15 Settembre, 2002
Green Economy.La lettera cge Marco Pezzoni, a nome di CreaFuturo ha inviato a Formigoni.
Individuare le ragioni di una svolta effettiva a sostegno della strada maestra della green economy
Green Economy.La lettera cge Marco Pezzoni,
a nome di CreaFuturo ha inviato a Formigoni.
Individuare le ragioni di una svolta effettiva
a sostegno della strada maestra della green
economy
Lo scorso venerdì 18 giugno Roberto Formigoni
è a Cremona con Emma Marcegaglia, ospite
dell'Associazione industriali. Se fossimo
una società adulta, democratica e aperta
si aprirebbe un vero confronto sulla gravità
della crisi, sui tagli previsti dalla Manovra,
sulle scelte più efficaci per uscirne. In
particolare sullo stato reale della nostra
economia che deve affrontare una triplice
sfida: quella dello storico "dualismo"
italiano, quello della attuale congiuntura
europea e internazionale con le difficoltà
dell'euro, quella di lungo periodo della
irreversibile globalizzazione con i nuovi
rapporti Nord e Sud del mondo. Temo invece
che il confronto si appiattirà sul corto
respiro, sui posizionamente tattici, su un
sostanziale conformismo: tra imprenditori
che si devono illudere e fingersi grandi
e i detentori di cariche e poteri istituzionali
interessati al gioco dello "scambio
politico" per restare maggioranza. Come
la Cremonese è rimasta in serie C, il nuovo
conformismo ci condannerà a restare periferia,
"anello debole", territorio su
cui imporre disegni concepiti altrove, come
il disegno di costruire nuove centrali nucleari
lungo il Po. Per questo ho scritto questa
lettera aperta al Presidente della Regione
Lombardia, chiedendogli "coerenza"
con gli impegni assunti in campagna elettorale.
Chiedendogli di promuovere con la Regione
Emilia Romagna il "federalismo energetico"
come metodo per costruire un Piano Energetico
Nazionale, senza ricorrere al nucleare.
Il Governo intende definire solo un Piano
nucleare nazionale, senza preoccuparsi del
reale fabbisogno energetico italiano? Una
seria analisi dell' attuale domanda di energia
elettrica dimostrerebbe che il nucleare è
"superfluo"? Che le energie rinnovabili
sono in grado benissimo di sopperire ad un
aumento della domanda di energia che venisse
dalla ripresa del motore industriale ? Ebbene
questo è il confronto responsabile che dovrebbe
avvenire a tutti i livelli .
La lettera seguente tenta, con toni credo
civilissimi, di individuare le ragioni di
una svolta effettiva a sostegno della strada
maestra della green economy. E la Lombardia
dovrebbe essere uno dei motori della nuova
economia. Cari saluti, Marco Pezzoni.
All'attenzione del Presidente della Regione
Lombardia Roberto Formigoni
Illustre Presidente, ci rivolgiamo a lei
in occasione della sua partecipazione a Cremona
all'assemblea dell'Associazione Industriali,
non solo per condividere con lei la giusta
preoccupazione per i tagli previsti nella
manovra finanziaria che penalizza soprattutto
le Regioni per quanto riguarda sostegno alle
imprese e servizi ai cittadini e alle famiglie,
ma anche per esprimerle un sincero apprezzamento
per l'equilibrio che lei ha dimostrato, in
sede di Conferenza delle Regioni, a difesa
delle prerogative istituzionali loro assegnate,
sostenendo che potrebbe essere incostituzionale
privare una funzione delle risorse finanziarie
indispensabili per poterla esercitare.
La crisi economica e sociale che stiamo attraversando
come Paese è seria ed è certamente inserita
in un contesto internazionale che rende le
risposte per affrontarla adeguatamente ancora
più complesse. Ma il neo-centralismo cui
stiamo assistendo in questi ultimi tempi
non fa che ingessare le capacità e le possibilità
di reazione e di dinamismo dei territori,
dei corpi intermedi. Se il gioco si restringe
a pochi potenti ministri, a pochi grossi
gruppi industriali e a poche Banche, il protagonismo
delle forze imprenditoriali e sociali più
diffuse è scoraggiato se non umiliato. Le
democrazie moderne hanno bisogno di poliarchia,
di un sistema diffuso di responsabilità,
di un federalismo "attivo" e non
" passivo".
Carlo Cattaneo, nel suo illuminato pragmatismo,
avvertiva che " per navigare, non c'è
bisogno solo di orientarsi con le stelle,
c'è bisogno anche della forza del vento".
Ecco, a noi pare che per uscire dalla crisi
ci sia bisogno di individuare una direzione,
una meta, ma senza il vento che ci viene
dal consenso sociale, dal coinvolgimento
delle Regioni e delle autonomie locali non
si avanza.
Lo stesso discorso vale per le scelte energetiche
che ha di fronte l'Italia: se si sceglie
di ricorrere al nucleare contro il parere
delle Regioni e di finanziarlo con i flussi
di cassa dell'Enel, supportata dalla Cassa
Depositi e Prestiti e da alcune Banche, non
solo si maschera l'uso di denaro pubblico
ma si impone un "modello discendente"
che non lascia alcuna via di scampo ai Comuni
individuati come siti "idonei"
e si nega alle Regioni il potere concorrente
loro attribuito dall'articolo 117 della Costituzione.
Al contrario la strada della green economy
non solo riscuote un grande consenso sociale
ma anche un consenso politico trasversale.
In particolare l'Unione europea ha affermato
che con l'efficienza energetica potremmo
risparmiare fino al 30% dell'attuale consumo
di energia. Ma, si obietta, noi siamo la
seconda struttura manifatturiera d'Europa
e non vogliamo deprimere le nostre potenzialità
produttive ed esportative. Giustissimo! Ecco
perchè le energie rinnovabili stanno diventando
la strada maestra per gli Stati Uniti, la
Germania, la Spagna. Lo possono diventare
anche da noi ,in Italia, essendo in grado
di produrre energia elettrica; essendo capaci
di sostituire completamente l'apporto che
potrebbe venire da quattro o otto nuove centrali
nucleari, creando dieci volte più posti di
lavoro da oggi al 2020.
Chi sostiene queste indicazioni sta a Milano
ed è l'Istituto di Politica Energetica ed
Ambientale dell'Università Bocconi. In uno
studio recente " Energie rinnovabili,
opportunità per l'industria italiana"
sono prefigurati diversi scenari di investimento
ed occupazione fino a ipotizzare la possibilità
di creare 250 mila nuovi posti di lavoro,
se si concentrano sforzi, intelligenze e
risorse in questa direzione.
Sappiamo che lei è sensibile a questi temi,
visto che pochi giorni fa, il 10 giugno,
le è stato assegnato il premio " Champion"
"per essersi prodigato per lo sviluppo
del settore dei veicoli a basso impatto ambientale
e in particolare per quelli a metano".
In quell'occasione lei ha affermato "s
il nostro impegno è quello di assicurare
la copertura della domanda di energia in
modo sostenibile. Per vincere questa sfida
è necessario l'apporto di tutti a partire
dalle imprese, soggetti capaci di esprimere
un valore aggiunto in termini di industria,
ricerca e innovazione tecnologica".
Possiamo scolpire queste parole nella nostra
memoria? Le può ripetere, per favore, ad
Emma Marcegaglia ?
Sappia che da tempo l'obiettivo da lei affermato
è il nostro impegno, perseguito con fatica
e spirito di servizio da decine di associazioni
del cremonese, del mantovano, del lodigiano
ma anche del piacentino e del parmense, preoccupate
del ritorno del nucleare in Italia e del
rischio che questo avvenga sulle sponde del
Po.
Noi riteniamo giusto indicare già oggi un'alternativa
credibile e praticabile al rischio nucleare:
una strada che sia in grado di assicurare
la copertura del fabbisogno energetico italiano,
anche in futuro e in modo sostenibile.
Migliaia di docenti universitari, di scienziati
e ricercatori hanno sostenuto che siamo alle
porte di una rivoluzione energetica e che
nell'attuale fase di transizione conviene
investire nelle energie rinnovabili e nella
ricerca di nuovi materiali per aumentare
la resa delle nostre tecnologie. Migliaia
di piccole e medie imprese stanno scoprendo
che le " grandi opere" sono affari
per pochi e che anche la loro riqualificazione
produttiva e una più alta competitività passa
per la green economy.
Roberto Longo all'assemblea di APER, che
rappresenta una parte importante di industriali
del fotovoltaico, ha dimostrato che il costo
industriale per produrre 1 MWh in Italia
è di 52 euro e che il costo finale alle imprese
che lo utilizzano è di 192 euro, dovuto ad
accise e all'inefficienza della rete distributiva.
"Dunque- ha sostenuto Roberto Longo-
il nucleare potrebbe al massimo incidere
per il 25% sui 52 euro, ma è tutto il resto
che gonfia a dismisura la tariffa e su cui
si dovrebbe intervenire".
Sarà perchè toglie spazio e ragione al nucleare
che, adesso, il Governo vuole frenare lo
sviluppo del fotovoltaico in Italia, mettendo
un tetto di 700 MW all'anno e riducendo gli
incentivi o, come nel caso dei Certificati
Verdi, svalorizzandoli con l'eliminazione
dell'obbligo d'acquisto da parte del G.S.E.
che finora li garantiva.
E' evidente che tutte le buone intenzioni
del mondo sono destinate all'insuccesso se
l'arbitro vuole falsare la partita. Tutto
il nostro sforzo di elaborazione di questo
ultimo anno non basta se non c'è un soggetto
politico o istituzionale che sostiene con
autorevolezza e credibilità la prospettiva
della " nuova economia, di quelle filiere
produttive compatibili con l'ambiente che
diano un futuro ai giovani" come ha
detto Vasco Errani.
Per questo come CreaFuturo abbiamo elaborato
una Piattaforma ( veda l'allegato) che chiede
alle Regioni, almeno a quelle più dinamiche
e virtuose, in forza dell'articolo 117 della
Costituzione, di farsi carico del federalismo
energetico come metodo per comporre un Piano
Energetico nazionale ( che a oggi non c'è)
senza ricorrere al nucleare.
Visto che tutti i candidati Presidenti alle
recenti elezioni regionali hanno rifiutato
l'insediamento di nuove centrali nucleari
sul loro territorio, perchè non trasformare
questa posizione "difensiva" in
posizione politica propositiva ? Perchè le
Regioni più virtuose non si fanno carico
di una offensiva politica, culturale, istituzionale
a sostegno dell'efficienza energetica e delle
energie rinnovabili, che creano 10 volte
più posti di lavoro del nucleare ? E chi
meglio di lei, on.Roberto Formigoni, presidente
di una Regione che conta 10 milioni di abitanti,
può farsi promotore di questa iniziativa,
chiamando altri presidenti a collaborare
a cominciare da Vasco Errani, nella sua duplice
veste di Presidente della Conferenza delle
Regioni e Presidente dell'Emilia Romagna,
con la quale condividiamo il Po ?
Proprio in questi giorni la Regione Lombardia
ha rilanciato a Barcellona la cooperazione,
ormai ventennale, tra i "Quattro Motori
per l'Europa", tra le quattro regioni
europee più dinamiche e innovative: in questo
quadro di collaborazioni strategiche è significativo
che Baden-Wurttenberg, Lombardia, Rhone-Alpes
e Catalogna considerino centrale la green
economy.
Del resto lei l'aveva già ribadito l'anno
scorso, in occasione della Dichiarazione
di Intenti dei Quattro Motori in vista dell'EXPO
2015, che "l'economia verde è un modo
per contrastare la decadenza economica, rilanciare
l'economia, difendere l'ambiente".
Si tratta dunque di una sfida ambiziosa ma
non isolata, dentro un contesto europeo che
anzi la sollecita. Con la nostra Piattaforma,
che lanciamo con un pò di ingenuità e speranza,
chiediamo a Regioni,Province, Comuni di farsi
carico dell'esigenza di un Piano energetico
nazionale, attraverso il metodo democratico
e partecipato di un federalismo energetico
responsabile e solidale, capace di incentivare
e sostenere le fonti rinnovabili , di assumere
misure di efficienza e risparmio energetico
e di rispondere anche per il futuro alla
domanda nazionale di energia, senza ricorrere
al nucleare che, oltre a non aver risolto
problemi di sicurezza e smaltimento scorie,
è troppo costoso e tirerebbe "la coperta
delle risorse" da una parte sola. Prima
tappa la convocazione della Conferenza delle
Regioni in vista di una Conferenza straordinaria
Stato-Regioni per mettere a punto il "Piano
d'azione per le energie rinnovabili"
che ci sollecita la stessa Unione Europea
entro il 30 giugno di quest'anno.
Ma non tocca a noi individuare le tappe istituzionali
più opportune. Noi abbiamo avuto questa intuizione
che può diventare "mossa" politica
o " strategia" politica o nulla.
Dipende da lei. O meglio, dipende anche da
lei e dagli altri presidenti di Regione:
se vorranno essere interpreti del pluralismo
dei territori e di un federalismo responsabile
e democratico, attento alla coesione sociale,
o invece si posizioneranno come "pedine"
di un gioco diretto da altri, che punta a
spaccare il Paese, creare divisioni attraverso
l'imposizione del nucleare.
La costruzione di un vero Piano energetico
nazionale, condiviso dai territori e basato
sull'efficienza energetica e sulle fonti
rinnovabili che vadano a sommarsi alle fonti
convenzionali dell'idroelettrico e delle
centrali a ciclo combinato, richiederebbe
in Italia una "regia federale e unitaria"
che non può non avere le Regioni come co-decisori.
Con l'augurio che la buona politica scelga
alla fine ciò che unisce e ricordando che
in una comunità e in una democrazia il bene
comune lo si decide insieme, la invitiamo
a tener conto nella sua azione anche delle
nostre proposte e delle nostre speranze.
Marco Pezzoni, del coordinamento di CreaFuturo.
 
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