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						 15 Settembre, 2002  
						Rio de Janeiro, Brasile .Intervista a Marco Stella, cremasco  
						L'intervista: Marco Stella,cremasco ,collaboratore del Portale dei Lombardi 
  
                      
 
Rio de Janeiro, Brasile .Intervista a Marco
Stella, cremasco 
L'intervista: Marco Stella,cremasco ,collaboratore
del Portale dei Lombardi  
nel Mondo ,residente a Rio de Janeiro, Brasile
 
D- Chi è Marco Stella? 
R- Sono di Crema, una perla veneta nel cuore
della Lombardia. Insegno  
lingua e cultura italiana presso la Berlitz
di Rio de Janeiro.  
D- Da quanto tempo vivi a Rio e perchè? 
R- Vivo in Brasile, ad intermittenza, dal 2000
dopo un periodo trascorso a  
Salvador de Bahia sono a Rio da quattro anni
circa. 
Mi sono trasferito in Brasile per lavoro
e passione, poi si sono  
moltiplicate le passioni ed i lavori sino
a quando mi son reso conto che un  
paese giovane, un paese in costruzione, potesse
offrire infinite possibilità  
e decisi di trasferirmi, con la convinzione,
forse illusoria, di poter esser  
parte attiva di questo processo.  
D- Parlaci del "tuo" Brasile 
R- Il mio Brasile é mio figlio, mio figlio Matteo,
nato a Ilhéus sul  
litorale baiano sei anni fa. L'Italia sono
i miei genitori, mia sorella i  
miei parenti ed amici, é il mio sangue. Per
questa ragione il "mio" Brasile
 
non sará mai completamente "mio". 
Il Brasile per me é fonte di ispirazione,
grazie alle emozioni, alle  
passioni provate su questa nuova terra ho
scritto il mio romanzo breve "I  
Giorni dell'Anarchia" -autoprodotto
nel 2002- ed altri due ancora inediti. 
Vedendo il Brasile come terra di mio figlio
e fonte di ispirazione, mi son  
più volte impegnato socialmete e politicamente
per offrire il mio contributo  
al miglioraramento del quadro sociale.  
D- Come definiresti le relazioni attuali
tra il Brasile e l' Italia? 
R- Tra Italia e Brasile ci sono sempre stati
ottime relazioni, ogni tanto  
qualche piccolo disguido diplomatico, come
per il caso Battisti, può  
raffreddare i rapporti, ma solo a livello
istituzionale e per poco tempo. 
Caratteristica della politica estera brasiliana
é sempre stata quella di  
cercare di star con un piede in due scarpe,
si ricordi il Presidente Vargas,  
dittatore carismatico e populista degli anni
30 e 40, che dopo aver  
corteggiato Mussolini ha prestato i valorosi
militari del "corpo di  
spedizione volontario" agli alleati
per l'occupazione dell'Italia durante la
 
Seconda Guerra Mondiale. Non diversamente
i politici del dopoguerra hanno  
fatto a gara per vedere chi fosse più amico
degli Americani, degli Europei o  
dei Sovietici. Una certa autonomia l'ha conquistata
il governo Lula, pur non  
perdendo quella caratteristica brasiliana
sopracitata mostrandosi ora il  
caudiglietto del Brasile agli occhi di Chavez
ora un politico moderato e  
servile agli occhi delle plutocrazie democratiche.
I rapporti tra i due  
popoli andranno sempre bene, sono popoli
molti simili.  
D- In Italia, qual' è il Brasile che si conosce
e quale quello sconosciuto?  
R- Penso che si conosca un po'tutto, il Brasile
non ha mai voluto nascondere  
i suoi difetti, la sua miseria. Accanto all'immagine
del Brasile del  
carnevale contagiante e di una natura rigogliosa
si é sempre saputo che una  
grandissima fetta della popolazione vivesse,
ed in parte ancor oggi vive, in  
condizioni indegne. 
Si conosce il Brasile delle spiaggie bianche,
delle cittadine coloniali, ed  
il Brasile dei suoi problemi cronici come
il lavoro minorile, la  
prostituzione ed il narcotraffico. Noi italiani
conosciamo il Brasile,  
inoltre, come capitale del calcio. Qualcosa
che forse si conosce meno?  
L'entroterra. Il Sertão (semiarido) con la
sue tradizioni popolari secolari,  
il brasile agricolo in parte arenato al latifondo,
che ne condiziona la vita  
sociale come nel nostro ottocento ed il Brasile
legato alle forti tradizioni  
degli emigranti, che si scroge nelle cittadine
dove si parla il dialetto  
veneto, il tedesco o lo yorubà (lingua africana)
e dove le culture e  
tradizioni italiane, tedesche, polacche o
africane sono state tramandate in  
modo tale da aver riprodotto in terra americana
una nuova Europa o una nuova  
Africa. 
Direi che la maggior parte degli italiani
conosca territorialmente il  
litorale e le foreste inserite nei percorsi
tutistici, una piccola parte  
dunque del territorio nazionale. Il Brasile
é un continente ed ha ancora  
molto da far conoscere.  
D- La tua attenzione verso i ceti sociali
più emarginati è sempre molto  
forte, parlaci delle tue esperienze. 
R- Le esperienze filantropiche in Brasile sono
state molte, di natura molto  
diversificata. Si possono suddividere in
azioni sociali di due tipi:  
politica e piú prettamente assistenziale. 
Le mia attivitá politiche in Brasile sono
relative alla formazione. Credo  
fortemente che la formazione del cittadino
sia alla base del vero  
rinnovamento della società, un cittadino
che conosce gli ingranaggi del  
sistema politico del suo paese, che conosce
a fondo i problemi del suo paese  
e che ha una buona base culturale sia in
grado di far scelte intelligenti,  
indipendentemente dal pensiero filosofico
politico che lo affascini  
maggiormente. Credo nel sistema politico
corporativo e nello Stato Etico,  
sistema che estrappolato dai vecchi concetti
dittatoriali degli anni 30, può  
portare al ribaltamento dell'attuale sistema
mondiale dove la politica  
(dunque lo Stato ed poopolo) é sottomessa
all'economia, riprestinando il  
ruolo dello Stato e quello di un cittadino
partecipativo. Il nucleo di  
questa rivoluzione é l'uomo e la prima parte
della mia filantropia è offrire  
suggerimenti ed orientamenti a chi vuole
far qualcosa per migliorare il  
Paese. Lo faccio tramite l'organizzazione
di dibattiti pubblici presso varie  
istituzioni. 
L'attività che piú si avvicina al comune
concetto di attenzione verso i ceti  
sociali emarginati é quella assistenziale
dove con la Mater Italia, onlus  
registrata presso la Provincia di Cremona
ho organizzato campagne per la  
raccolta e distribuzione di alimenti e giocattoli
nei quartieri popolari di  
Salvador e Rio de Janeiro, facendo da anello
tra la classe sociale abbiente  
e quella piú debole. Sempre tramite la Mater
Italia ho coordinato alcune  
campagne per la sensibilizzazione in materia
di controllo delle nascite  
(enfatizzando la mia completa avversione
alla pratica dell'aborto) e  
orientare la cittadinanza dei quartieri poveri
su come fare in modo che  
vengano rispettati ed onorati i bei diritti
elegantemente scritti su una  
delle più elaborate costituzini.  
L'immersione in un mondo di emarginazione
spesso mitizza o sopravvaluta il  
nostro mondo, il mio mondo, la mia Patria
che da lontano, effetto della  
distanza, la si immagina sempre perfetta
e ben organizzata. Purtroppo non é  
cosí, per questa ragione parte del mio tempo
l'ho sempre dedicato anche alla  
politica italiana con particolare attenzione
verso la geopolitica, il  
rinnovamento delle istituzioni in chiave
corporativa e la nostra povertá  
(che purtroppo sta aumentando). Ci si accorge
che le nostre conquiste  
sociali (difesa del lavoratore, previdenza
sociale e sanità) devono esser  
difese con le unghie e con i denti affinchè
i sacrifici del novecento non  
risultino invani. Sono per una chiara politica
dell'immigrazione che non  
danneggi il già debole tessuto sociale italiano;
una politica della casa che  
rompa con lo strozzinaggio degli affitti;
una riforma scolastica vera che  
azzeri le riformuccie illogiche ed insensate
che scalfirono e danneggiarono  
l'unica, vera, logica e funzionale riforma
scolastica - quella gentiliana -  
ed é da quella che si deve riprender il percorso,
modernizzandola ed  
adeguandola ai tempi. Infine lavorare su
quell'infimo prodotto umano che é  
il nostro politico, e qui purtroppo siamo
identici ai paesi in via di  
sviluppo: la corruzione dilagante, il senso
di impunitá e la scarsa  
partecipazione popolare alla vita politica
del paese fanno che sai la parte  
peggiore della società a governare e non
la migliore.  
Ed il lavoro politco-sociale per la comunitá
italiana in Brasile mi sta  
interessando sempre piú, da quando ho conosciuto
Antonello Confente, uomo di  
grande spessore umano e capito un po' di
piú come funziona il tacito  
consociativismo mafioso di molte nostre istituzioni
all'estero. Nuove  
battaglie all'orizzonte.  
D- Dove riconosci la fusione delle due culture? 
R- Indubbiamente nella passione per il gioco
del calcio, nella musica ed in  
parte anche nella spontaneità e cultura del
divertimento.  
D- Un aneddoto che vorresti condividere 
R- Un giorno, nello stato di Bahia e più precisamente
ad Una, ho preso tra  
le braccia un bambino denutrito, era pelle
e ossa, una testa enorme e degli  
occhioni che imploravano qualcosa in più
di un po' di latte. Uno sguardo che  
spronava ad agire per un futuro migliore,
fuori da ogni demagogia: PURA  
AZIONE.  
 
Patrizia Marcheselli 
Portale dei Lombardi nel Mondo  
 
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