15 Settembre, 2002
Pro e contro. Pd al bivio: tra "larghe intese" e costruzione dell'alternativa....
Due posizioni : Atomo bipartisan e Il nucleare? Sarebbe di troppo.
Pro e contro. Pd al bivio: tra "larghe
intese" e costruzione dell'alternativa,
anche sul terreno dell'energia ?
Due posizioni : Atomo bipartisan e Il nucleare?
Sarebbe di troppo.
Di seguito 2 articoli che riportano due posizioni
opposte sull'utilità del ricorso al nucleare
in Italia: la prima, favorevole al nucleare,
che può sollevare il sospetto di prove di
larghe intese all'orizzonte, anche in materia
energetica. La seconda, più seria a mio avviso,
si fonda su un autonomia di giudizio che
è alla base stessa di un progetto di alternativa.
In allegato l'invito a partecipare ad un
incontro con gli amici radicali sulla storia
delle lotte e mobilitazioni su Caorso.
Marco Pezzoni.
Atomo bipartisan.
Lettera a Bersani: evitare "pressapochismo"
Prove di "governo tecnico"? L'imperante
ed inevitabile dietrologia nazionale ha già
interpretato in questo senso la lettera che
72 firmatari da Umberto Veronesi a Margherita
Hack, tra scienziati, imprenditori e parlamentari,
hanno inviato al segretario del Pd, Pierluigi
Bersani, proprio nel momento di maggiore
difficoltà per le strategie della maggioranza
di centro-destra sul ritorno al nucleare,
all'indomani delle dimissioni del fautore
politico più forte di questa operazione,
l'ex ministro Claudio Scajola. Missiva aperta
che chiede alla sinistra di evitare "pressappochismo
e atteggiamenti antiscientifici" riguardo
una fonte che può "aiutare a combattere
le emissioni di C02".
"Fra le grandi questioni irrisolte del
nostro Paese - si legge - vi è il problema
energetico" e "sebbene la legge
che reintroduce la possibilità di riutilizzo
del nucleare contenga forzature - si sottolinea
- riteniamo che non sia in alcun modo giustificata
l'avversione al reingresso dell'Italia nelle
tecnologie nucleari". Secondo i settantadue
firmatari, infatti, "dal punto di vista
ambientale non vi è programma internazionale
accreditato per la riduzione della CO2 che
non preveda anche il ricorso all'energia
nucleare e non vi è un solo studio internazionale
che affidi alle sole rinnovabili il compito
di ridurre il peso dei combustibili fossili
ed invece tutti gli accenti che sentiamo
oggi nel Pd prescindono dall'analisi di questi
dati e fatti".
"Caro segretario - prosegue la missiva
- occorre evitare il rischio che nel Pd prenda
piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento
elitario e snobistico che isolerebbe l'Italia,
non solo in questo campo, dalle frontiere
dell'innovazione".
fonte: QE, 11-05-10
Il nucleare? Sarebbe di troppo
Il sistema elettrico ital iano non ha bisogno
del nucleare: anche se peggiorasse l'efficienza
energetica non c'è spazio f ino al 2030 per
l'elettricità delle centrali atomiche. Lo
spiega uno studio sugli scenari
elettrici dei prossimi due decenni presentato
dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile
Il sistema elettrico italiano non ha bisogno
del nucleare: anche se non si migliorasse
l'efficienza energetica, dopo questa crisi
economica non c'è spazio fino al 2030 per
l'elettricità delle centrali atomiche. Per
soddisfare il fabbisogno elettrico bastano
le centrali termoelettriche già in costruzione
o approvate e le fonti rinnovabili, che al
2030 potranno dare dal 39 al 45% dell'elettricità
italiana. È quanto emerge da "Scenari
elettrici post crisi al 2020 e 2030",
rapporto della Fondazione per lo Sviluppo
Sostenibile.
Due gli scenari dipinti dallo studio: in
uno lo "scenario blu" si presuppone
un miglioramento dell'efficienza elettrica,
nell'altro, lo "scenario grigio"
si ipotizza che l'efficienza (al contrario
di quanto sta avvenendo) peggiori. In entrambi
i casi si prevede un forte aumento delle
fonti rinnovabili che, mantenendo il trend
di crescita in atto, raggiungerebbero 21
nel 2020 la produzione di circa 107 miliardi
di chilowattora e potrebbero poi superare
165 TWh nel 2030: 39% del totale per lo scenario
blu e 45% per quello grigio. Nello scenario
blu, che il rapporto reputa "il più
probabile", considerate le tendenze
già avviate prima della crisi,l'incremento
dei consumi di elettricità sarebbe dimezzato
rispetto al decennio precedente. Si ritornerebbe
ai consumi elettrici pre-crisi (del 2007)
solo nel 2020. L'intensità energetica (rapporto
tra energia consumata e ricchezza prodotta)
calerebbe da 261 chilowattora ogni mille
euro di Pil nel 2010 a 240 nel 2030; vi sarebbe
una riduzione della produzione di elettricità
da combustibili fossili e le emissioni di
CO2 scenderebbero, rispetto al 2005, del
20% nel 2020 e del 26,7%% nel 2030.
In questo scenario servirebbero centrali
elettriche con una potenza totale di 70,6
GW nel 2020 e 77 GW nel 2030: oggi ve ne
sono già funzionanti per 76 GW, "con
quelle nuove in costruzione si potrebbe avere
un eccesso di capacità produttiva, anche
considerando solo le nuove centrali già progettate
e in fase avanzata di autorizzazione, la
cui costruzione - spiega lo studio - dovrà
essere prevedibilmente, rinviata."
Anche se, contrariamente alla tendenza in
atto, l'intensità energetica crescesse, ossia
peggiorasse l'efficienza energetica, poi,
non servirebbero più impianti di quelli già
in fase autorizzativa. È quanto previsto
dallo scenario grigio: in questa ipotesi
aumenterebbe la produzione di elettricità
da combustibili fossili e le emissioni di
CO2 diminuirebbero in modo insufficiente:
nel 2020 del 10,3% rispetto al 2005. Il fabbisogno
di potenza elettrica al 2020 per fornire
l'elettricità richiesta alla rete sarebbe
di circa 76 GW che può essere soddisfatto
con le centrali esistenti e con le nuove
centrali termoelettriche convenzionali, per
circa 5,2 GW, già in costruzione.
Nel 2030 il fabbisogno di potenza elettrica
salirebbe a circa 87,6 GW: con l'aggiunta
degli ulteriori impianti già autorizzati
e non ancora in costruzione e quelli con
progetti definiti e in fase avanzata di autorizzazione,
si potrà coprire tranquillamente il fabbisogno
di potenza elettrica a quella data.
"In entrambi gli scenari, sia di miglioramento,
sia di peggioramento dell'efficienza elettrica,
dopo i cambiamenti in parte prodotti, in
parte accelerati dalla crisi, viste le nuove
centrali convenzionali in costruzione o già
in fase di autorizzazione e visto lo sviluppo
delle rinnovabili - conclude lo studio -
non c'è spazio per un forte aumento della
potenza elettrica come quella di nuove centrali
nucleari, almeno fino al 2030. Per il terzo
decennio invece del nucleare, per ridurre
ulteriormente le emissioni di CO2, converrebbe
sviluppare e applicare alle centrali a carbone
la cattura e sequestro della CO2 (CCS): una
tecnologia innovativa, con grandi potenzialità
di sviluppo.", dice il rapporto della
Fondazione Sviluppo Sostenibile.
Fonte QualEnergia, 11-05-10
 
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