Meditando sulla Costituzione Italiana, trasmettiamo due riflessioni che
richiedono mobilitazione, se non altro delle coscienze e della diffusione di una
più vasta informazione.
La Costituzione anticostituzionale
Continua inesorabile la marcia delle destre all’assalto della Costituzione
della Repubblica Italiana.
Ultimamente è stato sferrato un attacco pesante al Quirinale: l’unità
nazionale frutto delle aspirazione risorgimentali e delle lotte della resistenza
verrebbe distrutta a favore di una fantomatica unità fedederale che non è e
non rappresenta lo spirito di questo Paese.
Si sta costruendo una nuova costituzione anticostituzionale, si stanno
eliminando tutti i sistemi di freni e contrappesi che, come dice il
costituzionalista Giovanni Sartori, sono la base e l’anima di ogni
costituzione.
Il cosiddetto premierato forte, insieme allo svuotamento delle funzioni del
Senato, sono già stati praticamente votati. Questa forma di democrazia
rappresentativa che emergerebbe da questo mostro giuridico è frutto di una
deriva plebiscitaria populista che nasce esclusivamente da interessi e accordi
politici di parte e da una visione antisolidale che caratterizza l’attuale
maggioranza.
Con grande determinazione bisogna reagire.
Communitas 2002 invita tutti i soci a mobilitarsi e tutti i movimenti e
le associazioni a coordinarsi con coloro che hanno a cuore la difesa della
Costituzione. Occorre un forte lavoro sinergico per preparare l’opinione
pubblica alla necessità di un referendum che porti all’abrogazione di
questo mostro giuridico.
È opportuno creare collegamenti fra tutti i soggetti interessati a portare
avanti questa battaglia.
Communitas 2002 si dichiara finora disponibile.
***
Riceviamo e, autorizzati, trasmettiamo
I migranti, la Costituzione e la "civiltà del diritto"
Le cronache di questi giorni ci consegnano la negazione, sempre più nitida,
della nostra "civiltà del diritto", di quell'insieme di princìpi e
di regole su cui si è fondata la promessa di libertà delle democrazie
costituzionali.
Rinchiudere coattivamente persone in /centri/ variamente denominati in assenza
di qualsiasi intervento di un giudice è vietato dalla nostra Costituzione. E la
situazione non cambia se i /centri/ sono dislocati fuori dei confini nazionali.
Quel "rinchiudere" potrà essere chiamato in modi diversi, ma gli
eufemismi più sofisticati non ne cambiano la natura: resta una limitazione
della libertà personale, che può essere legittimamente disposta solo sulla
base di una legge e con l'intervento di un giudice nell'ambito di un giusto
processo.
Aprire le porte a chi, nel proprio paese, è perseguitato è un dovere
per gli ordinamenti democratici: lo impongono le norme nazionali, come l'art. 10
della nostra Costituzione, ma anche le fonti internazionali su cui si fonda la
promessa dell'universalismo dei diritti inviolabili della persona.
Le libertà e le garanzie fondamentali devono valere per qualsiasi
persona, indipendentemente dal luogo di nascita. Se ciò non accade, esse si
trasformano in privilegi che perpetuano forme di razzismo neo-coloniale, non
scalfito dall'emozione, di tanto in tanto, per l'ultimo naufragio.
Le storie e il destino dei migranti sono il banco di prova per l'idea di
"sacralità" e di primato della persona, affermata dalla Costituzione
repubblicana. Per questo l'immigrazione è la vera questione delle democrazie
contemporanee.
Ottobre 2004
Magistratura Democratica