15 Settembre, 2002
Folla delle grande occasioni per inaugurare la Festa Provinciale dell’Unità
Arriva puntuale Sergio Cofferati ad inaugurare venerdì 4 luglio la Festa Provinciale dell'Unità 2003, inserendosi con distinzione, quasi con eleganza, all'interno di una grande occasione di incontro che quest'anno i Ds hanno voluto all'ins

Folla delle grande occasioni per inaugurare la Festa Provinciale dell’Unità
Cofferati insegna: “La forma è sostanza”
Arriva puntuale Sergio Cofferati ad inaugurare venerdì 4 luglio la Festa Provinciale dell'Unità 2003, inserendosi con distinzione, quasi con eleganza, all'interno di una grande occasione di incontro che quest'anno i Ds hanno voluto all'insegna della qualità: qualità nei rapporti umani, qualità in cucina, qualità nella musica, qualità nei sogni….Non quelli appesi alla rupe del Berlusconi elettorale, pronti a cadere oggi, "perché - come ci informa l'ex leader della Cgil - non hanno un quattrino per le riforme". I sogni del centro sinistra sono possibili. Cofferati infatti ha parlato dell'Italia "che vogliamo", come luogo dei “desideri attuabili”, senza infingimenti.
Arriva puntuale Cofferati alla festa di sinistra, che sta prendendo sempre più gusto ai sapori dello slow-food, abbandonando un po’ le untuosità tradizionali della salamella, per cercare argomenti adatti ai palati più fini. Il cremonese con gli occhi a mandorla non alza la voce mai. Ha grazia anglosassone nel ferire l'avversario politico, neanche troppo pungolato da un Enrico Pirondini, più in vena di trovare intese che di fare il giornalista. "Non viviamo nel mondo migliore possibile - introduce con echi kennediani il Sergio di Sesto”. Tradotto significa: "Questa non è una democrazia". Ricorda il patto per l'Italia del 5 luglio 2002. La Cgil non firmò. "I fatti ci hanno dato ragione - commenta un anno dopo –“. "L'economia è alla deriva. Non è stato varato il Dpef. La crescita, ipotizzata da 2 a 4 punti percentuale, è in calo netto al di sotto dello 0. Non ci sono gli strumenti per creare nuovo lavoro, né per mantenere l'esistente. Sono a rischio le retribuzioni e le pensioni".
Arriva puntuale ad abbracciare la grande folla, dopo aver abbracciato i Pizzetti, i Corada, i Superti, che non lo mollano un secondo, ma soprattutto dopo aver abbracciato i volontari degli stand. Sono in forza oltre duecento uomini e donne che vivono la festa un po' come un amarcord un po' come speranza per il futuro. Tante vecchie facce di quella che una volta si chiamava sinistra operaia si vedono intente a mescere il lambrusco dietro ai lunghi banconi. Qualcuno si è globalizzato, shakera gin-tonic, ma il fine è lo stesso: incontrare i gusti della gente, con il tormentone della qualità, che diventa tema d'ordinanza. Anche se parliamo della Fiat.
Cofferati a costo di sembrare impopolare punta il dito: "La Fiat è un’impresa priva di competitività, perché i prodotti che propone non sono all'altezza delle esigenze del mercato. Non è un problema di flessibilità. Oggi le leggi mettono a disposizioni 44 forme diverse di lavoro. Fatto senza paragone al mondo. Non è nemmeno un problema di riduzione dei costi d'esercizio. La Fiat è un'azienda con dinamiche di costo tra le più basse in Europa. Non si pagano i premi produzione da anni. Il problema vero è che i prodotti che vende non hanno qualità. Il problema vero è quello della conoscenza”.
“Il Governo Italiano va in direzione opposta - dice -, accelerando sulla flessibilità, incoraggiando la compressione dei costi d’impresa, senza alcun vantaggio competitivo”. La ricetta è un’altra ammonisce: “investire per la conoscenza, la formazione innovativa, l’alta specializzazione, la scuola, l’intelligenza, mentre il Governo causa la rivolta del mondo accademico nazionale e le ire dei ricercatori del Cnr, con finanziamenti per la ricerca ormai ridotti al lumicino”.
Cofferati non ritiene adeguati i sistemi di protezione. “5000 persone in mobilità e prepensionamenti dalla Fiat, alle quali occorre aggiungere 10 mila persone in sofferenza legate all’indotto, sono il punto d’inizio di una deriva sociale annunciata. La politica dei prepensionamenti si traduce in perdita di conoscenza, quella che deriva dall’esperienza, che rientra nel mercato in nero o, a costi più alti, a contratto di consulenza”. Nel suo intervento mette poi in evidenza i rischi legati al decreto sulle pensioni depositato in parlamento e sottolinea la necessità di dare maggiore consistenza alla “previdenza integrativa”. Il rischio è di “perdere i benefici ottenuti con gli sforzi fatti per le riforme dal ’96 ad oggi”. I giovani non riusciranno a ricucire un percorso “pensionistico degno” e pagheranno di tasca propria “i buchi della flessibilità”, mentre gli anziani “rischieranno di vedersi decurtare quello che oggi appare un diritto”.
Parlando di Berlusconi è duro. Ma non lo è meno con il centrosinistra. Dice “hanno vinto, perché erano uniti. Se sommi i voti dell’opposizione sono più numerosi di quelli che ha preso la sua coalizione”. Cofferati spiega che si vince uniti ad una sinistra raccolta, attenta, solo a tratti roboante, quando Pirondini cerca quasi di difendere la gaffe internazionale (solo l’ultima in ordine di tempo!) di Berlusconi al suo debutto alla Presidenza europea.
Compunto, infine, comunica al grande pubblico la sua candidatura a Sindaco di Bologna. “Ho già preso casa, mi trasferisco con la famiglia. Se faccio il Sindaco faccio solo quello. Perché ho accettato? Me lo ha proposto una coalizione larga, miscela tra politica e movimento. L’Ulivo, l’Italia dei Valori, la gente”. Si vince uniti. Eh già.
La lezione è rivolta al popolo della sinistra. Con stile. Cofferati cerca il punto di distinzione. Lo esplicita con vigore, usando le parole della gente, quelle dei girotondi, di Moretti e De Gregori. “Mi vergogno di vivere in un Paese governato da un Presidente del Consiglio che si comporta come una macchietta, facendoci perdere credibilità sul piano internazionale”. Cofferati stigmatizza l’attitudine al carpet-knight di Berlusconi con Bush, l’insipienza nei rapporti internazionali (Arafat non lo voglio vedere!), la sua tendenza a trasferire in pubblico fatti privati (persino i gusti della moglie in fatto di uomini!). L’impiegato della Pirelli con le valigie pronte per mettere su casa nella città più dotta d’Italia sottolinea: “chi ha un ruolo istituzionale deve essere all’altezza di quel ruolo”. Lapidario, conclude: “la forma è sostanza”.
Se ne va, tra strette di mano, camicia e calzone blu, illuminati da una giacca azzurra, scarpa allacciata marrone, impeccabile, un po’ sportivo un po’ no, un po’ tuta blu, un po’ politico raffinato, con la barba da saggio, gli occhiali leggeri da intellettuale e lo sguardo sornione, intenzionato a lasciare di sé l’immagine di uno che sgobba. “E’ un tipo rigoroso, inflessibile, che piace, per la sua serietà - sussurra Fiorella Lazzari, assessora/bar-woman da sempre impegnata insieme ad altri volontari sotto i tendoni della festa dell’Unità ad inventare cocktail coloratissimi per tutti”. A giudicare dagli applausi, Cofferati ha già vinto.
Fra.co.
 
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