid e Khalil dall’altro».
Secondo un comunicato della missione congiunta
Onu/Ua in giugno sono state uccise 221 persone,
di cui 140 negli scontri interetnici tra
rizeigat e misseriya.
fonte: Informazioni Campagna Sudan
 
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