15 Settembre, 2002
Cereali: uno sguardo al mercato in vista delle prossime semine
La cerealicoltura, da sempre una delle voci principali dell’agricoltura cremonese, ha aperto una nuova annata di lavoro.
ASSOCIAZIONE PRODUTTORI CEREALI E SEMI OLEOSI
DELLA LOMBARDIA
Cereali: uno sguardo al mercato in vista delle prossime semine
La cerealicoltura, da sempre una delle voci
principali dell’agricoltura cremonese, ha
aperto una nuova annata di lavoro. Alla vigilia
delle prime semine, facciamo il punto della
situazione con Arnaldo Freri, Presidente
dell’Associazione Produttori Cereali e Semi
Oleosi della Lombardia.
Presidente Freri, le condizioni meteorologiche
delle scorse settimane possono influenzare
le semine primaverili?
Certamente. Le perduranti piogge invernali
e la nevicata di mercoledì scorso hanno di
fatto impedito il normale lavoro di preparazione
dei terreni per le semine. Solitamente ai
primi di marzo venivano seminate le bietole
mentre ora, se tutto va bene, si semineranno
nell’ultima decade del mese. Alcune imprese
con terreni tenaci stanno pensando di disdettare
i contratti perché le semine delle bietole
slitterebbero ai primi di aprile rendendo,
in pratica, antieconomico investire in questa
coltura. Le imprese con allevamenti hanno
ancora i vasconi pieni di liquame e prima
di poter spargere i reflui sarà necessario
attendere che i campi si asciughino. In questo
contesto è ragionevole pensare che anche
nel 2010, come già accaduto lo scorso anno,
le semine del mais slitteranno di qualche
settimana. L’auspicio di tutti gli agricoltori
è quello di evitare semine tardive onde compromettere
seriamente la produttività per ettaro e,
quindi, la redditività aziendale.
A proposito di redditività, si registrano
dei miglioramenti in queste prime settimane
del 2010 in termini di prezzo dei cereali?
Purtroppo non solo non si registrano incrementi
di prezzo dei principali cereali, ma si sta
addirittura assistendo ad una lenta ma costante
diminuzione dei cereali a paglia come frumento
tenero ed orzo dovuta all’ingente quantità
offerta dai Paesi dell’est europeo a fronte
di una domanda interna assai debole. E’ chiaro
che questa considerevole offerta di cereali
a basso costo – e scarsa qualità – influenza
negativamente anche il mercato del mais.
Addirittura il frumento duro è diminuito
rispetto alla media dello scorso anno di
oltre 40 euro/tonnellata con una quotazione
attuale di poco superiore alle 150 euro/ton.
Il vero problema è che le imprese cerealicole
sono strette nella morsa tra quotazioni che
sono ritornate ai livelli di oltre trent’anni
orsono e costi di produzione in continuo
aumento. I prezzi del 2009 sono stati mediamente
inferiori rispetto a quelli del 2008 di oltre
il 30%, tranne che per la soia dove la diminuzione
è stata “solamente” del 15%.
PREZZI MEDI CEREALI E SOIA - px in euro/ton
-
|
Prodotto
|
px 2009
|
px 2008
|
dif. 2009-2008
|
mais nazionale secco
|
127,18
|
189,09
|
- 33%
|
frumento tenero p.s. 76 - 78
|
125,68
|
194,59
|
- 35%
|
orzo p.s. da 60 - 65
|
121,34
|
182,38
|
- 33%
|
frumento duro p.s. 77 - 78 *
|
198,47
|
359,85
|
- 45%
|
soia nazionale *
|
338,28
|
396,20
|
- 15%
|
Fonte dati CCIAA di Cremona. * CCIAA di Bologna
Quali sono le prospettive del mais per i prossimi mesi?
Dopo le ottime produzioni in termini di quantità
registrate due campagne orsono sia a livello
europeo sia internazionale e dopo le buone
rese dello scorso anno, gli analisti prevedono
una riduzione delle superfici seminate in
Europa nell’ordine del 6-8% e questo aspetto
ci induce ad essere fiduciosi per una sensibile
ripresa delle quotazioni entro fine anno.
Inoltre anche i consumi di mais e sorgo per
la destinazione agroenergetica dovrebbero
aumentare: alla fine del 2009 erano in funzione
in Italia 150 impianti di produzione di biogas;
considerando che ciascuno di questi necessita
mediamente di 180-200 ha di superficie a
mais, gli ettari destinati a questo impiego
in Italia sono stati di poco inferiori ai
30mila ovvero a circa il 3% della produzione
complessiva di mais. Entro il 2011 si stima
che il numero degli impianti dovrebbe raddoppiare
e, di conseguenza, dovrebbe raddoppiare anche
il numero di ettari da destinare ad alimentare
questi impianti, anche se siamo molto lontani
rispetto a quanto avviene per esempio negli
Stati Uniti dove un quarto dei cereali coltivati
nel corso del 2009 è andato ad alimentare
automobili o comunque verso utilizzi alternativi
come la produzione di bioetanolo. Comunque
sia, già a partire dal prossimo agosto ci
aspettiamo un incremento del prezzo del trinciato
– soprattutto nelle zone limitrofe a questi
impianti di biogas – e, di conseguenza, un incremento del prezzo
del pastone di mais.
A proposito di biogas, come vede questo grande
interesse del settore agricolo verso le fonti
energetiche alternative?
Sono favorevole al fotovoltaico e all’implementazione
di impianti di produzione di energia con
pannelli solari. Leggevo recentemente su
“Il Sole 24 ore” che con gli impianti fotovoltaici
in funzione alla fine dello scorso anno in
Italia si produceva energia pulita tanta
quanto ne poteva fornire una centrale nucleare
di medie dimensioni. In merito al biogas
il discorso è più complesso. Ritengo che
per imprese con allevamenti un impianto a
biogas possa rappresentare un’opportunità
di gestione anche del problema nitrati purchè
sia congruo con le dimensioni aziendali.
Con l’esplosione nella costruzione di questi
impianti stiamo assistendo ad un vertiginoso
incremento del prezzo degli affitti dei terreni
che sta mettendo in ginocchio non solo le
imprese cerealicole ma anche quelle con bovini
e suini. Con i prezzi dei prodotti agricoli
così bassi – e non mi riferisco solo ai cereali
ma anche al latte alla stalla e alla carne
di suino – diventa fondamentale, per poter
rimanere sul mercato, riuscire a limare sempre
più i costi di produzione, ma se gli affitti
crescono fin quasi a raddoppiare, tutta l’agricoltura
tradizionale rimane spiazzata.
Quali misure si potrebbero adottare per rilanciare
la coltura del mais e sostenerne la redditività?
Con la riforma degli ultimi anni della PAC
che ha abbandonato una politica di sostegno
dei prezzi agricoli siamo sempre più in balia
di prezzi volatili che hanno portato i cereali
tra la fine del 2007 e gli inizi del 2008
a quotazioni non previste e molto elevate,
frutto di una speculazione che ha portato
forti guadagni per altri settori e solamente
l’amaro in bocca per gli agricoltori che
hanno visto i prezzi dei mezzi tecnici aumentare
in modo considerevole e, dopo pochi mesi,
dimezzarsi le quotazioni dei propri prodotti
nel corso di qualche settimana.
Sinteticamente dobbiamo prevedere e sperimentare
entro settembre prossimo la convivenza tra
concia del mais con poncho o gaucho e la
sopravvivenza delle api, affinché si riesca
entro la fine dell’estate ad ottenere la
possibilità di seminare con seme di mais
trattato a partire dal 2011.
A livello europeo dobbiamo fare pressione
affinché si trovino adeguati strumenti per
rendere più stabili i mercati nonché inasprire
i controlli sanitari sulla granella importata
soprattutto dai Paesi dell’Est.
 
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