15 Settembre, 2002
IL MIO SILVIO, BUONO ED ALTRUISTA... di Giorgino Carnevali
E io che mi credevo…! Toh, invece era solo un povero fanciulletto dei miei ricordi).
“IL MIO SILVIO, BUONO ED ALTRUISTA, VI GIURO
CHE MERITA IL PARADISO”. ( di Giorgino Carnevali)
(E io che mi credevo…! Toh, invece era solo
un povero fanciulletto dei miei ricordi).
Haimè, quanto è difficile riuscire a ricostruire
certe coscienze! Ci provo. Pagina 16 del
mio libro di lettura di terza elementare. Tra i tanti racconti (“chissàmaiperchè”)
la maestra ci leggeva spesso un racconto
dal titolo: “Una bravo bambino”. Quando la
maestra iniziava a leggere nella scolaresca
non volava “neanche una mosca”. Così il racconto
iniziava.
“Pioveva, pioveva a dirotto e Giosuè, un
bel ragazzetto sui sette otto anni, era andato
all’asilo a prendere il fratellino, un certo
cosino minuscolo di soli tre anni appena,
che camminava con disinvoltura quantunque
avesse i piedini “nuotanti” in un paio di
zoccoli troppo grandi per lui. Per mano un
cestino che immancabilmente trascinava svogliato
sui ciotoli di strada. Da quel cestino di
vimini faceva capolino una bella fetta di pane bianco.
Giosuè appena ebbe scorto il fratellino confuso
là in quell’arruffo di teste, di gambucce
irrequiete, di braccia smoventesi in tutti
i lati, era andato a scovarlo, a trascinarlo
fuori e, appena uscito sulla via, senza dir
parola, s’era levato il suo cappelluccio
e l’aveva deposto sulla testa del piccolo
fratellino.
“Oh!…” esclamò il piccino, vedendosi scendere
sugli occhi l’inaspettato riparo, facendo
l’atto di liberarsene.
“Tienilo, Carluccio, tienilo, non vedi come
piove!”
“Ma…e tu? Ti bagni allora!”
“Oh, io sono grande” rispose Giosuè con tutta
serietà “Io sono grande!”.
Fine del racconto. A questo punto la maestra
si prendeva una lunga pausa ed in silenzio
ci osservava, uno alla volta, per carpire
le nostre reazioni. Che erano sempre le medesime,
ovviamente. Ma lei ci provava, ugualmente,
sempre. Così che, zitti, zitti, muti come
pesci, con gli occhi sbarrati nel vuoto,
attendevamo il solito cenno dalla maestra
per riprendere il respiro. “Oh si, sei grande
davvero, fanciulletto gentile” riprendeva,
compiaciuta come non mai, la maestra all’indirizzo
di Giosuè, “senza darti alcuna importanza
tu compi un atto generoso: proteggi e difendi
il debole, dimentichi te stesso per gli altri.
Sei nobile e buono nel tuo gesto. Io sono
certa della tua riuscita e saranno fortunati
coloro che ti ameranno e vivranno con te!”.
Ueilà, direttore Giancarlo, come la mettiamo
con quel…”senza darti alcuna importanza proteggi
e difendi il debole e dimentichi te stesso
per gli altri?”. Va la, va la, lo so che,
in fondo in fondo, anche voi state pensando
quello che sto pensando anch’io! “Eccioè”:
quel Silvio, detto “il Cavaliere” per via
di quell’onoreficenza di Cavaliere del Lavoro,
che di mestiere faceva l’imprenditore edile,
uno dei più ricchi uomini d’Europa, beh?
Lo vedete voi il premier, con un innato slancio
di altruismo, dispensare metaforici “cappellucci”,
così che tutti subitamente lo possano circondare
di applausi, elargire complimenti su complimenti,
infine amarlo e (politicamente) vivere con
lui nei secoli eterni? E così facendo riuscirebbe
persino a raggruppare stuoli di “cortigiani”
e di folle osannanti che lo seguono, che
sono pronti a giurare che lui è bello, è
alto, è invincibile, è munifico? Maa…”Il
mio Silvio è buono, altruista, ve lo giuro
che merita il Paradiso!” Caro Silvio, ricorda
che: “Se vuoi essere perfetto, và, prendi
ciò che possiedi e dallo ai poveri, e avrai
un tesoro in cielo…..In verità vi dico che
difficilmente un ricco entrerà nel Regno
dei Cieli. E’ più facile che un cammello
entri nella cruna di un ago che un ricco
nel Regno dei Cieli”. (Mt 19,16-24).
Con un deferente saluto, direttore, pax et
bonum.
giorgino carnevali
 
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