15 Settembre, 2002
La Pronincia di Cremona deve diventare un territorio che non accoglie i siti nucleari
Sinistra e Libertà presentail testo della petizione popolare rivolta al Consiglio Provinciale di Cremona per l’adozione di una delibera che dichiari “il territorio provinciale denuclearizzato e indisponibile ad accogliere siti nucleari
La Pronincia di Cremona deve diventare un
territorio che non accoglie i siti nucleari
Sinistra e Libertà presentano il testo della
petizione popolare rivolta al Consiglio Provinciale
di Cremona per l’adozione di una delibera
che dichiari “il territorio provinciale denuclearizzato
e indisponibile ad accogliere siti nucleari”
Al Sig. Presidente della Provincia di Cremona
Al Sig. Presidente del Consiglio provinciale
I sottoscritti cittadini residenti in Provincia
di Cremona sottoscrivono la presente Petizione
popolare rivolta al Consiglio Provinciale
di Cremona affinché venga adottata la seguente
Delibera che dichiari
“il territorio provinciale denuclearizzato
e indisponibile ad accogliere siti nucleari”:
PREMESSO CHE:
Il governo ha deciso per un ritorno del nucleare
nel nostro paese, con un obiettivo dichiarato
di produrre il 25% dell’energia dall’atomo.
Per arrivare a questo obiettivo l’Italia
dovrebbe localizzare e costruire sul territorio
nazionale 8 reattori nucleari.
Il costo medio stimato oggi di una centrale
atomica da 1600 Mw è vicino ai 6 miliardi
di euro.
Semmai l’Italia decidesse di costruire alcune
centrali nucleari, passerebbero almeno 10-15
anni prima della loro entrata in funzione,
e quindi non riuscirebbe a rispettare l’accordo
vincolante europeo 20-20-20 ( secondo cui
entro il 2020 tutti i paesi membri devono
ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990).
Se l’Italia decidesse di puntare sul nucleare,
dirotterebbe sull’atomo anche le insufficienti
risorse economiche destinate allo sviluppo
delle rinnovabili, e al miglioramento dell’efficienza
energetica e costruire quella struttura imprenditoriale
diffusa che garantirebbe la creazione di
molti posti di lavoro sul modello di quanto
fatto in Germania dove ad oggi sono impiegati
circa 250.000 lavoratori.
Solo con una seria politica nazionale e locale,
che escluda il nucleare, promuova l’innovazione
e la ricerca, renda più efficiente e sostenibile
il modo con cui produciamo energia elettrica
e calore, si muovono merci e persone, produciamo
beni, riusciremmo a rispettare le scadenze
internazionali per la lotta ai cambiamenti
climatici, a patire da quella europea del
2020.
CONSIDERATO CHE :
Nonostante la ripresa o l’intenzione dichiarata
di programmi nucleari in alcuni paesi, il
nucleare è una fonte energetica in declino
sullo scenario mondiale.
Gli Usa di Obama (con clamore e dopo oltre
30 anni) stanziano si 8 miliardi di dollari
per il nucleare, ma aprono decisamente all’efficienza
e alle fonti rinnovabili approvando stanziamenti
per 60 miliardi, di cui 32,8 per le fonti
rinnovabili e 26,86 per l’efficienza energetica.
A questi vanno poi sommati quasi 19 miliardi
investiti sui trasporti collettivi e sulle
ferrovie.
La tecnologia su cui vuole puntare il governo
italiano è quella di “terza generazione evoluta”
che non ha risolto nessuno dei problemi noti
da anni. L’Italia si sta candidando a promuovere
una tecnologia già vecchia acquistando dalla
Francia un “pacchetto chiavi in mano”.
RILEVATO CHE :
Nonostante da più parti si continui a spacciare
il nucleare come una tra le fonti energetiche
meno costose, l’apparente basso costo del
KWh nucleare è dovuto esclusivamente all’intervento
dello Stato. Direttamente o indirettamente,
nell’intero ciclo di vita di una centrale,
dalla costruzione allo smantellamento, sino
allo smaltimento definitivo delle scorie.
Sulla sicurezza degli impianti ancora oggi,
a 24 anni dal terribile incidente di Chenobyl,
(26 aprile 1986) non esistono le garanzie
necessarie per l’eliminazione del rischio
di incidente nucleare, come dimostra una
lunga serie di incidenti avvenuti proprio
in Francia nell’estate 2008.
Rimangono ancora tutti i problemi legati
alla contaminazione ordinaria delle centrali
in seguito al rilascio di piccole dosi di
radioattività prodotte durante il normale
funzionamento, a cui sono sottoposti i lavoratori
e le popolazioni che vivono nei pressi.
Non esistono ad oggi soluzioni concrete al
problema dello smaltimento delle scorie radioattive.
Le oltre 250 mila tonnellate prodotte fino
ad oggi nel mondo sono stoccate in depositi
temporanei, o lasciate nelle centrali stesse.
I considerevoli consumi di acqua necessari
al funzionamento dei reattori aggraverebbe
la già delicata situazione italiana. Una
quantità rilevante, visti gli scenari futuri
sugli impatti dei cambiamenti climatici che
prevedono una consistente riduzione delle
disponibilità di risorse idriche nel nostro
paese.
Il CONSIGLIO PROVINCIALE DI CREMONA DELIBERA:
di dichiarare “il territorio provinciale
denuclearizzato”, contrario quindi alla produzione
di energia nucleare;
di vietare su tutto il territorio provinciale
l’installazione di centrali che sfruttino
l’energia atomica;
di garantire la massima trasparenza e partecipazione
nel processo di individuazione dei siti di
stoccaggio per rifiuti radioattivi derivanti
anche da centrali dismesse dopo il referendum
del 1987.
 
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