15 Settembre, 2002
Acqua: risposta alla lettera dei 37 Sindaci pro società mista.
Quando l’azienda di gestione sarà guidata da un amministratore delegato scelto dal socio privato?
Acqua: risposta alla lettera dei 37 Sindaci
pro società mista.
Quando l’azienda di gestione sarà guidata
da un amministratore delegato scelto dal
socio privato?
Cari signori sindaci pro-privato,
prima di tutto esprimiamo la nostra soddisfazione
per la meravigliosa notizia: su 115 sindaci
della provincia, siete solo in 37 ad essere
disponibili a firmare una lettera di sostegno
alla proposta di privatizzazione. Si tratta
della messa nero su bianco del miglior risultato
sinora riscosso storicamente dai movimenti
per l’acqua in provincia: ricordiamo che
solo due mesi e mezzo fa, il primo marzo,
i sindaci che avevano votato a favore del
progetto di privatizzazione erano stati 55.
Apprezziamo il fatto che la vostra replica
sia nel merito e non una difesa d’ufficio
del presidente Salini: anche noi del Comitato
crediamo che trasformare la battaglia per
l’acqua pubblica in una lotta pro o contro
una persona sarebbe un errore metodologico
profondo, pur sapendo bene che ci sono anche
ragioni di “coesione politica” che pesano
su questa battaglia.
Nel merito della scelta, siamo d’accordo
con voi che non basta fare una proposta “tutto
pubblico” per diventare i paladini dell’acqua:
infatti noi su questo tema lavoriamo da anni
e abbiamo nel frattempo prodotto una legge
di iniziativa popolare (corredata di 406.000
firme), un percorso di ripubblicizzazione
che si va diffondendo in tutta Italia, una
rete di comitati che copre l’intera penisola,
migliaia di iniziative di sensibilizzazione
dei cittadini; e continueremo a farlo, perché
la nostra speranza è che proprio voi sindaci
diventiate i paladini dell’acqua, in qualità
di nostri rappresentanti. Però questo titolo
ve lo dovete guadagnare nei fatti: non pretenderete
di diventare i nostri eroi se proponete di
privatizzare il 40% del servizio, noi vi
chiediamo di non privatizzarla. Volete difendere
l’acqua come “bene comune” e come “diritto
garantito e nella piena disponibilità di
ognuno”?
Vi crediamo, ma come farete a farlo quando
il pubblico avrà in mano solo il 60% delle
quote e (come vi è stato spiegato chiaramente
nell’ultima assemblea AATO) per tutte le
decisioni importanti servirà il 70% delle
quote?
Quando avrete creato una azienda non partecipata
e guidata direttamente da voi, ma dai cda
delle aziende oggi esistenti?
Quando avrete affidato l'acqua a una società
di diritto privato, che ha per legge come
prima finalità la produzione di un profitto
e non la realizzazione di un buon servizio?
Quando l’azienda di gestione sarà guidata
da un amministratore delegato scelto dal
socio privato?
Quando — a partire dal 1° gennaio 2011 —
verranno meno le AATO, unico luogo in cui
ancora voi contate qualcosa?
In tutti gli ATO d’Italia in cui c’è stato
l’affidamento a società miste o private,
i sindaci hanno tentato di frenare gli appetiti
dei privati, ma non ci sono mai riusciti
e sono invece stati costretti a rivedere
tariffe e investimenti di anno in anno in
favore dei loro profitti piuttosto che della
qualità e dell'economicità del servizio.
Anche gli studi dell'Università Bocconi non
riportano dati lusinghieri al riguardo e
particolarmente proprio per le gestioni miste
pubblico-privato.
Per questo chiediamo incessantemente a tutti
i sindaci e al cda dell'AATO di prendere
in considerazione la "quarta via”, quella
proposta dal Forum dei Movimenti dell'Acqua,
già attuabile ora, di riconoscere l'acqua
come un bene comune, servizio pubblico locale
privo di rilevanza economica, essenziale
per garantire l’accesso all’acqua per tutti,
la cui gestione va quindi attuata attraverso
un ente di diritto pubblico (azienda consortile):
il prof. Lucarelli è disponibile a fornire
in merito un parere tecnico-giuridico. Se
non lo richiedete, fate perdere una grande
occasione ai vostri amministrati. Perché
avete così paura di ascoltare un parere?
E’ di pochi giorni fa l’approvazione da parte
della giunta regionale pugliese di un ddl
che sceglie la gestione da noi proposta per
tutto l'Acquedotto Pugliese (il più grosso
acquedotto d’Europa e bisognoso di pesanti
interventi): davvero ritenete ancora che
questo percorso sia fuori legge?
Noi crediamo che voi siate in buona fede
quando dite di voler difendere il bene comune
acqua e il diritto di tutti ad avervi accesso:
il guaio è che vi illudete che il modello
di gestione sia un elemento neutro, che non
muta nulla nella sostanza del “come” il servizio
viene offerto.
La teoria e i fatti dimostrano che non lo
è. Come ha detto giustamente il sindaco di
Madignano, prima si decide cosa si vuole
ottenere, poi si lavora per costruire nella
realtà quell’obiettivo scegliendo gli strumenti
più adatti.
Non volete l’azienda pubblica per paura che
diventi un carrozzone clientelare? E’ una
dichiarazione di sfiducia nelle vostre stesse
capacità di controllo e noi come cittadini
non possiamo accettarla. Avete ragione, l’azienda
di diritto pubblico non è una panacea per
tutti i mali, ma noi non l’abbiamo mai detto:
quello che è certo è che aprire ai privati
equivale a gettare il bambino con l’acqua
sporca.
Noi infatti proponiamo non una azienda qualunque,
ma una azienda di diritto pubblico sana,
partecipata da cittadini e lavoratori, nel
pieno e diretto controllo di voi sindaci
e dei consigli comunali, vicina ai cittadini
titolari del diritto: le modifiche di statuto
che chiediamo di approvare servono proprio
a questo. Un grazie al consiglio comunale
di Genivolta, che pochi giorni fa ha deliberato
in questo senso e all’unanimità: un altro
comune che ha capito come si diventa davvero
paladini dell’acqua. Ma questo, ripetiamo,
è solo l’inizio del percorso, l’azienda sana
va creata dopo, tutti insieme.
Ci amareggia verificare come non siate stati
in grado di sottolineare (in tutto l’articolo
ieri dato alle stampe) un solo pregio, nella
società mista: forse pensate che sia “il
male minore”. Bene, allora prima di tutto
venite anche voi a firmare per abrogare questa
legge che spinge a una cattiva gestione di
un servizio, impegnatevi per reagire a una
cattiva legge: in tre settimane abbiamo già
raccolto 420.000 firme, con le vostre sarebbero
420.037. E poi cercate di spiegare quali
sono davvero i pregi di una azienda mista:
se non li sapete argomentare ai vostri cittadini,
il sospetto che la vostra sia una posizione
ideologica sarà sempre molto alto.
Noi continueremo a fornire a cittadini e
sindaci informazioni e dati reali, che spiegano
a chiare lettere come le privatizzazioni
anche parziali del servizio idrico in Italia
e altrove abbiano prodotto solo danni; prima
danni alla democrazia (sottraendo potere
proprio a voi sindaci) e poi danni ambientali
ed economico-finanziari: vi state chiedendo
per quale ragione si raccolgono letteralmente
valanghe di firme proprio nei territori italiani
in cui le privatizzazioni si sono fatte da
tempo?
Voi affermate che la società mista è la preferita
da molti “esperti del settore pubblico”,
noi vi mettiamo di fronte ai primi “esperti”,
cioè i cittadini e i sindaci che le società
miste le hanno già in casa.
Comitato Acqua Pubblica Cremona
 
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