15 Settembre, 2002 Le opportunità create dalla globalizzazione vanno sfruttate Anche quelle che la crisi fornisce devono essere colte
Le opportunità create dalla globalizzazione
vanno sfruttate. Anche quelle che la crisi
fornisce devono essere colte. Chi riuscirà
a volgere a suo favore questi fattori potrà
distribuire dividendi e rasserenare gli azionisti.
Con questa premessa come non parlare di Fiat,
che sta cercando efficacemente di adeguare
le condizioni di lavoro degli operai italiani
a quelle di chi la globalizzazione la gestisce
(con politiche industriali) e la cavalca
con grande successo, a suon di repressione
del dissenso, di turni massacranti di lavoro,
di divieto di sciopero, cioè la Cina. Sarebbe bene ricordare da un lato che i paesi che,
seguendo i sacri dettami del neoliberismo,
hanno smantellato vincoli, barriere, politiche
industriali hanno subito tracolli economici
(Russia, paesi dell’est Europa), mentre quei
paesi che un po’ più dubbiosi sulle magiche
virtù di autoregolazione del mercato hanno
gestito liberalizzazioni e aperture dei mercati
iniziano ad assumere un peso economico e
quindi politico preminente (Cina e Brasile).
Dall’altro pensare che la competitività delle
imprese italiane passi attraverso il taglio
dei costi (del lavoro) e non sulla ricerca
e sulla tecnologia, significa peggiorare
le condizioni di vita delle persone in termini
di retribuzioni e di benessere e fare arretrare
il paese. Ci sono paesi in cui la manodopera
ha costi molto più bassi. Quello a cui ci
troviamo davanti è la riproposizione della
situazione del lavoratore che è costretto
a firmare un contratto precario sottopagato
perché non gli vengono date alternative.
E’un ricatto. Ma è purtroppo la assoluta
normalità in un mercato del lavoro da cui
lo Stato si smarca lasciando che sia il più
forte a vincere (le imprese) e che sia il
più debole (i lavoratori) a sopportare il
rischio di impresa.
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