15 Settembre, 2002
La nuova sede del Cisvol e del Centro Studi
A Palazzo Duemiglia il complesso è stato riqualificato dal Comune
Il 7 maggio 2005, presenti il Sindaco Gian Carlo Corada, l'Assessore ai
Servizi alla Persona Maura Ruggeri e l'Assessore al Patrimonio Stefano
Campagnolo, è avvenuta l’inaugurazione della nuova sede del C.I.S.V.O.L. e
del Centro Studi nel complesso ex Duemiglia, con ingresso da via S. Bernardo, n.
2. Per la nuova sede C.I.S.V.O.L. e del Centro Studi i lavori di
ristrutturazione e riqualificazione hanno interessato 450 metri quadrati, per l’ampliamento
del Centro per le Famiglie (Sportello) i metri quadrati sono 54, mentre per la
sistemazione del parcheggio interno ed esterno i metri quadrati sono 580 e 1.250
quelli destinati ad area verde. L’importo complessivo dell’opera ammonta ad
€ 808.907,74, finanziati con mutuo della Cassa Depositi e Prestiti. Il
progetto architettonico è avvenuto a cura dell’arch. Ruggero Carletti e dell’arch.
Paolo Rambaldi, del Settore Lavori Pubblici del Comune, con la consulenza
esterna per il progetto degli impianti di Massimo Baldascino e Stefano
Maffezzoli. Il progetto esecutivo è stato approvato dalla Giunta Comunale il 6
novembre 2002 che ha disposto il restauro ed il risanamento conservativo dell’immobile.
I lavori sono iniziati il 12 giugno 2003 e sono stati ultimati il 2 ottobre
2004.
Il complesso architettonico denominato “ex Due Miglia”, è costituito da
più edifici di epoca diversa disposti in modo da disegnare una grande
corte aperta verso sud e situati tra la strada per Brescia e la via S.Bernardo
nell’omonimo quartiere. Sull’origine di queste costruzioni non si possiedono
molte notizie: nella cartografia del catasto teresiano del 1723 sull'area
figurano alcuni edifici che risultano registrati come case ed una fornace, parte
di un piccolo borgo situato a novecento metri dalle mura della città. In
successivi atti di compravendita o di locazione (dal 1722 al 1794) questi
immobili assumono la connotazione di "cassina e casino annesso" e
fanno parte del Comune di Due Miglia il cui territorio, pur presentando tutte le
caratteristiche dello spazio rurale, non era assimilabile alla campagna aperta,
in quanto delineato storicamente come campi recintati, in buona parte destinati
a orti e quindi come territorio di relazioni funzionali e spaziali con la
città. Nel primo Ottocento, a fronte di una città che si trasforma, che non
riesce più ad essere contenuta entro le sue mura, la periferia si configura
nell’immaginario del tempo non come uno spazio contrapposto, ruralità contro
urbanità, ma come il luogo originario di un’altra città, diffusa oltre le
mura, che ora risorge nell’espansione urbana. Adesso è la città chiusa,
insalubre, a chiedere un’apertura verso la campagna. I bastioni diventano
allora giardini, le mura percorsi di pubblico passeggio, le porte, secondo il
gusto neoclassico, diventano archi trionfali e non più filtri tra la città e
la campagna. In particolare davanti alla porta che conduce a Brescia viene
creata un’ampia piazza destinata al mercato dei prodotti agricoli e del
bestiame e lungo la via si segnala il proliferare di attività produttive.
Risulta così già individuata un’area su cui, all’inizio del nostro secolo,
con la demolizione delle mura, andranno ad insediarsi accanto al Macello Civico
tutta una serie di servizi e attrezzature della città moderna, alcuni dei
quali, ora non più funzionali, tornano a costituire dei vuoti urbani ponendo
nuovi problemi di riutilizzo e riconnessione spaziale. E oltre il cavo Cerca, di
fronte alla chiesa di S. Bernardo, la costruzione tra il 1799 ed il 1816 del
palazzo Radicati (poi chiamato Due Miglia) sembra qualificare in senso urbano
quello che era già divenuto un sobborgo di Cremona. Alla fine dell’800 l’intero
complesso architettonico viene acquistato dal Comune di Due Miglia per
destinarlo a sede municipale e per ospitare la sede del corpo di guardia ed
alcune aule scolastiche. Diviene poi proprietà del Comune di Cremona con il
Regio Decreto del 1920 che sopprime il Comune di Due Miglia. Negli anni Trenta
si realizzano il mercato ortofrutticolo, le scuole elementari di via S. Bernardo,
la caserma Col di Lana. Nel primo dopoguerra l'urbanizzazione prosegue con le
case di edilizia popolare di via Endertà, i magazzini frigoriferi, la dogana, i
magazzini del Comune, la nuova scuola materna in prossimità delle scuole
elementari e, a nord-ovest del palazzo Due Miglia, con il nuovo quartiere di
case popolari di Borgo Loreto.
Degli ultimi anni '70 è la vicina zona di edilizia economico popolare che si
sviluppa oltre la via Persico. Attualmente il complesso è sede di attività di
quartiere, di pubblica utilità e socio-assistenziali che ne fanno il principale
centro di servizi esterno al centro storico; la sua collocazione a breve
distanza dal centro e le dimensioni stesse della città non ne hanno mai
limitato la vocazione di polo d'interesse cittadino e le nuove funzioni che vi
trovano posto non potranno che esaltarne questa specificità. Il palazzo Due
Miglia, ricordato come tale solo nel 1834, fu costruito sui resti del
"casino" o addirittura adattando la primitiva residenza, probabilmente
sul progetto dell'architetto cremonese Faustino Rodi. Singolare ed imponente
architettura neoclassica, è caratterizzato dalla presenza sul lato meridionale
di una loggia con sei alte colonne doriche trabeate che sorreggono una terrazza
ed a settentrione da un corpo di fabbrica più basso ed arretrato rispetto alla
fronte principale, probabilmente preesistente. Un porticato a tre archi collega
quest’ultimo ai tre fabbricati fra loro adiacenti che prospettano
rispettivamente su via Brescia, via S. Bernardo ed una strada privata posta ad
occidente. Il settore interessato risanamento e restauro conservativo riguarda
esclusivamente due di questi fabbricati. Il primo, l’edificio d’angolo, fu
edificato attorno al 1920 per ospitare il forno comunale. Il secondo, che si
sviluppa lungo la via S.Bernardo, fa probabilmente parte degli originari edifici
rurali d’impianto settecentesco.
L’intervento eseguito ha interessato l’edificio di nord-est costruito all’inizio
del secolo, di modesto interesse storico ed architettonico, per il quale è
parso corretto pensare ad una funzione che rendesse chiara e leggibile la
struttura senza escludere l'inserimento al suo interno di qualche nuovo
componente distributivo ben distinguibile dal contesto. I principali requisiti
che le nuove destinazione sociali hanno richiesto sono i seguenti:
razionalizzazione distributiva e valorizzazione architettonica degli spazi;
eliminazione delle barriere architettoniche con creazione di collegamenti
verticali, di servizi per disabili ad ogni piano e di accessi conformi alla
normativa vigente; dotazione di servizi igienici per il pubblico e per il
personale; rinnovo degli impianti con attribuzione di un grado soddisfacente di
comfort ambientale. L’intervento è stato progettato cercando di dare assoluta
priorità al rispetto dei valori storici ed architettonici coniugandoli con l’utilizzo
di tecnologie e materiali salubri, compatibili con l’ambiente.
Il progetto ha riconfermato, con limitati interventi sull’esistente, gli spazi
disegnati dalle strutture originarie. Dove la specificità delle funzioni ha
reso indispensabile una distribuzione più articolata (servizi igienici a piano
terra) sono stati previsti, nel rispetto della geometria delle volte, tavolati
bassi sormontati, per ragioni di separazione delle funzioni, con lastre in
cristallo. E’ stata conservata la maggior parte dell’orditura pesante in
legno. È avvenuta invece la sostituzione integrale dell’orditura leggera,
ormai troppo degradata. Il manto di copertura, proposto con la tecnica del tetto
ventilato bio-ecologico, è stato realizzato con tavolato di legno, strato di
coibentazione in sughero granulare e sottomanto fibrobituminoso riutilizzando
integralmente le tegole a canale recuperate.
L’intervento di conservazione e riqualificazione delle facciate ha rispettato
sostanzialmente l’attuale assetto architettonico proponendo in alcuni casi la
riapertura di finestre esistenti tamponate totalmente o parzialmente in epoca
recente. Gli intonaci, diffusamente degradati o distaccati, sono stati rifatti
impiegando esclusivamente stabiliture a base di calce.
Nell’edificio, destinato ad ospitare una funzione di largo interesse sociale
con frequentazione giornaliera di diverse categorie di utenti, è stato previsto
un nuovo nucleo distributivo verticale perfettamente conforme alle normative
vigenti (D.L. 626/94 sui luoghi di lavoro, legislazione antincendio e norme sull’eliminazione
delle barriere architettoniche).
La piccola scala esistente, inadeguata per dimensione nonché per
caratteristiche tecniche ed in pessime condizioni manutentive, è stata
sostituita da una struttura in acciaio autoportante, che lascia intatta la trama
muraria esistente ed integra la nuova scala in acciaio e legno con un impianto
ascensore ad azionamento idraulico.
Il confronto tra i requisiti delle varie funzioni sociali da inserire e le
caratteristiche degli spazi esistenti ha portato a definire le seguenti scelte
distributive:
il Centro studi e ricerca sulla condizione giovanile ed il disagio sociale
occupa l’edificio posto nell’angolo nord-est. Questo volume ha offerto,
grazie alle sue caratteristiche architettoniche, l'occasione di configurare un
piacevole centro di documentazione e ricreazione. Con l'inserimento di nuovi
nuclei distributivi verticali (scala e ascensore per disabili) è stato
possibile creare una relazione visiva tra i due livelli dell'edificio e mostrare
il linguaggio strutturale dei vari materiali costruttivi, quali la muratura in
laterizio dei pilastri ottagonali, il calcestruzzo delle travi di orizzontamento
e le componenti lignee della copertura lasciate a vista. Al piano terreno si
trova una sala destinata ad attività aggregative comuni a diverse fasce d'età
(conferenze, corsi, ritrovi, ludoteca ecc.). Al primo piano il Centro dispone di
una biblioteca, di un ufficio con banca dati, di una saletta per la
consultazione e di una sala video con nastroteca.
il Centro Servizi dell'associazionismo e del volontariato, posto in un lato del
primo piano del corpo lungo via S. Bernardo, si collega distributivamente con il
Centro Studi per formare un'unica struttura di riferimento per gli operatori
cittadini.
L’area cortilizia si integra con gli spazi collettivi limitrofi offrendo una
piccola zona pavimentata per le attività di relazione ed un giardino attrezzato
con giochi per i bambini ospiti del Centro per le famiglie. Lo spazio che si
affaccia su via S. Bernardo è stato sistemato in parte a verde ed in parte a
parcheggio pubblico arretrando la recinzione verso il fabbricato.
Il progetto di riuso è stato perfezionato cercando di prevedere tecnologie e
materiali conformi ad orientamenti e ricerche ormai documentati ed approfonditi
sulla progettazione ecologica e biocompatibile. Lo sforzo si è concentrato
sulla individuazione di materiali, tecniche e prodotti volti ad evitare stress
ambientale, contatti per gli utenti con materiali nocivi per la salute
psicofisica, contenere consumi energetici e di ogni altro genere e più in
generale per ottenere ambienti salubri con soluzione di ridotto o nullo impatto
ecologico. Sono stati quindi previsti efficienti apparati di ventilazione in
vespai e coperture, materiali coibenti biocompatibili, impianti idraulici,
termici ed elettrici a bassi consumi con soddisfacenti livelli di comfort
ambientale e materiali di finitura naturali, cercando di avviare con questo
progetto un approfondimento progressivo su questi importanti temi.
Il cortile interno risulta suddiviso dall’accesso carraio in due zone, quella
a sud verso la ferrovia e quella a nord su cui prospetta il fabbricato di via S.
Bernardo. Sul lato sudè stata realizzata una zona carrabile con pavimentazione
in ghiaietto, per l’accesso ed il parcheggio delle automobili di residenti e
operatori, e la sistemazione a verde della superficie che circonda la centrale
termica. Sul lato nord l’area è tutta sistemata a prato, suddivisa da
camminamenti pavimentati con sestini di cotto che la suddividono in una zona
dedicata al gioco dei bambini ed un’altra attrezzata per l’incontro degli
adulti.
Gli impianti elettrici sono stati eseguiticompletamente sotto traccia,
alloggiati nei sottofondi o in vani di canne fumarie esistenti. Gli apparecchi
illuminanti sono stati scelti a seconda delle caratteristiche dei locali e delle
funzioni inserite (moduli a fluorescenza con flusso misto diretto ed indiretto
negli spazi aggregativi e d’incontro, proiettori a luce indiretta con lampade
ad alogenuri nei vani scala e negli spazi distributivi per una soddisfacente
valorizzazione delle caratteristiche degli interni, apparecchi ad incandescenza
con ottima resa cromatica per gli ambienti raccolti, a vocazione domestica, e
nei servizi igienici)
L’impianto di riscaldamento è realizzato con pannelli radianti a pavimento e
la distribuzione orizzontale delle linee di andata e ritorno è prevista nei
sottofondi. Limitatamente ai locali del Centro studi e ricerca sulla condizione
giovanile ed il disagio sociale, un impianto di ventilazione meccanica
concorrerà a soddisfare i fabbisogni termici dei locali.
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La struttura nel suo complesso vuole recuperare le risorse e le energie
aggregative del quartiere che nel corso degli anni, in parte, si sono perse.
L'attivazione del volontariato organizzato e dell'attività territoriale, da un
lato stimola e rivitalizza la popolazione, dall'altro consente una positiva
ricaduta economica e l'ingenerarsi di dinamiche di "community care"
oltre che un risparmio della spesa pubblica. Un maggior benessere sociale,
conseguente a interventi preventivi della marginalità e della
microcriminalità, favorirebbe l'attivazione di energie produttive e capacità
lavorative e imprenditoriali, in particolare giovanili. Il Centro, nel suo
complesso, riunisce servizi di informazione, documentazione, animazione e
sostegno alla popolazione che necessariamente prevedono la partecipazione
diretta dell'utenza alla gestione; oltre al “Centro per le famiglie”
ospitato nei locali recuperati con il primo lotto, sono previsti i servizi
illustrati nelle schede che seguono.
CENTRO STUDI E RICERCA SULLA CONDIZIONE GIOVANILE ED IL DISAGIO SOCIALE
Obiettivi
Il Centro persegue le seguenti finalità:
costituire luogo di confronto e di impegno comune tra istituzioni e gruppi di
volontariato e privato sociale operanti nel settore dell’emarginazione
sociale, specie giovanile, nelle sue diverse manifestazioni ed espressioni,
fatta salva, ovviamente l’autonomia di ciascuno nell’espletamento della
propria attività;
garantire la presenza di uno strumento di informazione, formazione ed
aggiornamento;
stabilire contatti a livello nazionale per acquisire e diffondere informazioni
sulle iniziative che vengono avviate nelle diverse realtà;
formulare proposte operative nel settore della prevenzione e dell’intervento
sociale;
favorire ogni iniziativa volta a creare una più profonda intesa ed un diverso
tipo di integrazione e collegamento fra pubbliche istituzioni e “privato-sociale”,
al fine di una migliore difesa dei cittadini dai fenomeni di emarginazione.
Servizi offerti
Per il raggiungimento delle finalità sopra indicate il Centro si rivolge a
tutte le persone, gli operatori, i gruppi di volontariato, gli enti pubblici e
privati, la scuola, le associazioni che avessero richieste nelle materie di
competenza del Centro, organizzando in particolare:
un archivio-biblioteca documentale e una videoteca concernenti quanto avviene
nel settore in questione a livello nazionale ed internazionale;
un archivio documentale, contenente dati ed informazioni riferentesi alla
situazione locale;
un servizio per la ricerca e la circolazione delle informazioni di ogni tipo (da
quelle giuridiche a quelle culturali) da attuarsi eventualmente anche attraverso
la stampa di un bollettino periodico;
corsi di formazione ed aggiornamento per operatori pubblici e privati, volontari
ed obiettori di coscienza che volessero operare nel mondo dell’emarginazione;
un servizio di consulenza per tutti coloro che intendano iniziare (o potenziare)
attività nel campo dell’emarginazione giovanile.
CENTRO INTERPROVINCIALE DI SERVIZI PER IL VOLONTARIATO
Obiettivi
Il Centro Interprovinciale di servizi per il volontariato (C.I.S.VOL.) si
configura come una agenzia di supporto e sostegno alle organizzazioni non profit
cremonesi e lodigiane e si propone tre obiettivi principali:
rafforzare le strutture già esistenti;
promuovere la nascita di nuovi soggetti nel terzo settore;
favorire lo sviluppo complessivo dei sistemi provinciali nel campo delle
politiche sociali, assistenziali, sanitarie ed educative e, più in generale,
nel complesso dei servizi alla persona.
Servizi offerti
Consulenza
La consulenza è uno dei servizi di base di cui dovrà dotarsi il costituendo
C.I.S.Vol.. Le tematiche, ambiti applicativi, su cui deve vertere la consulenze
sono stati individuati nei seguenti:
giuridica - legale;
fiscale - tributaria;
amministrativa - contabile (gestione delle risorse economico - finanziarie e
aspetti assicurativi);
organizzativa - gestionale (gestione delle risorse umane);
progettuale (stesura di progetti, co - progettazione, lettura del territorio);
finanziaria (tecniche di raccolta fondi);
monitoraggio - valutazione (verifica dell’impatto sociale degli interventi);
Informazione
Le informazioni possono riguardare, oltre le questioni specifiche sollevate in
sede consulenziale:
la legislazione di settore (nazionale, regionale, dell’Unione Europea)
le tematiche del lavoro
l’economia sociale, volontariato e terzo settore
le politiche pubbliche (in ambito sociale, sanitario, educativo, ricreativo,
culturale, ambientale)
Documentazione
La predisposizione di un archivio sistematico ed aggiornato di documenti e
pubblicazioni concernenti il terzo settore e le politiche sociali sarà
sicuramente una delle attività del C.I.S.V.O.L.
I tre ambiti principali sono:
documenti istitutivi, regolamenti, statuti
i progetti operativi, già realizzati o in corso di realizzazione
i contratti, patti, accordi, protocolli d’intesa, convenzioni, con la pubblica
amministrazione.
Formazione
Nell’ambito della programmazione annuale del C.I.S.Vol. sarà possibile:
realizzare moduli formativi a tema
predisporre strumenti di supporto alla attività delle organizzazioni nonprofit
(sotto forma di manuali, vademecum, guide, schede, ce)
offrire un supporto organizzativo e consulenziale alle organizzazioni non profit
per la predisposizione di corsi di formazione da parte di queste ultime.
Promozione
Il C.I.S.Vol., più che promuovere se stesso, dovrà promuovere il volontariato;
anzi, sarà proprio questo uno dei momenti di verifica: il C.I.S.Vol. servirà
se e nella misura in cui il “valore volontariato” (e la sua conseguenza
concreta, l’aumento quali-quantitativo del settore) aumenterà.
Ricerca e monitoraggio
Le ricerche future dovranno essere utili, finalizzate, inserite in percorsi più
ampi di valorizzazione e formazione.
Occorrerà dare vita ad una sorta di monitoraggio permanente ed in continuo
aggiornamento dei dati, cosa che appare come una naturale conseguenza della
centralità del ruolo del C.I.S.V.O.L.
 
L'edificio:
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