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15 Settembre, 2002
Il Federalismo della Lega, un calesse senza meta. di Luciano Pizzetti
Noi siamo dei convinti assertori del federalismo e delle sue concatenazioni.

Il Federalismo della Lega, un calesse senza meta. di Luciano Pizzetti
Noi siamo dei convinti assertori del federalismo e delle sue concatenazioni.
Roma, 16/06/2010, CAMERA DEI DEPUTATI
INTERVENTO IN AULA SUL COMPLESSO DEGLI EMENDAMENTI AL DECRETO SULL’INDIVIDUAZIONE DELLE FUNZIONI FONDAMENTALI DI PROVINCE E COMUNI, SEMPLIFICAZIONE DELL’ORDINAMENTO REGIONALE E DEGLI ENTI LOCALI, NONCHE’ DELEGA AL GOVERNO IN MATERIA DI TRASFERIMENTO DI FUNZIONI AMMINISTRATIVE, CARTA DELLE AUTONOMIE LOCALI. RIORDINO DI ENTI ED ORGANISMI DECENTRATI
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, il voto contrario alla richiesta di rinvio in Commissione risolve probabilmente un problema della maggioranza. Resta comunque un pesante vulnus per quanto riguarda l’attività e il funzionamento di quest’Assemblea. Anche con questo voto che c’è stato poc’anzi con la maggioranza, che non ha voluto andare fino in fondo rispetto a provvedimenti che pure aveva immaginato, il Parlamento è ridotto ad una navicella, che balla sulle onde increspate della maggioranza. Avete fatto del federalismo una bandiera che, in realtà, stracciate quotidianamente. Quello che è altrettanto grave – mi spiace che non sia presente il Ministro Calderoli, perché è stato un interlocutore importante in questi mesi – è che questo comportamento vi fa risultare inaffidabili come interlocutori. Lo dico tanto per chiarire al collega Ciccanti: non è che noi siamo dei creduloni. Noi siamo dei convinti assertori del federalismo e delle sue concatenazioni. Per cui ci siamo in qualche modo affidati agli impegni che il Governo ha preso, che la maggioranza ha preso e che, in particolare, il Ministro aveva preso. Tale impegni, nonostante le nostre coerenze, vengono costantemente disattesi. Faccio riferimento alla relazione con l’opposizione per quanto riguarda l’avvio dell’attività della Commissione bicamerale e al comportamento, all’atteggiamento, agli impegni che abbiamo assunto in seguito durante i lavori con la Commissione sul tema del cosiddetto federalismo demaniale. Faccio riferimento alla richiesta esplicita perché si giungesse davvero ad individuare le funzioni fondamentali delle autonomie. In realtà non siete interlocutori affidabili neppure per il sistema delle autonomie. Faccio riferimento agli enti locali, rispetto ai quali ogni giorno intervenite con azioni di vero e proprio contrasto. Faccio riferimento alle regioni: le discussioni e le relazioni di questi giorni sono lì a parlare per tutti noi, al di là del «sottopolitico » che si nasconde dietro diverse affermazioni di presidenti di regioni, ma la sostanza è quella: un contrasto alla manovra in nome del federalismo. Non siete interlocutori affidabili per il Parlamento, perché nei lavori di Commissione procedete sino ad un certo punto, poi arriva l’ukase e le cose cambiano. Presidente Giorgetti, noi non contestiamo il buon lavoro e gli intendimenti della Commissione che lei presiede. Quello che ci lascia letteralmente basiti è che si possa giungere sin lì, cioè ad un passo dalla meta e poi riconsiderare il tutto, nel silenzio della maggioranza e nella compiacenza almeno formale del Governo. Quella che voi immaginate come giusta lotta agli sprechi dell’autonomia la state in realtà traducendo nella lotta tout court al sistema delle autonomie. Allora, cosa resta del federalismo? Resta un impianto privo di pilastri. Resta quasi un calesse che viaggia senza meta, e non a caso dico calesse e non altro veicolo. Infatti l’insieme di risorse tagliate al sistema delle autonomie e alle regioni e delle funzioni ristrette – perché non è sufficiente il richiamo alla legge generale, se poi non si chiariscono e non si specificano gli elementi e le funzioni fondamentali – tutto questo rappresenta davvero un colpo, io spero non mortale, ma certo serio al federalismo. Sapete cosa resta del provvedimento in esame, con questo emendamento che la Commissione ha proposto, recependo le indicazioni della Commissione bilancio, nel silenzio compiacente del Governo ? Restano sostanzialmente due cose: il controllo sugli enti locali (per cui il Governo federalista si ritrova ad essere un Governo che in qualche modo ripristina un CoReCo statale) e la legge sul comune di Campione d’Italia. Ecco, questa è l’operazione che noi stiamo votando in questa Assemblea, che contrasta nettamente con tutti i proponimenti che avete espresso. Già vi erano problemi seri. Infatti, voglio ricordare, in una legge che è un insieme di deleghe al Governo: l’articolo 15 (delega di 24 mesi per quanto riguarda gli uffici territoriali); l’articolo 14 (delega di 24 mesi per quanto riguarda la questione delle province, peraltro gestita in modo assolutamente incomprensibile, per non dire bambinesco); l’articolo 13 (delega di 18 mesi sulla Carta delle autonomie); l’articolo 12 (delega di nove mesi, per quanto riguarda l’adeguamento della legislazione regionale); l’articolo 9 (delega di nove mesi per quanto riguarda l’attuazione delle funzioni definite dall’articolo 118 della Costituzione). In altre parole, si tratta di un provvedimento che riempiva di deleghe e rinviava al Governo tutta una serie di aspetti importanti, senza uniformità e per questo criticabile. Ebbene, neanche questo vi è bastato, neanche questa continua delega vi è bastata, questo procrastinare nel tempo: avevate bisogno di ancora di più. Quindi in realtà, con l’atto che ci sottoponete, andate ad azzerare completamente non solo l’intendimento, ma anche il dispositivo, per quanto annacquato fosse. Vorrei chiedere al Ministro Calderoli – che ho conosciuto come una persona con la schiena dritta, come una persona non double face – come possa accettare questa danza indecente sul federalismo, una danza fatta attorno ad un totem, non per invocarlo, ma per esorcizzarlo, perché tale in sostanza è la questione ed il cuore del problema. Non noi, ma la maggioranza, come ha detto giustamente il collega Bressa, ha paura del federalismo e, se ha paura del federalismo, vuol dire che non ce la racconta giusta, nel senso che non ha la coscienza a posto sullo stato dell’economia del Paese e non dice in realtà ciò che pensa e ciò che sa, vale a dire che la situazione è più seria di quella che viene dichiarata e che la manovra in discussione al Senato costituisce solo un antipasto. Questa è la situazione. Prima presiedeva la Camera il Vicepresidente Lupi, un assertore del principio di sussidiarietà. Ma come si fa a sostenere la sussidiarietà e poi votare a favore dell’emendamento che propone la Commissione, che di fatto azzera il processo di costruzione del federalismo ? Il presidente Bruno ha detto: « Questo è un tassello ». No, presidente Bruno: questo non è un tassello, questo è un buco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il buco va riempito con i tasselli, mentre questo provvedimento poteva essere un importante tassello nella costruzione del sistema. Il Ministro ha detto: « Non voglio fare il democristiano ». A parte il fatto che, almeno personalmente, rimpiango la cultura dello Stato della Democrazia Cristiana, visti i tempi che corrono (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), tuttavia, signor Ministro, non è che lei non debba fare il democristiano: lei non deve fare il leguleio e, nella difesa che ha svolto dell’atto che ci viene proposto, lei è stato un leguleio, tra l’altro dimostrando neppure di crederci. Vogliamo prendere – nonostante tutto – ancora per buoni i proponimenti del Ministro. Se sono vere le cose che ha detto, dovrebbe egli stesso suggerire l’approfondimento e una riscrittura di questo testo raccogliendo, almeno, parte degli emendamenti che, come opposizione, abbiamo indicato. Ciò per dare certezze al sistema delle autonomie; le certezze, infatti si danno se si chiariscono le funzioni fondamentali e non se si fa un pot-pourri, perché questo è esattamente un potpourri, peraltro privo delle risorse necessarie. Se egli non avrà, non dico il coraggio – perché questo non si compra al supermercato, o lo si ha, o non lo si ha – ma responsabilità, se vi sarà senso di responsabilità, si potrà scrivere una pagina importante. Ciò perché noi non siamo pentiti, né del Titolo V né del lavoro fatto sul tema del federalismo in conseguenza della modifica del Titolo V della Costituzione. Viceversa, ho la netta impressione che il Ministro, anziché scrivere una buona pagina del federalismo, scriverà un prologo o una sorta di restyling dell’elogio della lentezza. Questa è la situazione. Sul federalismo demaniale avete concesso il meno possibile e noi ci siamo astenuti perché la polpa stava fuori, essa, infatti, sta nella Spa del Ministero della difesa, e non è data né a comuni né a regioni. Dite cose e poi ne praticate altre. La verità – ho l’impressione – è che facciate la voce grossa ma ve la facciate sotto. Questa è l’impressione che abbiamo. In realtà, reclamate e proclamate il federalismo, ma ogni atto che viene fatto – per ben che si dica – si allontanano i tempi della sua attuazione. Le ragioni possono essere nobili o meno nobili ma la sostanza è esattamente questa. L’unica cosa divertente di questa situazione – e concludo – è vedere Formigoni che « bagna il naso » alla Lega: Formigoni federalista e la lega prefettizia. Immaginavamo che questo ci potesse essere risparmiato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto- Alleanza per l’Italia).


 


       



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