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15 Settembre, 2002
Cremona.Il Consiglio boccia la mozione Pd sul nucleare 23 contro 16 voti.
Atre interrogazioni PD : Prima Festa sul Po, Affidamento sepoltura dei feti

Cremona.Il Consiglio boccia la mozione Pd sul nucleare 23 contro 16 voti.
Atre interrogazioni: Prima Festa sul Po, Affidamento sepoltura dei feti
Interrogazione presentata in data 30 aprile 2010 dai consiglieri comunali del gruppo consiliare Partito Democratico Gianfranco Berneri e Daniele Bonali circa la prima festa/sagra del Grande Fiume promossa dall’Assessorato alle Periferie.
Premesso che abbiamo appreso dalla stampa che l’Assessorato alle Periferie è di nuovo protagonista di un “evento culturale” denominato Festa/Sagra del Grande Fiume; nel passato sono state organizzate feste, da parte dell’Amministrazione Provinciale e dai Comuni che gravitano attorno al Po, tese a valorizzare la presenza del fiume Po nel nostro territorio e a recuperare quegli aspetti della cultura materiale che sono certamente un patrimonio delle città e del contado. Leggiamo di recentissime dichiarazioni del sindaco Perri con le quali ritiene essenziale valorizzare il fiume Po come opportunità di rilancio del turismo fluviale. Rilevato che risulta totalmente assente nelle iniziative proposte dall’Assessorato alle Periferie quella cultura fluviale in senso antropologico che tanta parte ha avuto nella costruzione della nostra identità, interrogano il Sindaco per conoscere: in che modo il Consiglio Comunale, nelle sue varie articolazioni, sia stato coinvolto nelle sue funzioni di indirizzo e controllo; quali istituzioni ed associazioni locali siano state interpellate e coinvolte nell’organizzazione di suddetta iniziativa e quale compito sia stato assegnato agli operatori dell’Ufficio Periferie; se si intenda dare continuità a tale progetto, in che modo l’Amministrazione intenda “celebrare il Po nei suoi molteplici aspetti” fuori di retorica e dall’orizzonte di strapaese che configura l’edizione di quest’anno; quali siano, in modo dettagliato, i costi della manifestazione e quali altri soggetti, oltre all’Amministrazione Comunale, concorrano al suo finanziamento e alla sua concreta realizzazione.

All’interrogazione ha risposto l’assessore Claudio Demicheli: Da sempre il fiume Po ha segnato il percorso di vita delle popolazioni che vicino a lui vivevano. Le città e i paesi sorti lungo le sue sponde sono segnate da questo legame di reciprocità e di “timore” rispettoso come i figli nei confronti dei genitori. Il grande fiume ha dato lavoro, ha sfamato e anche rallegrato in momenti di relax intere generazioni di Cremonesi che seppur non ammettendolo in fondo in fondo lo amano e lo ricordano con nostalgia anche se lontani da Cremona, in giro per il mondo. Relativamente all’interrogazione del 30 aprile 2010 relativa allA Festa del grande Fiume, promossa dall’Assessorato alle Periferie si comunica che: Il Consiglio Comunale non è stato di massima coinvolto in quanto è stato un evento di iniziativa privata, al quale è stato concesso il patrocinio e la collaborazione dalla Giunta del Comune di Cremona. Sono stati coinvolti solo uffici comunali per una forma di collaborazione e nessuna istituzione esterna all’ente. Le associazioni e i gruppi coinvolti sono stati: gruppi musicali; scuole di danza, di ginnastica artistica, di portamento; l’associazione polentai cremonesi; L’Associazione Aics – Cremona Arte. Agli operatori dell’ufficio periferie è stato affidato il compito di Coordinamento delle iniziative private e dei vari uffici comunali. Gli operatori sono stati a disposizione dei privati nell’approccio all’iter burocratico delle varie pratiche. L’evento verrà riproposto anche nei prossimi anni. I costi sostenuti dall’Amministrazione per la manifestazione sono stati quelli relativi alla pubblicizzazione dell’evento (volantini, manifesti e locandine), i costi dell’IVRI e di AEM per un totale di 1104,59 euro.

Il consigliere Gianfranco Berneri si è dichiarato non soddisfatto della risposta ottenuta.

Interrogazione presentata in data 7 maggio 2010 dai consiglieri comunali del gruppo consiliare Partito Democratico Annamaria Abbate ed Elena Guerreschi in ordine all’affidamento ad una associazione di tutte le pratiche connesse alla sepoltura dei feti.

Premesso che la legislazione nazionale consente il seppellimento dei prodotti abortivi di presunta età inferiore alle 20 settimane su esplicita richiesta dei genitori, come da Decreto del Presidente della Repubblica del 10 settembre 1990, n. 285. Premesso che in data 6 febbraio 2007 il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato alcune variazioni al “Regolamento in materia di attività funebri e cimiteriali” del 9 novembre 2004, n. 6: tra le altre cose, sono state modificate le procedure inerenti la richiesta di trattamento dei prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane, da parte dei genitori che lo desiderano, tramite sepoltura o cremazione e, contestualmente è stato previsto lo stesso trattamento anche per i casi in cui la richiesta non venga avanzata da alcuno. In questo caso si dà carico all’ASL, all’Azienda Ospedaliera e al Comune che sono tenuti a trattare i prodotti abortivi e i feti in analogia alle parti anatomiche riconoscibili (arti amputati o parti di essi) e quindi cremate o sepolte nelle apposite aree cimiteriali, anziché essere smaltite come “rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo” ai sensi dell’articolo 10 del DPR 254/2003. Preso atto che l’utenza dell’Ospedale maggiore è plurale e composita, sotto ogni punto di vista, com’è l’attuale popolazione del nostro territorio e che dal febbraio 2007 ad oggi, le donne che hanno interrotto spontaneamente o volontariamente la gravidanza sono state tutte regolarmente informate della possibilità attraverso le procedure del consenso informato. Preso atto che nonostante siano state regolarmente informate, solo un’esigua percentuale di loro ha fatto richiesta di provvedere in proprio al seppellimento del prodotto abortivo/feto, mentre la quasi totalità ha scelto di lasciare il compito all’Azienda Ospedaliera e al Comune. Preso atto che dal febbraio 2007 il seppellimento dei prodotti abortivi e dei feti è stato regolarmente svolto a cura del Comune, in ottemperanza alla normativa regionale e a quella nazionale e nel pieno rispetto della laicità del suo ruolo di istituzione garante dei diritti di ogni cittadino indipendentemente dall’etnia, dal credo religioso e dalle convinzioni etiche. Venuti a conoscenza a mezzo stampa che quest’Amministrazione avrebbe stipulato una convenzione con l’Associazione “Difendere la vita con Maria” che prevedrebbe l’affidamento a quest’ultima della gestione dei feti abortiti di cui non sia stata fatta richiesta di seppellimento. L’accordo, a quanto riporta la stampa, prevedrebbe che il Comune garantisca il trasporto dall’Ospedale al cimitero e la posa di una lapide su ogni sepoltura prevista il primo venerdì di ogni mese. A carico dell’Associazione il disbrigo delle pratiche presso l’ASL, con le quali diventerebbe “proprietaria dei resti” e una sorta di rito religioso. Nella convinzione che se tale accordo affidasse a terzi privati l’esclusività di operazioni così delicate, contemplando cerimonie e riti non previsti dalle norme di legge senza avere il consenso esplicito degli interessati, sarebbe fortemente lesivo del diritto di libertà di scelta dei cittadini e della laicità dell’Istituzione Comune, si chiede alla Giunta e all’Assessore competente di poter prendere visione del documento sottoscritto per la convenzione e di poter conoscere nel dettaglio i termini dell’accordo stipulato ed i relativi costi: quelli a carico del Comune e quelli a carico dell’associazione. Si chiede inoltre se con il suddetto accordo è stata attribuita una delega esclusiva alla suddetta associazione. Se è prevista, all’atto della sottoscrizione del consenso informato, l’opzione del rifiuto che il feto venga affidato all’Associazione e che venga invece sepolto a cura dell’Azienda e del Comune.

All’interrogazione ha risposto l’assessore Claudio Demicheli: Anzitutto occorre rilevare che nessuna convenzione o accordo è stato concluso dall’Amministrazione Comunale di Cremona con l’Associazione Difendere la vita con Maria. Il Comune continua pertanto ad effettuare i seppellimenti nel pieno rispetto della normativa nazionale e regionale. A questo proposito, va rammentato che il seppellimento è oggi previsto come modalità esclusiva di trattamento dei feti provenienti da interruzioni di gravidanza e che in ogni caso l’art. 7, del D.P.R. 285 del 10 giugno 1990 contempla la possibilità per soggetti interessati di richiedere la sepoltura alle Autorità Sanitarie competenti. Un’associazione confessionale che preveda nell’oggetto sociale la promozione culturale e spirituale della vita umana e la difesa dei diritti del concepito deve pertanto ritenersi pienamente legittimata a promuovere a proprie spese la pratica del seppellimento, come lo sarebbe qualsiasi altro movimento laico o di diversa appartenenza religiosa che volesse perseguire i medesimi scopi umanitari. Per quanto a conoscenza dell’Amministrazione comunale, l’Azienda Ospedaliera di Cremona ha stipulato in data 23 febbraio 2010 una convenzione con l’Associazione Difendere la vita con Maria che prevede la possibilità per la predetta associazione di richiedere all’Azienda Ospedaliera i feti prodotti dalle interruzioni di gravidanza, onde procedere al seppellimento degli stessi presso il Cimitero comunale, nel pieno rispetto delle norme sanitarie e funerarie vigenti e fatto espressamente salvo il prevalente diritto dei genitori di provvedere autonomamente alla sepoltura dei feti. Non risulta quindi conferita, per quanto a conoscenza dell’Amministrazione, alcuna delega esclusiva al seppellimento dei prodotti abortivi, né il Comune di Cremona ha mai assunto oneri di spesa per queste pratiche di seppellimento promosse dall’Associazione Difendere la vita con Maria, che risulta farsi carico integralmente dei relativi costi. Risulta quindi pienamente rispettato il principio di laicità dell’Istituzione Comune, in quanto ai genitori non è impedito di provvedere personalmente al seppellimento del feto o di chiedere di avvalersi dei servizi comunali senza l’intervento dell’Associazione. Occorre in ogni caso riflettere sulla positività della cooperazione offerta da associazioni private, che dimostrano indubbiamente grande sensibilità nell’attuazione di norme di legge rivolte ad assicurare ad ogni essere umano, anche nella fase embrionale della sua vita, quella dignità e quell’onore che gli sono propri. Non si condividono pertanto le ostentate preoccupazioni per la salvaguardia del valore della laicità, in quanto a nessun soggetto è impedito di provvedere ad un adempimento di natura e valore civile quale il seppellimento del concepito con le modalità ritenute più opportune. Dunque, ad opinione di questa Amministrazione, ogni forma di coinvolgimento e partecipazione attiva nella pratica della sepoltura, che contraddistingue sin dall’origine la storia umana, da parte di soggetti che si facciano portatori di sentimenti di rispetto e riconoscimento del valore della vita in ogni sua manifestazione, anche allo stato soltanto embrionale, è auspicabile e degna di positivo riconoscimento.

La consigliera Annamaria Abbate si è dichiarata del tutto insoddisfatta della risposta ottenuta.

Ordine del giorno presentato in data 15 febbraio 2010 da consiglieri comunali vari del gruppo consiliare Partito Democratico (primo firmatario Maura Ruggeri) con cui si chiede alla Giunta Comunale di esprimere netta contrarietà sulla decisione del Governo di tornare al nucleare.

Premesso che il Governo Berlusconi ha imposto per decreto il ritorno al nucleare; dal momento che: in data 10 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il decreto che contiene i criteri per scegliere i siti dove sorgeranno le nuove centrali nucleari; tale decreto toglie ogni ruolo alle Regioni e agli Enti locali dei territori coinvolti e prevede che le centrali possano essere realizzare contro il loro parere. Gli impianti sarebbero equiparati ad installazioni militari e le informazioni sul loro funzionamento inaccessibili ai cittadini; l’energia nucleare è una fonte energetica più costosa di altre, che non ha risolto i problemi dello smaltimento delle scorie. Utilizza l’uranio, una fonte sempre più scarsa, che ci mantiene dipendenti da altri paesi produttori. Un progetto vecchio in partenza, che se avviato non vedrebbe la luce prima di dieci anni, quando il resto del mondo avrà già investito in soluzioni più moderne e meno costose; l’Europa ha scelto di puntare su rinnovabili ed efficienza energetica e di ridurre le emissioni “ad effetto serra”, che stanno provocando un cambiamento climatico insopportabile per gli equilibri del pianeta. Il cosiddetto obiettivo “20-20-20” vedrà le economie e i cittadini europei impegnati, entro il 2020, a ridurre del 20% le emissioni di gas ad effetto serra (CO2), a sviluppare le rinnovabili in modo tale da contribuire con esse al 20% dei consumi, a migliorare del 20% l’efficienza energetica, con evidenti risparmi futuri per la bolletta di imprese e famiglie; le principali economie del mondo già stanno annunciando impegni di riduzione ancora più ambiziosi e l’Europa in questo caso è pronta ad arrivare al 30%. Eventuali tentennamenti sull’assunzione di nuovi target quantitativi non devono farci dimenticare che le economie di Cina e India stanno investendo moltissimo su efficienza e rinnovabili. E’ questa la risposta da dare anche alla crisi economica, risposta che servirebbe al nostro paese e alla nostra regione per recuperare il ritardo accumulato in ricerca ed innovazione e per cogliere nuove domande di prodotti e servizi ambientali che vengono dal mercato. Per la Lombardia questo potrebbe significare diverse decine di migliaia di posti di lavoro e un mercato enorme per le nostre piccole imprese. In questo quadro il governo della regione Lombardia sembra affetto da sindrome nimby dichiarando che in Lombardia non c’è bisogno di centrali in questo momento ma che condivide la scelta del governo a favore del nucleare e quindi l’idea che nei prossimi anni in Italia possano sorgere una o più centrali nucleari anche vicine al nostro territorio. La Regione guidata da Formigoni ha una politica energetica poco innovativa, che ha fatto solo piccoli investimenti, senza ambizioni e senza affrontare i nodi principali (a cominciare dalla mobilità su gomma, principale causa delle emissioni climalteranti oltre che dell’inquinamento dell’aria). Anche il recente Piano “per una Lombardia sostenibile”, pur apprezzabile nelle premesse, adotta obiettivi timidi, politiche poco coraggiose e investe cifre inadeguate alla sfida. In Lombardia il superamento della crisi economica ha bisogno di politiche lungimiranti, che riducano i costi energetici dei cittadini e offrano nuovi mercati alle imprese capaci di cogliere le nuove opportunità: dalla meccanica all’edilizia, dagli addetti all’installazione di impianti ai giovani impegnati nella ricerca e nei servizi innovativi. Tutto ciò premesso il Consiglio Comunale di Cremona impegna la Giunta a esprimere la netta contrarietà sulla decisione del Governo di tornare al nucleare e sulle modalità adottate, in quanto gli enti locali sono espropriati da qualsiasi possibilità d’intervento; a invitare il Presidente della Regione a prendere posizione contro un decreto che espropria la Regione delle prerogative che le appartengono, come già fatto da diverse Regioni italiane (Piemonte, Toscana, Lazio, Umbria) ed a ribadire il diritto costituzionale di Istituzioni locali e cittadini ad essere coinvolti attraverso percorsi partecipativi e decisionali; a sostenere partendo dal territorio comunale, il miglioramento delle efficienze energetiche e lo sviluppo delle fonti rinnovabili; a promuovere il risparmio energetico rafforzando le misure relative all’efficienza energetica destinata all’edilizia privata (agendo su detrazioni fiscali e regolamenti urbanistico edilizi) ed a potenziare quelle destinate all’edilizia residenziale pubblica.

Dopo l’illustrazione dell’ordine del giorno da parte della consigliera Maura Ruggeri, si è aperto il dibattito che ha visto intervenire i consiglieri Italico Maffini (Lega Nord), Roberto Borsella (Popolo della Libertà), Riccardo Mancini (Obiettivo Cremona con Perri), Daniele Burgazzi (Partito Democratico), Annamaria Abbate (Partito Democratico), Ferdinando Quinzani (Cremona per la Libertà), Mauro Fanti (Partito Democratico) e Giancarlo Schifano (Italia dei Valori). Il dibattito si è concluso con l’intervento dell’assessore alle Politiche Ambientali Francesco Bordi. Sono seguite le dichiarazioni di voto, al termine delle quali l’ordine del giorno è stato posto in votazione e respinto (su 39 presenti, 16 sono stati i voti a favore e 23 i contrari: a favore si sono espressi i consiglieri del Partito Democratico, i consiglieri di Cremona per la Libertà, Italia dei Valori e Cremona nel Cuore, contro hanno votato i consiglieri del Popolo della Libertà, della Lega Nord e di Obiettivo Cremona).

Fonte: Dal resocontod el Consiglio Comunale di Cremona del 7 giugno 2010

 


       



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