15 Settembre, 2002
Trasformazione delle IPAB di Giuseppe Mametti
La posizione del nostro sindacato: l’importante è il risultato, che deve vedere le Ipab come soggetti centrali dell’intero servizio socio-assistenziale del territorio ....

La posizione del nostro sindacato: l’importante è il risultato, che deve vedere le Ipab come soggetti centrali dell’intero servizio socio-assistenziale del territorio
In linea di principio, lo Spi non avrebbe avuto dubbi sulla scelta a favore della soluzione di un ente a diritto “pubblico, cioè l’Asp, e per molte ragioni, fra le quali:
- la mission senza scopi di lucro è meglio garantita nel pubblico;
- la storia degli enti cremonesi è rimarcata dal carattere pubblico degli enti, legati alla comunità, al comune, alle istituzioni locali
- i servizi delle Ipab (case di riposo, ecc.) devono essere progettati e gestiti come integrati agli altri servizi alla persona… Ad esempio, le case di riposo devono svolgere attività di diagnosi, riabilitazione, cura e assistenza anche a cittadini del territorio, con la possibilità di uno scambio qualificato di personale verso e provenienti da altre strutture pubbliche
- pur non essendo un compito diretto dello Spi occuparsi del problema dei diritti e delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle Ipab, pensiamo comunque che un ente a natura”pubblica” li garantisca in modo migliore.
Tuttavia, la particolare situazione venutasi creare in seguito alle pesanti distorsioni alla legge attuate dalla Giunta regionale lombarda, ci porta a rileggere in modo problematico tutta la materia
Non aiuta la pura e semplice discussione sulla natura privata o pubblica, dato che conta di più considerare il profilo gestionale e organizzativo che potranno assumere i soggetti nati dalla trasformazione delle Ipab e le possibilità di essere al meglio integrati nella rete dei servizi del welfare locale… Sotto vari aspetti, riteniamo particolarmente importante il rapporto con il Comune, quale ente territoriale di riferimento più diretto, al quale competono la titolarità e la responsabilità della programmazione sociale….
Non compete al sindacato indicare una scelta univoca o per le Asp o per le fondazioni. Saranno le Ipab e le comunità locali a scegliere le soluzione che riterranno migliore (che prevedibilmente, per razionalizzare i costi e ottimizzare l’attività, dovrà favorire una forte messa in rete, se non in molti casi la fusione, fra di loro e con altri soggetti che svolgono servizi alla persona, com’è il caso del progetto elaborato dal Comune di Cremona).
Non è in ultima analisi il modello giuridico ad essere l’elemento determinante per garantire un servizio centrato sulla persona e in grado di fornire il tipo di servizi meglio integrato a livello locale.
È necessario comunque, ove venga attuata la scelta della fondazione, che gli Statuti garantiscano la logica pubblica e la attuali condizioni contrattuali dei lavoratori.
Come Spi non entriamo nella disputa Asp o Fondazione, ma anticipiamo sin d’ora che eserciteremo fino in fondo un’azione di pressione sulle garanzie che gli Statuti e gli altri atti costitutivi dovranno contenere: a noi interessa la validità della funzione essenziale che l’istituzione deve continuare a svolgere all’interno della rete di servizi alla persona, in tutte le loro espressioni. A nostro parere, lo deve fare mantenendo inalterate la qualità e quantità dell’offerta, la sua piena partecipazione alle dinamiche di crescita tecnico/scientifica che il settore propone costantemente, la sua possibilità e capacità di ritagliarsi un ruolo da protagonista in tutta la gamma di servizi territoriali.
Giuseppe Mametti
 
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