15 Settembre, 2002
Acqua pubblica di Giuseppe Torchio
La rete cremonese presenta impianti in ognuno dei 115 comuni con investimenti di primordine, potabilizzazione, deferizzazione, etc. sostenuti integralmente dal pubblico.
I dati in mio possesso riferiti alla tariffa
dell’Ato per il 2008 non registrano alcun
aumento per le utenze fino a 80 metri cubi
anno ed un incremento da 188 a 211 euro all’anno
per le utenze fino a 180 mc riferibili a
famiglia media di 4 persone. Si tratta, sostanzialmente,
di un allineamento delle altre aziende locali,
Aem, Scs e altre municipalizzate alle tariffe
di Padania che, nel 2009, ha comportato un
aumento dell’1,5% pari al tasso inflattivo
calcolato dall’Istat.
Se si analizzano le tariffe applicate dalla
cremonese Padania Acque Gestione, società
pubblica e quelle dell’aretina Nuove Acque,
società privatizzata, si riscontra che noi
cremonesi paghiamo l’acqua tra la metà e
un quarto degli aretini.
AREZZO (Nuove Acque-Privatizzata): da 0 a
100 mc =0,856 euro; da 101 a 150=1,033; da
181 a 200=2,428; oltre 200=3,330
CREMONA (Padania Acque Gestione-Pubblica):
da o a 80 mc = 0,335 euro; da 81 a 180=0,629;
oltre 181 mc=0,905 euro.
La rete cremonese presenta impianti in ognuno
dei 115 comuni con investimenti di primordine,
potabilizzazione, deferizzazione, etc. sostenuti
integralmente dal pubblico. La provincia
è azionista di riferimento di Padania Acque
perché ha storicamente prestato la garanzia
per un quarto dei mutui Cassa Depositi e
Prestiti per gli acquedotti. Per il futuro,
a mio avviso, si è previsto un piano d’ambito
della serie: ”A frà che te serve?” quindi
un libro dei sogni del quale non si è chiesta
alcuna compartecipazione finanziaria alle
amministrazioni locali, alimentato solo dalla
tariffa e con investimenti di 600 milioni
rivalutati e da spalmare su 30 anni. Debbo
anche confermare che il piano degli investimenti,
approvato dall’assemblea dei Sindaci per
i prossimi 3 anni prevede investimenti di
45 milioni generati esclusivamente dalla
tariffa.
Anch’io lavoro da subito ad un’unica società
provinciale per partecipare alla gara, in
luogo della decina in essere, ma, a mio avviso,
prima di rimanere prigionieri dell’attuale
schema legislativo regionale che spinge verso
la società mista, bisognerà lavorare all’evoluzione
normativa che può venire dal parlamento o
per via referendaria. Ad aprile parte la
raccolta delle firme su un tema che registra
una forte trasversalità tra gli schieramenti
politici. Inoltre per il piano finanziario
deve scendere in campo la Cassa Depositi
e Prestiti che non può essere invocata solo
per le autostrade ed ignorata per fare le
cose che ha sempre fatto nel settore idrico,
garantite con i soldi del risparmio postale
di tutti gli italiani.
Giuseppe Torchio
 
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