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15 Settembre, 2002
La memoria incisa nelle pietre
8 settembre – la città ricorda

Ora che la nostra attenzione è catturata da notizie di orrori inenarrabili provenienti da ogni angolo della terra sconquassata dalla guerra, la collocazione di una lapide in memoria - e in onore - del tenente Francesco Vitali il quale il 9 settembre 1943 trovò la morte nella difesa della città contro l’occupante esercito tedesco, rischia di non avere molta presa nell’opinione pubblica e restare un rituale per chi è direttamente coinvolto nell’avvenimento. Non sarebbe giusto, però.

Una città conserva la propria memoria in molti modi. Per Italo Calvino “la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre…” A volte gli abitanti delle città decidono di fissare, incidere e murare - a mo’ di promemoria perenne - tracce di storia, figure, date, luoghi. E siccome la decisione è frutto di scelte, finiscono di raccontare ai posteri qualcosa anche su se stessi.

Seduta della Giunta Municipale, 24 maggio 2004. Si delibera per dare nome a nuove vie: in questo modo la città ricorda un pittore, un imprenditore, due vescovi, un architetto, un fotografo, un insegnante… e i soldati caduti a Nassiriya. Si delibera il nulla osta - “sempre a cura e spese dei promotori dell'iniziativa” e previa le necessarie autorizzazioni - per la collocazione di una targa commemorativa del soggiorno a Cremona di Pier Paolo Pasolini, di una lapide o targa sulla casa di Danilo Montaldi, di un medaglione commemorativo di Mons. Guido Astori, di una lapide con la seguente scritta: "In questo immobile trovarono primo ricovero e fraterna accoglienza dal 1945 al 1947 gli esuli istriani, fiumani e dalmati che avevano abbandonato le loro terre occupate dallo straniero per rimanere liberi ed italiani". Già. Nelle lapidi gli abitanti delle città fissano i propri valori.

Nella stessa seduta della Giunta fu dato il nulla osta per la collocazione di una lapide che ricordasse il sacrificio di un ufficiale dell’esercito, Francesco Vitali. E così al giovane tenente sarà reso onore. E giustizia sarà resa ad un “attaccamento alla Patria” - come recita il comunicato ufficiale - che per Patria intende una comunità di uomini e di donne, non una bandiera. Dieci militari della Caserma Manfredini non fuggono - seguendo eccellenti esempi - come buona parte dell’esercito. Il tenente Vitali viene colpito da una raffica di mitra: gli altri nove, invece di mettersi al sicuro, portano al riparo il corpo del tenente e così vengono catturati. La lapide ci farà “promemoria” di chi è morto eroicamente. Sono affidati alla nostra capacità di ricordare quelli che hanno vissuto - che vivono - eroicamente.

Mi torna alla memoria una lettera che avevo quasi casualmente scorto, alcuni mesi fa, sulla pagina “Lettere al direttore” de La Provincia. Veniva riportata solo la sigla del mittente - volendo non sarebbe stato difficile scoprirne l’identità ma a che pro? - il quale, a proposito dei prigionieri iracheni torturati, ha evocato la storia e la figura di suo padre. Un padre “borghese”, ufficiale dell’esercito, fedele al Re, “disobbediente” e imprigionato dai tedeschi. Gli venivano somministrati gli antibiotici necessari per curarlo, ma con le fiale rotte gli venivano massacrate le braccia, sempre con lo stesso laconico commento: “Badoglio”. E mi torna alla memoria la storia di un altro cremonese, Fiorino Soldi, partigiano non comunista, al quale un tedesco, soldato semplice, risparmiò la vita, disobbedendo all’ordine di fucilazione.

In questi tempi di bieco revisionismo una “revisione” - se vogliamo chiamare così una riflessione seria e serena - dovrebbe essere ammessa: quella del valore che attribuiamo alle “scelte politiche”, alle “scelte ideologiche”, alle “scelte etiche”. No, non si rischia di confondere “buoni” e “cattivi”, proprio no.

Le vittime delle guerre sono tante; tutti quelli che le hanno vissute, tutti i morti e tutti i sopravvissuti. Le guerre sono incise - a ricordo dei figli - nelle cicatrici dei padri.

M.T.

 


       Commento La lapide



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