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 Il Punto

15 Settembre, 2002
*Non mettete le brache alla primarie*
Deo Fogliazza, intervista a La Voce, teme che si voglia accantonare in fretta quella grande esperienza - *I cittadini hanno chiesto unità ma soprattutto di contare* - *Ora costruire la lista dell’Ulivo partendo dal basso, non solo dai partiti*

“Ora la priorità è costruire la lista unitaria dell’Ulivo partendo dal basso, non solo dai partiti”

“Non mettete le brache alla primarie”
Deo Fogliazza teme che si voglia accantonare in fretta quella grande esperienza “I cittadini hanno chiesto unità ma soprattutto di contare”

intervista su la Voce di Cremona di Fiorenzo Gnesi

CREMONA - Le aveva volute, chieste, invocate con tutte le forze sue e dei Cittadini per l’Ulivo, che sono un po’ anche una sua creatura. E ora che le primarie del centro sinistra hanno avuto il successo che hanno avuto, teme che qualcuno voglia mettere loro le brache e cominci a parlare d’altro per dimenticarle in fretta, come un fardello troppo ingombrante e pesante da portare.

Lui è Deo Fogliazza. Anche la sua eredità personale avrebbe potuto essere ingombrante: suo padre è stato una figura importante della Resistenza e, dopo la Liberazione, della sinistra cremonese. Lui però ha saputo non diventarne schiavo, assumendo un ruolo proprio nell’evoluzione di quella stessa sinistra cui ha aderito naturalmente e nella quale si è trovato e si trova benissimo.

Ma torniamo alle primarie. Obiettivo della chiacchierata è analizzarne le conseguenze sulla coalizione che si prepara a dare battaglia a Berlusconi e al suo centro destra.

“Vorrei partire da una premessa - immancabile, la premessa! - Una delle domande che tutti dovrebbero porsi è come mai nessuno si era accorto di nulla. Molti avevano previsto un fallimento, o forse ci avevano sperato. Altri si sarebbero accontentati di 700mila, un milione di votanti. Invece 4milioni e mezzo di persone hanno deciso di partecipare alle primarie. Lo hanno deciso in segreto? No, lo hanno fatto nei bar, nelle case, in migliaia di incontri pubblici e privati. Se nessuno si è accorto di quel che stava montando vuol dire che certe antenne non funzionano bene, che occorre sintonizzarsi di nuovo”.

Invece il popolo di centro sinistra ha sorpreso, con una grande richiesta di unità.
“Sì, ma questa sola interpretazione delle primarie è riduttiva. La grandiosa partecipazione è anche un’enorme richiesta di partecipazione. Davanti a una possibilità il popolo di centro sinistra ha capito che se non l’avesse utilizzata non ce ne sarebbe stata un’altra e ha deciso in massa di contare, ha preso in mano il potere di decidere su certe cose, a partire dall’affermazione di un metodo per selezionare la classe dirigente”.

Tanta gente, però, non si muove solo per un metodo.
“Certo, poi ha scelto un leader. Era già deciso? Sì, ma tre milioni di persone che votano Prodi dicono sì di una grande voglia di unità, di Ulivo, ma certo non dell’Ulivo di prima, paralizzato dai troppi veti incrociati dei 9 segretari, bensì di una coalizione in cui, alla fine, si deve decidere. Quindi il popolo di centro sinistra ha scelto un leader, un progetto e un metodo per la selezione partecipata e condivisa della classe dirigente”.

E questo dà fastidio a qualcuno?
“Non so se c’è fastidio. Certo ci sono tentativi di mettere le brache all’esperienza, di parlare d’altro, di introdurre novità per accantonarla. Da qui la lista unitaria, il Partito democratico che diventa il nuovo argomento”.

Queste posizioni dunque non sono figlie delle primarie?
“E’ questo rilancio che mi sembra un voler passare oltre. Prendiamo Rutelli. Aveva detto no alla lista unitaria perché voleva il Partito democratico. Ora con le stesse motivazioni vuole la lista unitaria Ds-Margherita, con magari qualche contorno di Repubblicani europei e Italia dei valori. Così si parlerà di come formarla, di chi la guiderà, eccetera”.

Mi faccia capire: la lista unitaria, e poi il partito democratico, non sono una prospettiva anche vostra?
“Assolutamente sì, da anni. Ma ovviamente, alcune delle componenti fondamentali saranno i partiti attuali, che dovranno discuterne al loro interno, deciderlo negli organismi dirigenti, convocare congressi... tempi lunghi, che oggi non abbiamo. Per questo parlarne oggi è parlar d’altro. Il partito democratico, o come si chiamerà, è un obiettivo storico, entusiasmante, ma deve essere fatto maturare nel cervello e nel cuore della gente”.

Quindi occorre concentrarsi sulla lista unitaria in vista delle elezioni?
“Sì, ma una lista che non sia solo un cartello elettorale di partiti, ma che aggreghi movimenti, associazioni, un processo costruito dal basso e in fretta. Questo mi pare abbiano chiesto i milioni di cittadini delle primarie”.

Sembra di sentire accenti anti partiti.
“Proprio per niente. Sia chiaro: io sono iscritto a un partito da decenni e penso che senza i partiti non si va da nessuna parte. Ma credo anche che il metodo delle primarie aiuta i partiti, è l’unico che li aiuta a salvarsi. Parlo di metodo, non di strumento, che può cambiare. Ma occorre ascoltare, ascoltare, ascoltare, e far contare i cittadini. Ora la coalizione ha a disposizione un albo di 4 milioni e mezzo di persone che dichiarano di essere elettori di centro sinistra. Che cosa ne vogliamo fare? Non possiamo rimandarli a giocare a calcetto mentre altri giocano il campionato”.

Su tutto questo però aleggia la nuova legge elettorale. Se passa, non diventa un discorso inutile?
“E no! Primo problema: chi sceglie le liste bloccate? i partiti? Può darsi che la gente li voti, ma un parlamento sostanzialmente nominato, cooptato non è entusiasmante. Mi rendo conto delle difficoltà, ma è assolutamente necessario salvaguardare il più possibile il principio di partecipazione messo in pratica con le primarie. Il centro sinistra, anche se tornerà il proporzionale, dovrà comportarsi come se ci fosse il maggioritario”.

Gli interessi di bottega, o di identità, però, ci sono.
“Non sono nato ieri. Ne prendo atto. Ma ci polemizzo, perché credo siano troppo piccoli rispetto ai problemi che avremo davanti.

Vincere le elezioni?
“Quello è il primo passo, ed è tutt’altro che scontato. C’è bisogno di una lista unitaria che raccolga il 30, 32% dei voti e faccia alleanze programmatiche con altri, a sinistra e al centro, di cui dovrà essere il magnete. Io sono convinto che se verrà fatta la lista dell’Ulivo avrà un successo straordinario: ha uno spazio politico infinito. Poi si tratta di governare, e di governare lo sfacelo che ci consegneranno”.

Ha paura che possa avere ragione il centro destra quando dice che siete costituzionalmente divisi?
“No. Abbiamo personalità straordinarie da mettere in campo. Certo se affrontassimo le elezioni con la logica proporzionalista, in ordine sparso, il rischio sarebbe forte”.

E allora?
“Allora torniamo all’inizio del discorso”.

Alle primarie?
“Alle primarie, e alla loro lezione, ai quattro milioni e mezzo di motivi che, dopo dieci anni, hanno costretto finalmente a fare l’Ulivo vero. Se non ci fossero state, le primarie?”.

 


       



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