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15 Settembre, 2002
Immigrati, la Bossi-Fini va bene, ma non basta di Morris Ghezzi..
riceviamo e pubblichiamo.......

Immigrati, la Bossi-Fini va bene, ma non basta
di Morris Ghezzi

Il diritto deve regolamentare il fenomeno
Altrimenti il racket spadroneggia
La Bossi-Fini va bene, ma non basta
Servono freni e limiti più estesi
All'indomani del via libera da parte della maggioranza al decreto anti-sbarchi, vale la pena fare una riflessione sul fenomeno sociale dell'immigrazione e sulle modalità con cui uno Stato dovrebbe fronteggiarlo e gestirlo. La conformazione naturale del Paese, infatti, ci aiuta a limitare i danni: il mare ci salvaguarda dal rischio di un'invasione incontrollabile. Ma è il diritto che deve regolamentare con norme chiare e certe l'accesso al territorio nazionale. Un diritto che deve partire, prima di tutto, dai diritti fondamentali degli individui, sia di quelli che in una terra già ci abitano, sia di quelli che verso quella terra sono diretti. E' impensabile infatti che l'immigrazione non venga sorretta dal principio della nostra Carta costituzionale del diritto d'asilo politico.

Al di fuori di leggi chiare che delimitono e regolamentino l'afflusso, infatti, ci si trova di fronte a un'immigrazione selvaggia, gestita e sfruttata dal racket internazionale. Organizzazzioni criminali fanno arrivare a cifre esorbitanti il costo dell'immigrazione clandestina e a loro volta, gli immigrati clandestini, senza un lavoro e dei riferimenti, finiscono per alimentare la delinquenza comune. Senza contare il rischio crescente che immigrati, giunti irregolarmente nel Paese e fuori da ogni possibile controllo, entrino a far parte di cellule terroristiche.

La regolamentazione dunque è fondamentale. Ben venga la legge Bossi-Fini, in alcuni punti, però, fin troppo timida. Una normativa precisa, infatti, dovrebbe vietare qualsiasi sbarco se non nel caso di asilo politico, contratto di lavoro già esistente e documentato o altre circostanze ben definite, che rendano l' immigrato integrabile nel nostro tessuto sociale. Democrazie ben più consolidate di quella italiana, hanno già scelto questa strada, basti pensare all'Australia.

Il generico buonismo papalino, che da sempre altera il contesto politico italiano, rischia di occultare i problemi reali dell'immigrazione clandestina come di altre realtà altrettanto drammatiche. Le fantasie morali e religiose, unite ad una politica solo apparentemente universalistica, non devono prendere il sopravvento sulle esigenze di natura economica e sociale. La dottrina cristiana dell'accoglienza e della carità non va confusa con le necessità di uno Stato moderno che si trova a fronteggiare un'emergenza grave e concreta come quella dei clandestini. Il cattolicesimo che predica, storicamente più a parole che nei fatti, la generosità verso i derelitti e di porgere l'altra guancia è una posizione del tutto rispettabile, ma di natura puramente ideologica, morale e inadatta a fronteggiare i problemi reali del nostro mondo fisico, forse, più idonea a rispondere alle esigenze di un eventuale mondo metafisico.

*Presidente del Cirm

 


       



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