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15 Settembre, 2002
Ipab, scelte non ideologiche ma solamente a favore degli anziani
Intervento del segretario della federazione DS di Cremona, Pierattilio Superti

Il dibattito sul futuro delle Ipab ha sollevato attenzione e passione, come è giusto che sia.
Si tratta di capire quale sia il futuro migliore per un pezzo importante e decisivo del sistema di welfare locale, cioè di quel sistema di servizi sociali che generazioni di cremonesi hanno costruito negli anni.
Le Ipab nel nostro territorio sono soprattutto rivolte alla cura delle persone anziane non più capaci di essere autosufficienti.
In questi anni sono state messe a dura prova dai continui tagli che la regione Lombardia ha deciso su questo settore.
In pochi anni si sono drasticamente ridotti i posti letto con ricadute pesantissime per le famiglie e per gli stessi anziani: rette impossibili per un reddito basso o medio-basso, liste d’attesa lunghissime ed esasperanti, situazioni familiari molto difficili.
Ora la Regione Lombardia ha fatto una legge, applicativa di una nazionale, che obbliga le Ipab alla trasformazione, entro il 30 di ottobre 2003, in Aziende di Servizi alla Persona (le ASP) o in Fondazioni.
Anche altre Regioni hanno adottato leggi sullo stesso argomento, ma con contenuti diversi.
Quella lombarda è una brutta legge, il centrosinistra ha votato contro. Pone una risorsa fondamentale della comunità locale, quella costituita dalle ipab, direttamente sotto il controllo regionale, prefigurando una specie di esproprio regionale di tutto il capitale delle nostre Ipab nel caso si trasformino in ASP, che devono poi rispondere alle direttive della Regione.
In altre regioni, per esempio l’Emilia, non è così.
Se fossimo in Emilia non ci sarebbe la discussione su quale trasformazione fare, si trasformerebbe in ASP perché non vi è alcun esproprio della Regione né per il patrimonio né per gli obiettivi di assistenza.
Inoltre le ASP, in Lombardia e non in Emilia, non si possono aggregare e costituire società fra loro per ridurre i costi e aumentare i servizi. La discussione su quale futuro devono avere le Ipab deve partire da qui, dalla realtà in cui siamo e con la legislazione che c’è.
Molto è stato detto sulla cosiddetta “privatizzazione”: cioè la trasformazione delle Ipab in Fondazione.
Non mi sembra che si possa discutere partendo da una discussione ideologica su pubblico o privato, perché non è questo il caso.
La Fondazione avrebbe, per esempio, un consiglio di amministrazione interamente nominato dal Comune, il patrimonio resterebbe di sua proprietà, sarebbe sicuramente più legata alla comunità locale. Si potrebbe ipotizzare la presenza anche del volontariato sociale e di altri soggetti sociali.
L’ASP avrebbe un carattere più pubblico ma il patrimonio sarebbe controllato dalla Regione, il consiglio di amministrazione sarebbe nominato da Comune e da Regione e quindi con rischi di conflitto continui, avrebbe l’obbligo della economicità e del pareggio di bilancio pena il commissariamento della regione. Il contratto di lavoro dei dipendenti sarebbe in ogni caso di natura privatistica e si prevede un nuovo contratto di comparto regionale; fino a quel momento resterebbe in vigore il contratto attuale.
Ma la discussione non può essere solo su questi aspetti. Hanno ragione i sindacati quando ricordano che la discussione deve prima di tutto essere quale modello di servizi sociali si vuole perseguire.
Allora la discussione deve porsi alcuni obiettivi di fondo che cerco di riassumere per come l’Ulivo li ha discussi.
1. Al centro la qualità della cura, assistenziale e sanitaria, della persona ,la possibilità di avere i servizi necessari per tutti coloro che ne hanno bisogno. Questo significa avere le possibilità di fare investimenti sulle strutture, cioè avere risorse disponibili.
2. Tenere questa rete di assistenza il più vicina al territorio e quindi più rispondente ai bisogni reali, concreti con i Comuni che ne determinano gli obiettivi e rispondono della loro realizzazione
3. Superare la frammentazione che esiste oggi tra diversi soggetti che hanno competenze e responsabilità in campo sociale che a volte non dialogano tra di loro con il risultato che a volte si fanno investimenti non dove serve ma dove si può. Dunque creare una vera e propria rete di questi servizi. Questo è tanto più vero nei comuni di dimensioni maggiori, a partire da Cremona, dove esistono diversi soggetti e dove la effettiva capacità di governo e di investimento è a volte frenata da questa dispersione di energie. Per questo a Cremona si pensa alla creazione di una sola Fondazione che nasca dalla fusione delle due Ipab e che collabori strettamente con il Comune , perché in questo modo si avrebbero risorse per lo sviluppo del sistema locale, ad esempio per intervenire sull’Ospizio Soldi per adeguare la vecchia struttura. In altro modo queste risorse non ci sarebbero e questo significa che, avendo l’ASP l’obbligo di pareggio di bilancio, per fare investimenti bisognerà tagliare sul personale.
4. Ricercare la semplificazione dei centri di intervento, di decisione proprio per rendere efficace la gestione di un sistema con più soggetti il cui governo deve essere assegnata all’Ente Locale che può favorire processi di fusione per una gestione più efficiente.
5. La gestione dei servizi deve mantenere la caratteristica del pubblico: garantire cioè l’universalità delle prestazioni ed insieme cercare la qualità, non certo il guadagno fine a se stesso. Come scrivono CGIL, CISL, UIL regionali “tutti i soggetti derivanti dalle trasformazioni restino, comunque, parte integrante della rete territoriale dei servizi, che va potenziata e non smantellata”.
6. I diritti dei lavoratori per l’Ulivo sono l’altro aspetto fondamentale: vanno garantiti così come va garantita la qualità dell’assistenza alla persona. Sia ASP o Fondazione questo resta un obiettivo fondamentale.
7. Per fare queste operazioni serve il massimo consenso possibile: per questo ancora non si è assunta una decisione finale, prima occorre ricercare un confronto e una convergenza il più ampia possibile.
Come si vede gli obiettivi ci sono e la domanda che a settembre ci si dovrà fare tutti insieme è: quale è la forma che più li garantisce? ASP o Fondazione?
E’ quello che stanno discutendo tutti i Comuni Lombardi e non c’è una distinzione secca tra destra e sinistra: Sesto San Giovanni è orientato sulla Fondazione (e Rifondazione è in Giunta) così come Abbiategrasso, Ghedi e la maggior parte sembra fino ad ora. Milano e Lodi sembra invece preferiscano l’ASP.
Io penso che la scelta vada vista realtà per realtà stabilendo bene gli obiettivi che vogliamo perseguire.
Per noi sono quelli che ho cercato di indicare.
Una discussione ideologica su pubblico (sempre bene) o privato (sempre male) non solo non aiuta ma non è nemmeno vera.

Pier Attilio Superti
Segretario federazione DS Cremona

Cremona 12 agosto 2003  


       



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