15 Settembre, 2002
Salviamo il Palazzo dell'Arte
Appello della sezione cremonese di Italia Nostra
APPELLO DELLA SEZIONE CREMONESE DI ITALIA
NOSTRA
Salviamo il Palazzo dell'Arte nella sua integrità
di capolavoro del novecento architettonico.
Ripensiamo in termini seri e non improvvisati all'intera
questione del rapporto tra valorizzazione
della liuteria cremonese e tutela del centro
storico cittadino. Evitiamo al paesaggio
urbano cremonese l'ennesimo sfregio
di una sopraelevazione in titanio a quattro
passi dal Torrazzo.
Palazzo dell’arte è espressione, per altro come lo è ogni
edificio, del modo d’intendere l’architettura.. L’architetto
Carlo Cocchia, nel progettarlo declina razionalismo con gigantismo,
simbolismo locale con attenzione all’uso
del cotto. Basterebbe questa semplice nota
per chiedere la sua salvaguardia ed evitare
che un intervento, inteso a snaturarlo, ne
modifichi la leggibilità.
A ciò si aggiunga che il Palazzo partecipa all’identità ambientale e culturale del centro
storico di Cremona. La salvaguardia dei centri
storici, come testimonianza della vita cittadina
è tema che è oggetto puntuale di studio da
più di mezzo secolo. La conservazione e la tutela non riguardano solo il singolo manufatto,
ma l’ambiente. Come non è pensabile piazza
del Duomo senza piazza Piccola, non è neppure
pensabile l’intero centro storico della nostra
Città senza piazza Marconi di cui il Palazzo
dell’Arte è l’edificio più rimarchevole.
E’ doverosa una chiarificazione a glossa
di quanto detto. A partire dal XIX secolo s’impone la coscienza “storicista”
che afferma l’unicità di ogni periodo storico, il valore testimoniale di ciascun documento ed il riconoscimento
che l’architettura costituisce memoria inalienabile
per l’identità di una città, pena la sua
“amnesia culturale”. Il Palazzo, mentre testimonia
la “volontà d’arte” propria del momento in
cui è stato edificato (kunstwollen), fa memoria della tante attività culturali
di cui è stato contenitore sino ad arrivare
alla funzione di edificio scolastico.
Ciò comporta che l’unico intervento corretto
debba individuarsi in un restauro conservativo.
Il Palazzo chiede di non essere consegnato
a dei progettisti, ma a dei restauratori.
Questi ultimi partono da una conoscenza puntuale
del manufatto e non lo ritengono una mera
occasione per dar sfogo alla propria creatività.
Questa, per altro, realizza sull’edificato delle superfetazioni che lo
rendono illeggibile falsandone il valore documentale.
I progettisti lascino il loro “segno forte”
sui lotti non ancora edificati, sugli edifici
s’intervenga con un restauro “timido” che
non cancella il passato.
A corollario di quanto sostenuto vi è da
una parte il riconoscimento che ogni testimonianza,
a qualsiasi epoca appartenga, va salvaguardata. Essa documenta l’unicità
di ogni momento della storia in quanto questo è determinato dalla personalità
di ciascun soggetto umano che ne è stato
partecipe.
Dall’altra, vi è la convinzione che l’architettura
sia un documento storico privilegiato: l’uomo
in essa testimonia il suo modo di “abitare
la terra”.
Palazzo dell’arte fa memoria di più di sessantacinque anni della
storia di Cremona.
Si deve inoltre precisare che il museo del
violino non può essere una mera esposizione
mediatica, ma deve essere principalmente
un luogo di studio per chi s’interessa di
liuteria. Un museo non ha solo finalità turistiche!
Non può neppure sorgere dislocato rispetto
alla Scuola Internazionale di Liuteria e
neppure rispetto alla Facoltà di Musicologia.
Pertanto, mentre andrebbe realizzato uno
studio puntuale del museo (avendone chiari
gli scopi e gli obiettivi), al contempo si dovrebbe ripensare alla sua collocazione.
Sulla scorta di un rilievo storico del Palazzo,
della consapevolezza del suo valore testimoniale
e conseguentemente della necessità di un
intervento di restauro (non di riprogettazione!), della funzione di un museo del violino (più
correttamente di un museo della musica!),
si ritiene che quanto attualmente proposto
per Palazzo dell’Arte dall’attuale Amministrazione
Comunale debba essere oggetto di una seria
riflessione. Un ripensamento s’impone ove
evitare risultati irreversibilmente nefasti.
Le adesioni all’appello possono essere inviate:
-
per posta a
Italia Nostra, casella postale 73, 26100
Cremona
-
per e-mail a
cremona@italianostra.org
 
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