15 Settembre, 2002
Parola d’ordine: condividere, Non possedere
Mettere in comune, questo il motto che va per la maggiore oggi. Contro lo spreco di soldi, tempo, spazio. E per una migliore qualità della vita
Parola d'ordine: condividere. Non possedere.
Mettere in comune, questo il motto che va per la maggiore oggi. Contro lo spreco di soldi, tempo, spazio. E per una migliore qualità della vita.
Forse sarà per l'incertezza diffusa. Sarà per l'effetto new global. Quel che è certo è che continuare a consumare - risorse, tempo, spazi – risulta improprio ed inaccettabile, senza alcuna logica.
Va facendosi strada una tendenza forte volta ad evitare gli sprechi. Preferire lo scambio al possesso e all'acquisto esclusivo, ottimizzare le risorse. In una parola: condividere.
Perché conviene, specie nella società moderna, nella quale il numero di single va crescendo con grande rapidità. Nell'era dell'accesso, disegnata molto dalle “reti” e meno dai mercati, leasing, multiproprietà e noleggio prevalgono sulla mera proprietà.
Perry Barlow, teorico del cyberspazio e fondatore della Electronic Frontier Foundation, sostiene: «L'economia del futuro sarà fondata sulle relazioni più che sul possesso». Su risparmio e riutilizzo, come predica "The Tighwood Gazette", foglio cult dei sostenitori della nuova austerità.
Sta qui dentro la nuova faccia del capitalismo, la tendenza che sta superando le stesse profezie dei guru Usa: non essere proprietari esclusivi, ma avere a disposizione cose in comune. Forma diversa dall'affitto (che significa pagare per la disponibilità temporanea di qualcosa) e dallo scambio (che presuppone un reciproco per avere): un mondo condiviso richiede la volontà di riciclare l'esistente e nasce dalla consapevolezza che le risorse scarseggiano.
Come si concretizza questa tendenza? A Milano, Bologna, Rimini e in altre città italiane, dopo l'esperienza dei taxi collettivi e delle pull-car per evitare l'inutile uso di più auto lungo gli stessi percorsii, va prendendo piede il car-sharing, l'automobile in condominio, alternativa all'auto di proprietà.
L’idea viene dalla Svizzera, è stata apprezzata in tutta Europa, e consente di ritirare un'auto in parcheggi convenzionati, usarla per il tempo necessario, e pagare per l'effettivo utilizzo una cifra più bassa rispetto al noleggio. Vantaggi: non paghi né tasse nè assicurazioni, non hai spese per il parcheggio. E dai una mano all'ambiente, riducendo il numero dei veicoli in circolazione e il tempo di utilizzo. In grande diffusione anche il code-sharing, proposto dalle compagnie aeree: in base ad accordi si impiegano gli aerei di un'altra società, evitando sulle stesse tratte voli incompleti.
Le offerte di condivisione per viaggiare valgono anche nel mondo virtuale. Ecco la proposta di alcuni siti in Internet: Compartir.org, sito in otto lingue con quartier generale in Spagna, si rivolge alle persone "che desiderano dividere le spese di viaggio, rispettare l'ambiente, risparmiare energia e condividere un'avventura". Viavai.it contiene segnalazioni di chi cerca compagnia per condividere lo spostamento da un posto all'altro.
Moltissimi i forum intitolati "viaggi condivisi" (http://digiland.libero.it/forum).
Si condivide anche per sfruttare al massimo il tempo. Per ottimizzare quello di lavoro, si diffonde in Italia la condivisione professionale: il job-sharing. Una forma contrattuale regolata dal 1998 da una circolare ministeriale che consente la suddivisione dello stesso lavoro tra più dipendenti.
Un esempio? Marito e moglie si distribuiscono il carico complessivo, lavorando alternativamente in base alla loro disponibilità. Così migliora la vita di entrambi.
L'ultimo esempio di questa nuova comunità è il book-crossing: abbandonare libri in luoghi della città, seguendo una mappatura indicata on line (www.bookcrossing.com), per rendere disponibili letture condivise e scambi di opinione tra lettori che, tra di loro, non si conoscono, eppure condividono.
La condivisione, del resto, è la grande promessa della Rete. Essere un luogo aperto a tutti senza appartenere a nessuno; collegare i computer di tutto il mondo e condividere informazioni: con esempi di punta come il file-sharing sul quale poggiava Napster e i movimenti del free-software e dell'open source.
"Sharing is having more" (condividere vuol dire possedere di più) teorizza Harry S. Dent Jr. nel bestseller americano "The Roaring 2000s" (Touchstone).
Nascono da questo anche gli uffici condivisi, già adottati da compagnie come Coca-Cola, Boeing, Ibm e Microsoft, e gli uffici in affitto, completamente arredati e con tutti i servizi in comune, come nella conciergerie di un albergo: dalla segreteria al centralino, dall'ufficio traduzioni alla sala-riunioni.
Si chiama "hotelling", ed è l'ultima frontiera degli spazi di lavoro contemporanei.
Fonte: L'Espresso del 21/11/2002.
 
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