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15 Settembre, 2002
Presentato "Il Villaggio" - del cremonese Gino Bonomi
Presenti Gian Carlo Corada, il figlio Pietro Bonomi e Riccardo Sozio, esperto di Futurismo

Si è tenuta nel tardo pomeriggi di oggi, nella Sala Consiglio della Provincia di Cremona, la presentazione del libro "Il Villaggio" del cremonese Gino Bonomi. Sono intervenuti il Presidente della Provincia Gian Carlo Corada, il figlio dell'autore, Pietro Bonomi e l'esperto di Futurismo, Riccardo Sozio
Pubblichiamo di seguito il testo del saluto di Gian Carlo Corada.
Porto con vivo piacere il mio saluto personale e quello della nostra Amministrazione alla presentazione del libro "Il Villaggio". Con la pubblicazione di quest'opera di Gino Bonomi, abbiamo infatti l'onore di aver contribuito a colmare un vuoto di conoscenza relativamente ad un autore di grande interesse non sufficientemente ricordato, un concittadino della nostra provincia, per 42 anni segretario comunale nei Comuni di Genivolta e a Casalmorano, oltre che scrittore, giornalista, poeta e figura di spicco del movimento "futurista".
Quest'ultima connotazione lo rende particolarmente interessante. Dopo l'adesione al manifesto futurista, diventa amico di Marinetti che lo elogia ed incoraggia nell'impresa letteraria: "Il suo spirito è sfrenato - scrive il leader del Futurismo -. Non corregge, non rilegge. Ciò che dalla sua penna esce sovrabbondante e diluito non è riducibile né intensificabile”.
Di fatto Bonomi è uno scrittore alacre e fecondo, ha scritto tantissime opere, molte edite, molte inedite. Il Villaggio, documento di vita e d'ambiente della Padania, vede solo oggi la luce, dando avvio ad un'azione di riscoperta che speriamo possa confermarsi ed arricchirsi negli anni a venire.
L'opera ci riporta agli anni 20: anni fertilissimi al punto di vista letterario, perché delineano la nascita di nuovi stili e l'assorbimento di nuove ispirazioni, si sente forte lo stimolo alla sperimentazione, spingono i modernismi, nei contenuti, sull'urgenza della psicanalisi e degli avanguardismi, nelle forme, sempre più paradossalmente libere, estetiche, simboliche.
Sono anni di sfide. L'Italia si lacera in un dibattito, non privo di intemperanze e di sfumature politiche, tra spinta alla modernità e ossequio alla tradizione. Lo spirito nostalgico, il culto dello "Strapaese", spesso posto a fondamento del mito mussoliniano, coabita con la voglia di rompere le regole.
Nelle espressioni più pure, quelle più vicine al desiderio primigenio di fare letteratura e di comunicare, si stempera l'ammiccamento politico al Fascismo, affermandosi la naturale, umana voglia di comprendere e inserirsi nel proprio tempo: in questo contesto collocherei Gino Bonomi.
Parliamo di un talento libero, che ha assorbito la lezione Marinettiana, ma che non è neppure troppo distante da Carducci, Gozzano, Corazzini, Palazzeschi: un autore schivo, che amava scrivere per il piacere di scrivere; un autore non abbastanza ricordato, sebbene apprezzato dai contemporanei.
"Il Villaggio" si colloca così nel solco di una riscoperta: recuperiamo la memoria legata ad un autore ancora intellettualmente vivo e con lui la chiave di lettura del suo tempo e di uno spaccato della nostra storia rurale.
Il testo proietta infatti un'immagine realistica, seppure leggermente "ritoccata", abbellita, un poco nostalgica e manierata, del villaggio padano dei primi anni del '900: un luogo sostanzialmente "perbene", anche civettuolo, dove si respira il senso della normalità e anche i vizi sono trattati con bonomia.
Il villaggio è il luogo dell'incontro, della poesia, della noia, di un tempo che passa inesorabilmente uguale, dalla culla alla tomba, dalla piazza d'estate alla stalla d'inverno, dove i giorni importanti sono quelli dei Morti, di Santa Lucia e della Settimana Santa. Il luogo dominato dal Sindaco e dal Prete, dal Medico condotto e dal Veterinario, dal seppellitore e dal campanaro. E' il groviglio di catapecchie sotto un campanile: più alto è meglio è. E' un manipolo di "caterine" che spettegola. E' l'osteria densa di fumo. E' la crudezza del vivere, sulla coincidenza senza scampo di casa e lavoro, con un destino già segnato ancora prima di venire al mondo.
Il realismo che anima il testo è tutto padano: ruvido e posato ad un tempo. Cinico quando serve, pungente quanto basta, misogino se necessario, non senza una vena di ironia: quella schietta, che a volte ferisce, dei proverbi.
Ci sono cose che solo la gente di pianura sa e comprende. Il villaggio è l'icona di un comune sentire: è il terreno condiviso di tante esperienze, in esso ci identifichiamo, lo esaltiamo, quando è espressione di solidarietà e comunione, e lo detestiamo, quando è espressione di un limite. In breve, un luogo che non è paradiso, non è inferno, ma un vivibile purgatorio, votato al culto della dignità, della concretezza, della misura.
Non ci sono esaltazioni possibili, le passioni sono sempre controllate, non esiste velocità, tutto viaggia piano, senza brividi.
Anche dal punto di vista stilistico il testo non tradisce le attese: il talento narrativo di Bonomi è davvero apprezzabile, non c'è infatti sensazione che la narrazione non renda, prima nella scrittura e poi nel significato. Un succedersi voluto e ordinato di avverbi, grevi, e di aggettivi, accuratissimi, rende la lentezza di un luogo sospeso, quasi senza tempo, un luogo afoso e nebbioso, un luogo tranquillo e ammodo. Il ritmo descrittivo crea l'effetto di una musica d'atmosfera, quella che s'addice per chiarire una scena importante, fare da supporto, creare ambiente. Non è un concerto di fiati. Se mi è concesso il paragone, è un jazz carico di nostalgia.
In queste poche annotazioni personali è contenuto il mio invito a rivalutare un autore interessante che merita una riscoperta, nell'attesa che altri testi, ancora inediti, possano venire alla luce. Questa è la prima opera che viene pubblicata, dopo una fase di oblio. Per questo va ringraziato soprattutto l'impegno del figlio di Gino Bonomi, il signor Pietro, per la straordinaria passione con cui ha seguito, dopo il ritrovamento del manoscritto, l'iniziativa di pubblicare l'opera, nonché la casa editrice Cremonabooks per la cura e la piacevolezza, anche grafica, nel lavoro.
 


       



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