15 Settembre, 2002
La legge peggiore del mondo di Maurizio Mori
Mi auguro che l’ondata di indignazione suscitata dall’approvazione dei primi articoli del progetto di legge sulla cosiddetta “procreazione medicalmente assistita”porti all’approvazione in extremis di un qualche emendamento “tampone” che eviti .......
La legge peggiore del mondo.
Mi auguro che l’ondata di indignazione suscitata
dall’approvazione dei primi articoli del
progetto di legge sulla cosiddetta “procreazione
medicalmente assistita” porti all’approvazione
in extremis di un qualche emendamento “tampone”
che eviti alla normativa di diventare legge
dello Stato. Non mi dilungo sui numerosi
e gravi difetti della proposta di legge,
che sono già stati sottolineati più volte
su questo giornale: se fosse approvata sarebbe
la peggiore legge in questo ambito.
Altro che dire che è meglio questa legge
che l’attuale “Far West”: chi non ha pregiudizi
ideologici non può negare che – a prescindere
da alcune eccezioni, anche gravi, ma isolate
e sporadiche – gli operatori si sono comportati
nel complesso bene. Ad esempio ci sono almeno
circa 50.000 persone nate grazie alla donazione
di gameti (la cosiddetta “fecondazione eterologa”),
e molti di questi sono ormai adulti. Abbiamo
avuto solo 3 casi di richiesta di disconoscimento,
anche se la normativa era incerta e inizialmente
i tribunali erano favorevoli a tale pratica.
Le coppie sono state unite e non si è verificata
la paventata disgregazione delle famiglie.
Ancora, migliaia delle persone nate grazie
alla tecnica sono ormai maggiorenni e sono
sane e psicologicamente equilibrate. Di fronte
a questi fatti, solo chi ha pregiudizi ideologici
o religiosi può continuare a sostenere che
la donazione di gameti è contro il benessere
delle persone che nasceranno.
La legge sarebbe una sconfitta per tutti,
provocando solo devastazione sociale. Sarebbe
una sconfitta per i cattolici, che per tutelare
il “valore embrione” rinunciano al principale
valore “dignità della procreazione”, garantito
dal rispetto del “principio d’inscindibilità”
tra vita affettiva e vita sessuale. Quest’ultimo
è il vero punto archimedeo della morale cattolica:
abbandonato quello anche il “valore embrione”
verrà travolto. Quella in esame resta pur
sempre la “legge cattolica” perché voluta
dai cattolici stessi, i quali in questo momento
puntano tutto sul “valore embrione”, sperando
in questo modo di risalire la china e ristabilire
l’ordine in ambito riproduttivo e familiare.
Non credo riusciranno nell’intento, ma già
il modo di difendere il “valore embrione”
è incomprensibile. Sono costretti a far credere
alla gente che gli embrioni congelati sono
persone, come dei piccoli bambini in miniatura
che, come la piccola Fiammiferaia, soffrono
il freddo nell’azoto liquido. Dire o far
credere questo è ridicolo. Ma quest’immagine
ricorre nei discorsi di molti cattolici.
In realtà, anche i cattolici devono riconoscere
che l’embrione nelle prime fasi non è persona.
Neanche il magistero ecclesiastico lo afferma,
e quindi tutte le analogie con le “stragi
in provetta” sono fuorvianti. Francesco D’Agostino,
presidente del Comitato Nazionale per la
Bioetica, nel dibattito a Porta a porta,
ha riconosciuto che non sappiamo se l’embrione
sia o no persona, ed ha invocato l’argomento
antiprobabilista: “perché, in caso di dubbio,
perché non stare sul sicuro e tutelare l’embrione
come se fosse una persona?”.
Rispondo subito. Primo perché l’analisi razionale
sta contro l’idea che alla fecondazione già
ci sia una persona (come sosteneva non solo
Tommaso d’Aquino ma anche Jacques Maritain
pochi anni or sono). Secondo, perché la risposta
alle situazioni di dubbio va data in base
all’analisi costi/benefici. Ogni volta che
usciamo di casa, c’è la situazione di dubbio
circa la possibilità di avere un incidente,
e di fatto prestiamo attenzione per evitare
il danno. Ma le cautele non sono assolute,
perché altrimenti non usciremmo più di casa
e saremmo alla paralisi.
Nel caso del dubbio circa l’embrione, le
cautele dovrebbero essere anche minori, perché
il dubbio verte non solo sulla tutela circa
un persona, ma se si ha a che fare con una
persona. In ogni caso non saranno assolute,
perché altrimenti saremmo condannati alla
paralisi. Di fatto questo è il risultato
imposto dal disegno di legge che impone costi
altissimi per la salute riproduttiva delle
donne e blocca la ricerca scientifica. Ecco
perché l’argomento di D’Agostino non vale
e la tutela dell’embrione prevista in questa
legge è assurda e irrazionale.
Se la legge fosse approvata, sarebbe una
sconfitta anche per i laici. Tralascio le
ragioni di carattere teorico, perché mi sembrano
fin troppo evidenti. Ne ricordo una di carattere
politico, che dovrebbe fare riflettere i
senatori della Margherita. Il loro voto a
favore della legge sarebbe forse stato comprensibile
nel caso di una legge di iniziativa parlamentare,
ma il parere negativo ai vari emendamenti
presentati dato dal sottosegretario alla
salute, Cesare Cursi, in rappresentanza del
governo, ha trasformato la natura della proposta
di legge. Approvando il disegno di legge
così com’è i senatori che siedono all’opposizione
fanno un regalo al governo (altro che voto
di coscienza!).
Ultima osservazione: a prescindere da come
si concluderà la vicenda sulla fecondazione
assistita, credo che l’esperienza fatta debba
fare riflettere la sinistra sulla necessità
di una posizione di programma sui temi bioetici.
Carlo Flamigni ha già richiamato l’attenzione
su questo punto e sono convinto che abbia
ragione. La rivoluzione biomedica in corso
cambierà gli assetti sociali e i nostri stili
di vita: non si può pensare che un programma
di governo lasci alla “libertà di coscienza”
dei parlamentari scelte così delicate e incisive
sulla vita dei cittadini. L’etica e la bioetica
non riguardano solo scelte private, ma hanno
una dimensione pubblica: è per questo che
non si può preparare un programma politico
senza avere indicazioni al riguardo. Ma su
questo si dovrà tornare in altra occasione.
Maurizio Mori
* ringraziamo Maurizio Mori per l'articolo.
* Maurizio Mori è' coordinatore della sezione
Bioetica del Centro studi Politeia di Milano,
socio fondatore e segretario della Consulta
di Bioetica di Milano e fondatore e direttore
della rivista "Bioetica". Membro
del direttivo della International association
of bioethics, insegna Bioetica all'Università
di Torino. Risiede a Cremona
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