15 Settembre, 2002
Welfare secondo l’Ulivo
Un nuovo welfare è possibile in Lombardia: lo sostengono i Gruppi consiliari dell’Ulivo
Un nuovo welfare è possibile in Lombardia: lo sostengono i Gruppi consiliari dell’Ulivo nel progetto di legge sul governo della rete dei servizi sociali, alternativo a quello presentato dalla Giunta e in esame in commissione Sanità e assistenza.
“Vogliamo un sistema che metta al centro la persona – spiega Ardemia Oriani - che prenda in carico l’assistito e non lo lasci solo tra uffici e servizi diversi. Gli anziani in Lombardia sono 1,8 milioni e uno su tre vive solo.
Crescono, inoltre, la disabilità e la non autosufficienza. L’assistenza è quindi sempre più necessaria, ma le rette delle Rsa sono troppo alte, i voucher sono scarsi e costringono gli anziani, o i loro familiari, a farsi largo in una selva di servizi indistinti, andando a trattare di persona. Per questo motivo noi chiediamo uno sportello unitario che permetta all’utente di avere tutte le risposte, assistenziali e sanitarie, da un soggetto che se ne faccia carico”.
“C’è inoltre – aggiunge Oriani - un grave problema di risorse, perché il 40% della spesa per i non autosufficienti è a carico delle famiglie, il 38% dello Stato e solo il 15% della Regione. Noi chiediamo che si istituisca un fondo regionale per la non autosufficienza, che integri quello nazionale, e un fondo ad hoc per i piccoli comuni che fanno più fatica ad erogare i servizi. Chiediamo, inoltre, un osservatorio regionale delle prestazioni sociosanitarie e sociali”.
“Altro tasto dolente – prosegue la consigliera – è la scarsa flessibilità del progetto di legge della Giunta che, invece di semplificare, accentra e introduce burocrazia oltre a mettere al centro la rete e non la persona. Noi invece riteniamo, considerato che la parte di cittadinanza interessata è quella più debole e fragile, che la rete debba solo organizzare la risposta e non essere al centro. C’è poi incoerenza – aggiunge la consigliera - rispetto al concetto tanto sbandierato di sussidiarietà lombarda, poiché al Terzo settore viene affidato un ruolo esclusivamente di gestione senza alcuna valorizzazione. A conferma di ciò - conclude Oriani - ci sono i pareri negativi espressi dagli attori interessati durante le audizioni in commissione”.
 
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