15 Settembre, 2002
IL SILENZIO D'ORDINANZA, ONORE AI CADUTI di Giorgino Carnevali
30 SECONDI PER RIFLETTERE SUI DUE MILITARI UCCISI IN AFGHANISTAN".
IL SILENZIO D'ORDINANZA, ONORE AI CADUTI
di Giorgino Carnevali
30 SECONDI PER RIFLETTERE SUI DUE MILITARI
UCCISI IN AFGHANISTAN".
Direttore, li “tenete” 30 secondi per riflettere
sul significato dell’uccisione di quei due
nostri militari in terra d’Afghanistan? Un
silenzio irreale durante l’arrivo all’aeroporto
di Ciampino dei due militari barbaramente
uccisi in un attentato dinamitardo. Un brivido,
un gelo alla schiena, un nodo alla gola…strozzato
da un singhiozzo allorquando è suonato (e
risuonato) il Silenzio d’Ordinanza. A me
“mi” ha fatto quell’effetto! Tre squilli
dell’attenti, la tromba che vibra le strazianti
note del Silenzio, il riposo a voce, il trombettista
che dà il riposo ai labari. Mauro Gigli e
Pierdavide De Cillis hanno ricevuto gli onori
militari dalle più alte cariche dello Stato,
Giorgio Napolitano, Renato Schifani, Gianfranco
Fini. E Marco, 7 anni, figlio del maresciallo
Gigli, scoppia in un pianto disperato, rifugiandosi….in
braccio al fratello maggiore Gianmauro di
19 anni. Poi le grida di dolore della madre
del caporal maggiore De Cillis, che ha più
volte “urlato” il nome del figlio morto. Scene strazianti, l’incredulità dei familiari
delle vittime (la moglie di uno di loro in
è “dolce attesa”!). Or dunque, direttore,
“piacciami” significare due interventi “consumati”
durante la cerimonia funebre. Il celebrante,
monsignor Pelvi: “Bisogna trovare una ragione
a questo dolore straziante e indicibile”.
Marco, il figlio di Mauro Gigli, ha ricordato
così il suo papà: “ Il corpo di mio papà
non è qui, ma la sua anima è in cielo”. E’ stata una giornata fatta di sole lacrime.
Ed allora sollecito a me stesso una domanda:
“E’ giusto, ha ancora senso che i nostri
militari restino in quelle terre lontane?”.
La risposta, garbata, me l’ha fornita il
celebrante, monsignor Pelvi: “Non è bene
seguire tendenze emotive che potrebbero essere
originate esclusivamente da egoismo e disimpegno.
Il nostro impegno è fatto di professionalità
e di umanità e si richiama a quella collaborazione
tra i popoli, unica via per offrire un futuro
all’umanità. Questi momenti di sofferenza
ci aiutino a riconoscerci tutti, orgogliosamente,
un poco più ITALIANI. Amiamo il nostro paese,
considerandolo un bene comune, un tesoro
che è nel cuore di tutti noi e che tutti
vogliamo far crescere con il sacrificio della
vita, come testimoniano i nostri militari”.
Direttore, non vi pare codesto un messaggio,
più che altro il classico “bottone” principalmente
rivolto alla politica e alle divisioni che
l’attraversano? “Epperò” io, direttore, su
quelle profonde e significative parole: “…..il
nostro paese, un tesoro che vogliamo far
crescere col sacrificio della vita!”. Beh,
io, su quelle parole, ci sto “macinando su”…ancora
e non poco!
Giorgino Carnevali
 
|