15 Settembre, 2002
Il PCI Cremonese letto da Giuseppe Azzoni. Nota di Gianvittorio Lazzarini
Invitato a preparare una pagina sulla presentazione che la Festa Provinciale dell’Unità ha dedicato mercoledì 16 luglio al libro di Giuseppe Azzoni, La storia del PCI cremonese: dal 1945 al 1953, ho diligentemente predisposto le note preparatorie.
Il PCI Cremonese letto da Giuseppe Azzoni. Nota di Gianvittorio Lazzarini
Invitato a preparare una pagina sulla presentazione che la Festa Provinciale dell’Unità ha dedicato mercoledì 16 luglio al libro di Giuseppe Azzoni, La storia del PCI cremonese: dal 1945 al 1953, ho diligentemente predisposto le note preparatorie. Ma il numero e l’importanza dei loro temi mi ha posto un problema irrisolvibile: quali mettere a fuoco? Come poi dire del modo con l’autore, noto dirigente del partito di cui si parla, ha trattato l’argomento? E del modo con cui hanno valutato il suo lavoro altri noti dirigenti del PCI e ora dei DS, Roberto Vitali e Luciano Pizzetti?
Siamo infatti di fronte ad una molteplice e complessa lettura: un comunista che interroga vari documenti (“documenti” nel senso della moderna storiografia: giornali, verbali, libri, immagini, ma anche ricordi, lettere, testimonianze dirette… ed anche la sua stessa memoria personale), e che lo fa da un lato con la serietà, l’onestà e l’equilibrio che è impossibile non riconoscergli ma dall’altro lato con la passione, la visione e le categorie interpretative soggettive e che la stessa “materia” su cui indaga ha contribuito a fornirgli… Semplificando le tesi della moderna storiografia, si può dire che non esiste il documento storico “oggettivo”, che riesce a parlare “da solo”, a prescindere dell’impianto di elaborazione messo in campo dallo storico…: esistono però storici seri e competenti che, come in questo caso, valutano, pur nel solco della loro impostazione, le cose, le tracce e le prove con onestà, sensibilità, senso del problema, equilibrio di valutazione.
Accanto a questa lettura principale, c’è quella di Vitali e Pizzetti, per la sua ricchezza e per la statura dei due personaggi. Per fortuna, a semplificarmi in qualche misura le cose interviene il fatto che sono proprio loro a rimarcare e a confermare il carattere del Giuseppe Azzoni storico, così come a mostrare, malgrado la differenza di toni e di esperienze (Vitali e Pizzetti vengono da due generazioni, cronologiche e politiche, diverse) una notevole sintonia con la sua visione.
Questa lunga premessa dovrebbe servire a spiegare perché ho scelto di lasciare intatta l’iniziale scaletta, che propongo tale e quale.
· le scelte del PCI nell’immediato dopoguerra: la via democratica, la consegna delle armi, il dialogo con le grandi forze, ecc.
· impegno decisivo a creare e rafforzare le istituzioni democratiche, ed insieme le strutture e le esperienze mutualistiche e solidaristiche diffuse (cooperative, associazioni di vario tipo, ecc.). Ricordiamoci che mentre le grandi correnti culturali, ideali e politiche – comunista, socialista, cattolica, liberale… - stanno costruendo insieme la Costituzione repubblicana, ormai nel paese si era il rotto il patto antifascista e i socialisti e comunisti sono all’opposizione (e la lotta politica è aspra, durissima). Non è sempre stato facile da raggiungere l’equilibrio tra la tensione verso il perseguimento del bene comune attraverso la pattuizione fra le forze diverse e divergenti, e quella di rappresentare interessi, bisogni e visioni di classe, di partito, di “schieramento” a livello planetario
· … già da subito, si esplica la cultura del distinguere anche fra gli avversari di classe, la cura delle alleanze, ecc. (perfino nella durissima e sanguinosa lotta dei 40 giorni contro le disdette in agricoltura, si considerò in modo differente i grandi agrari e i piccoli coltivatori)
· sinergia con il sindacato e le altre organizzazioni di riferimento popolare
· grandissima cura per i problemi materiali e civili del popolo (diritti sociali, di cittadinanza) e culturali (il problema femminile viene proprio messo a fuoco, già in quegli anni, dal PCI) Furono affrontati problemi cruciali…, con visioni e proposte ancora oggi di grande validità (il miglior utilizzo del Po, ecc.; la questione del sistema elettorale: la lotta contro la “legge truffa”, che, nelle condizioni storiche di allora, era veramente tale, e non di certo uno strumento a favore di un sistema politiche basato sull’alternanza ecc.)
· particolare fecondità delle relazioni con le altre forze, gli altri partiti, anche con la DC, che ebbero nel cremonese dirigenti di valore… Comunque, non sempre si è saputo utilizzar in pieno anche l’analisi e la visione di forze esterne, in modo di avere un approccio più complesso, fine e approfondito della realtà, dei suoi problemi e quindi della soluzione da dare ai problemi (vedi i processi di industrializzazione, ecc.)
· la contraddizione (la “schizofrenia” del comunista descritta da Italo Calvino, riproposta nel dibattito da Roberto Galletti, segretario della Sinistra Giovanile) fra l’accettazione totale del modello politico, del sistema dei valori e del riferimento simbolico del comunismo reale… e il contemporaneo perseguimento in Italia di un’altra strada profondamente diversa (nei metodi politici, nel progetto di società, ecc.). Non si è trattato di “doppiezza” (lo prova anche il fatto che i socialisti e anche molti personaggi cattolici condividevano lo stesso giudizio encomiastico sul senso, la forza propositiva e sulla funzione politica mondiale dell’URRS). La prospettiva del PCI, come quella delle altre grandi forze storiche, si ancorava a valori, idee, programmi provenienti da lunghe stagioni storiche, ma non era legata all’immobilizzazione del tempo, che l’avrebbe privata quindi di un vero progetto di ampia durata. Si conferma che, malgrado le profonde differenze, almeno sotto certi aspetti, il comunismo si fondava sulle stesse radici etiche del cattolicesimo…
· solidarietà interna fortissima (vedi l’episodio del “pulcino del partito, che non moriva mai). In sé, la solidarietà non è un valore: in un gruppo a delinquere, in un clan mafioso e in una setta terroristica, la solidarietà è altissima… Ma in questi è finalizzata al bene di pochi contro gli interessi degli altri, immobilizza la cultura, i rapporti di potere interni, esclude lo scambi con le altre culture e realtà, strumentalizzandole solo al perseguimento del proprio successo; ed utilizza l’aggressività e metodi violenti e perversi… Ben diversa, è superfluo spiegare il perché, quella che connotava la vita del partito e che sempre connota tutte le grandi e piccole organizzazione basate su “valori” democratici e miranti al bene comune
· … comunque, questo ruolo del partito (in psicoanalisi, potremmo definirlo “paterno”) inteso come funzione collettiva e simbolica, è oggi profondamente cambiato. Irrimediabilmente perduto? Perduto no, però è molto indebolito, deve girare per altre metafore e altri simboli, si nasconde dietro analisi e ideologie più astratte che, come sappiamo, hanno sempre meno forza di immagine concreta e mancano di valenza affettiva.
Ci viene comunque dal quel partito una lezione proprio oggi centrale: la necessità e la capacità di ben coniugare la richiesta della soddisfazione di bisogni e di interessi “di parte” con quella della progettualità generale e della limitazione dei bisogni, dell’attenzione responsabile verso le future generazioni e i poveri di pane e di diritti del mondo
Alla fine di queste considerazioni, mi sono accorto che, in fondo, esse sono quelle proposte dalla miglior analisi politologia e storica italiana, anche esterna alla sinistra (analisi che, è perfino superfluo ridirlo, fanno piazza pulita delle perfino grottesche deformazioni dell’oggi dominante revisionismo storico di destra…). Ma il gran merito di Azzoni è di averle collocate nella realtà cremonese, di averle ritrovate e comprovate in uomini e fatti concreti, reali… Non solo: di averle colte nella specifica connotazione del comunismo cremonese (ma anche, vista l’impostazione della ricerca, delle altre forze storiche cremonesi). Ma di questo, così come della favolosa faccenda del pulcino del partito che non moriva mai, potrete saperne di più leggendovi il libro…
Gianvittorio Lazzarini
 
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