15 Settembre, 2002 CNA Cremona: le aziende sono al collasso per i ritardati pagamenti Pagamenti lunghi sia dal pubblico che dal privato rischiano di far morire le aziende per “crediti non riscossi”.
CNA Cremona: le aziende sono al collasso
per i ritardati pagamenti
Pagamenti lunghi sia dal pubblico che dal
privato rischiano di far morire le aziende
per “crediti non riscossi”.
In questo momento negativo di crisi economica,
la difficoltà delle imprese a riscuotere
i pagamenti, assume ancor più un aspetto
rilevante nella lotta continua che queste
attuano ogni giorno per poter rimanere sul
mercato. Infatti, il “ritardato incasso”
sarebbe già un elemento di criticità in condizioni
normali, ma in scenari come quelli che viviamo
oggi, assume una valenza doppia: da una parte
la difficoltà di trovare commesse, dall’altra
quelle che si fanno allungano i tempi di
pagamento.
L’indagine nazionale effettuata della CNA
mostra che nel primo trimestre 2010 le imprese
lamentano un allungamento dei tempi di riscossione
dei credito commerciali. Rimangono infatti
inalterati i 186 giorni di attesa (con punte
anche di 900 giorni) che sono ben lontani
dai 67 della media Europea. Ritardi che costano
al sistema produttivo italiano e alle imprese
del nostro Paese. Allora che fare? «Portare
in giudizio il proprio cliente – afferma
Giuseppe Ghisani, presidente della CNA di
Cremona – non conviene, non solo perché vorrebbe
dire chiudere ogni rapporto, ma anche perché
sposterebbe la risoluzione del conflitto
in piano giudiziario. Un processo molto costoso
oltre che lento, al punto che l’impresa di
solito rinuncia in partenza ad adire alla
vie legali. Per questo è necessario attuare
una procedura accelerata che tuteli le imprese
che devono riscuotere il credito».
Come CNA siamo in attesa dell’approvazione
della direttiva Ue che impone di pagare entro
un massimo di 60 giorni, ma i tempi di elaborazione
non si preannunciano brevi. Come non si preannunciano
brevi i tempi per cui il Governo acceleri
lo sblocco dei debiti pregressi delle Pubbliche
Amministrazioni verso le imprese. L’obbligo
del rispetto del patto di stabilità da parte
delle amministrazioni pubbliche provoca un
allungamento notevole dei tempi di pagamento,
avendo come effetto quello di mettere all’angolo
le imprese. Imprese che basano la loro attività
anche nella riscossione in tempi ragionevoli
del lavoro svolto. Oggi non è assolutamente
possibile parlare di tempi ragionevoli e
se lo scenario sul fronte pubblico è assai
preoccupante, non lo è da meno la situazione
sul fronte privato. «La crisi non ha fatto
sconti a nessuno - sottolinea Ghisani – e
ha allungato le abitudini di pagamento anche
tra privati, penalizzando così le imprese
più piccole. Quindi da una parte troviamo
il rallentamento dell’attività e dall’altra
le difficoltà ad incassare i crediti, due
aspetti che diventano due cause fondamentali
dell’aggravarsi del fenomeno che possono
mettere a repentaglio l’esistenza stessa
delle imprese che rischiano così di ‘morire’
di crediti».
E in questo scenario il rapporto banca-impresa
diviene difficile. «I ritardi nei pagamenti
- conclude Ghisani –oltre ad esse un costo
in più, generano da parte degli istituti
di credito una richiesta di rientro che può
mettere in crisi le aziende. La difficoltà
ad incassare i crediti accentua la dipendenza
dalla banca e riduce la capacità di realizzare
gli investimenti programmati per agganciare
la ripresa economica».