15 Settembre, 2002
Il Che assassinato 40 anni fa
Novembre 1967, ponte sul Po di Piacenza, sabato pomeriggio. Giornata grigia, non freddissima......
Novembre 1967, ponte sul Po di Piacenza, sabato pomeriggio. Giornata grigia, non freddissima.
Tra un mese compirò 18 anni. Sono andato con pochi altri giovani della FGCI nella vicina città emiliana, per partecipare alla tappa che da Pavia arriva a Piacenza, della Marcia della Pace per il Vietnam. E' il tratto Milano-Roma (in contemporanea ce n'é anche uno Napoli-Roma) della grande iniziativa per la pace assunta da Danilo Dolci, Ernesto Traccani, don Gaggero, Lidia Menapace e da tanti altri.
Io tutto questo non lo so. Sono mosso da una profonda voglia di incontrare un'occasione concreta, per fare qualcosa di diretto, per la pace.
E' lì che incontro il Che. Era stato assassinato da poco più di un mese. Ed é anche da lì che inizia la sua icona, la sua leggenda.
In mezzo alle mille teste giovani che attraversano il ponte sul Po non ci sono tanti striscioni, né cartelli.
Spicca, si staglia, emerge, galleggia sul tappeto di eskimi verdastri che mi vengono incontro, la foto del Che, incollata ad un cartello, pubblicata come inserto speciale da Vie Nuove, storico settimanale della sinistra poi andato perduto. E' una foto in bianco e nero, con il bel volto del Che in primissimo piano, il basco a tirargli su i capelli sulla fronte, mezzo sigaro in bocca accompagnato da due dita che lo reggono. Un sorriso dolce ed intelligente, una mitezza di fondo nello sguardo, che diverrà mito.
Non me la sono più tolta dalla mente (e dal cuore, se si può ancora dire ....) quella fotografia. E non sono più stato in grado di rivederla. Nonostante del Che, di foto, ne siano state pubblicate tantissime. Ma quella, mai più.
Proseguo la marcia fino a Roma. Quella immagine ci accompagna, nelle tante manifestazioni che ci aspettano, tappa per tappa.
Venti giorni di incontri, discussioni, passi, slogan ritmati, canzoni (é lì che imparo "Contessa"). Incontri anche importanti. Con don Gaggero, con padre Barbieri, con Michele L. Straniero, con lo stesso Danilo Dolci, poi, alla fine, nella notte romana che accoglie la manifestazione conclusiva.
Venti giorni che sconvolgono il .... mio mondo. Cominciati con una foto in bianco e nero, stagliata su un grigio cielo padano. Un ricordo che mi accompagna da una vita. Bello e a volte malinconico.
Deo Fogliazza
Nella foto: una foto che ricorda "la mia foto del Che", ma che purtroppo non é lei.
 
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