15 Settembre, 2002
Lettera di Nando dalla Chiesa a Furio Colombo
Caro Direttore, ho preso atto di essere stato citato con te in una causa civile dall'onorevole Cesare Previti
LETTERA DI NANDO DALLA CHIESA A FURIO COLOMBO, DIRETTORE DELL'UNITA'
Caro Direttore, ho preso atto di essere stato citato con te in una causa civile dall'onorevole Cesare Previti. Ho preso atto che egli si è molto doluto per l'articolo da me scritto per l'"Unità" del 5 novembre scorso, con il quale criticavo il giudizio del presidente del Senato Marcello Pera sullo scandalo dei pianisti, scoppiato, come ricorderai, in contemporanea con le ultime votazioni della legge Cirami. Sostenevo nell'articolo che il parlamento, ben più che avere evidenziato nell'occasione un "foruncolo", avesse manifestato la malattia del "previtismo", la quale mina il rapporto di questa maggioranza con la giustizia e con la stessa correttezza dei comportamenti istituzionali. E che è questa malattia, per le forzature intollerabili di tempi e priorità a cui sottopone le Camere, a indurre i membri della maggioranza a esibire i loro repertori peggiori: l'obbedienza cieca, il leguleismo asfittico, la mancanza di rispetto per i diritti altrui, la disinvoltura truffaldina nel voto. Due miliardi di vecchie lire, ci chiede all'incirca Cesare Previti per avere io scritto e tu ospitato questa lecita e politicissima opinione, confortata davanti al mondo da quanto è accaduto nell'ultimo anno e mezzo di vita parlamentare e che tutta la stampa libera ha dettagliatamente raccontato e analizzato.
Personalmente pensavo, come parlamentare di questa Repubblica, di essere già stato abbastanza umiliato nella mia dignità dalle leggi ad personam che l'on. Previti e il capo del governo ci hanno costretto a discutere e votare in tempi e modi incompatibili con il decoro e i doveri primari di un libero parlamento. Ora noto che egli, non contento di dare ordini - come da mille fonti sappiamo - alle istituzioni in cui operano gli eletti del popolo, pretende anche che nessuno eserciti la propria critica di fronte a tanto scempio. Vuole cambiarsi i magistrati e vuole zittire i parlamentari, anche nelle opinioni che essi esprimono specificamente sulla natura e sull'esercizio della loro funzione. E' vero che dispongo, a norma di Costituzione, di una immunità parlamentare. Ma, come ben sai, questa viene concessa dall'aula a maggioranza e non è mai un diritto riconosciuto. Il suo riconoscimento è cioè frutto di una decisione politica. E io ho visto appena l'altra sera un parlamentare dell'opposizione (di Rifondazione) escluso con votazione a maggioranza dal Senato a vantaggio di un (nuovo) esponente della Casa delle libertà; l'ho visto dichiarare "ineleggibile", sappi, sulla base non di una nuova conta dei voti, ma di un'analisi probabilistica su un campione di voti, peraltro non statisticamente rappresentativo.
Tutto avviene insomma per decisione di una maggioranza obbediente. Perciò considero questa citazione per quello che nei fatti è: una intimidazione bella e buona verso un parlamentare dell'opposizione. Il quale ha espresso un giudizio infinitamente più politico e corretto (nella forma intendo) delle mille esternazioni insultanti e diffamatorie che lo schieramento dell'onorevole Previti ritiene ogni anno di coprire con la speciale "insindacabilità" spettante ai parlamentari.
Ma non mi sfugge, caro direttore, che questa è anche una intimidazione al tuo giornale, che nella presente, avventurata legislatura è stato in primissima fila nel denunciare gli imbrogli, i colpi di mano, gli sfondamenti dei princìpi costituzionali. La Casa delle libertà ama imbavagliare. Chiede obbedienza e silenzio. Anzi, proprio il ministro Castelli, che ha inserito ai primi punti del suo programma per la giustizia l'abolizione dei reati d'opinione - tra i quali annovera per definizione gli insulti sanguigni rivolti ad altri dal suo capo - oggi fa causa civile a Franca Rame per un "pirla" pronunciato a bruciapelo in una conversazione semiprivata. Io credo che ci dobbiamo ribellare. Che non possiamo tollerare questo ulteriore livello di attacco alle nostre libertà. Che dovrebbero semmai essere i cittadini italiani a fare causa civile a Previti per il danno arrecato in dignità, in immagine - al più grande patrimonio morale e civile di cui essi dispongano, le loro istituzioni democratiche.
Continuerò a scrivere, senza offendere nessuno personalmente, ciò che penso delle responsabilità politiche e civili dei protagonisti della scena pubblica. Convinto che tu continuerai a ospitare ciò che scrivo io e ciò che scrivono gli altri tuoi collaboratori che hanno liberamente raccontato quest'anno tormentato.
Con amicizia,
Nando dalla Chiesa
 
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