15 Settembre, 2002
Presentato il libro 'L'orto dei marmi'
Rigore e passione nella riscoperta del Monti nell'opera di Anna Filippicci Bonetti
Presentato il libro 'L'orto dei marmi'
Rigore e passione nella riscoperta del Monti
L'Orto dei Marmi: così veniva chiamato l'atelier cremonese di scultura di Francesco Riccardo Monti, era una bottega d'arte, situata tra il Cimitero Civico e Porta Milano. Oggi, l'"Orto dei Marmi" è anche un bel saggio d'arte realizzato da Anna Filippicci Bonetti, in "adempimento ad un dovere morale", per "amore dell'arte di Monti, che cresceva con la conoscenza della sua opera", per "portare interesse e salvare dall'incuria, tramite un accurata catalogazione, le opere custodite nel cimitero civico di Cremona" - come la stessa autrice ha ammesso.
A gratificare quattro anni di intenso lavoro per ricostruire la lunga parabola montiana, che prende avvio a Cremona, nel 1888, per concludersi a Manila nel 1958, dove Monti giunge negli anni della maturità e dove conquista la fama di uno dei più grandi artisti del secolo scorso, l'ampia partecipazione di pubblico che ieri sera ha affollato l'ex Chiesa di San Vitale per la presentazione del volume.
L'opera ripara ad un lungo oblio. Ci riesce perché fonde passione e rigore. "Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti" - ha sottolineato, citando Leonardo da Vinci, il Presidente della Provincia Gian Carlo Corada -. "Il Sindaco Paolo Bodini nel portare il saluto della città ha ammesso che, dopo la lettura del libro, il cimitero gli è apparso con occhi nuovi. "Mi ero già accorto che conteneva opere importanti, ma il libro dona consapevolezza, perché c'è anche tensione e trasporto emotivo".
La catalogazione delle opere è corredata da due contributi critici firmati da Tiziana Cordani, critico d'arte, e Franco Ragazzi, storico dell'arte. Il saggio vale anche a ricucire un dialogo tra il Monti e la sua città natale. Se ne andò nel 1928 per uno screzio legato ad una committenza. "Eppure era un artista noto e celebrato - ha ammesso Ragazzi -. Era attento ad interpretare i gusti dei committenti. Lavorava bene e tanto. Le 120 opere censite a Cremona lo confermano. Partì adirato con la città, per fare tappa in altri luoghi, prima di approdare nelle Filippine". "Se Cremona lo ha dimenticato - ha detto Ragazzi - è perché il grande genio esplose altrove: a contatto con la cultura orientale".
Monti ha lavorato tanto a Cremona e in provincia. Mario Marubbi, Conservatore del Museo civico Ala Ponzone, ha parlato di alcune opere conservata al museo; Tiziana Cordani ha ricordato l'immenso patrimonio custodito nel Cimitero Monumentale di Cremona, oltre alla tardiva produzione di scultura da salotto, piccole teste di donna, delle quali è stata fornita ieri una mini rassegna appartenente a collezioni private. Monti ha lasciato traccia del suo talento anche fuori provincia, ma soprattutto a Hong-Kong, Manila e isole Filippine dove è celebrato come uno dei maggiori artisti del Novecento. Era presente all'incontro la figlia dello scultore, la contessa Sandra Monti Arcelli Fontana.
nella foto: il folto pubblico che gremiva S. Vitale 
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