15 Settembre, 2002
Ho pensato a Fernando Savater "La ragione appassionata".
I due dotti amici si interrogano, con una giusta dose di ironia, sui grandi temi della vita per verificare assieme sel' esercizio della ragione temperata dalla passione (o viceversa)
Cari amici di Welfare Cremona,
nella ricorrenza di questo Natale e fine
anno
2003, nel porgere gli auguri alla redazione
ed ai lettori della rivista,
accenno ad un libro che, per diversi aspetti,
considero
formativo ed a cui sono affezionato.
Ho pensato a Fernando Savater "La ragione
appassionata"
(Sguardo Frassinelli) per almeno due ordini
di motivi.
Il primo attiene alla sua forma di "testo
parlato", di dialogo e
riflessione tra il giornalista e scrittore
Juan Arias (a lungo corri-
spondente in Italia del quotidiano El Pais)
ed il filosofo e
pubblicista Fernando Savater (docente di
Etica all' Università
di Madrid). I due dotti amici si interrogano,
con una giusta dose
di ironia, sui grandi temi della vita per
verificare assieme se
l' esercizio della ragione temperata dalla
passione (o viceversa)
fornisce alcune possibili risposte che aiutino,
in definitiva,
a vivere meglio. Per citare un solo esempio,
gli autori si chiedono
come il valore della tolleranza possa trovare
concreta attuazione
in un mondo sempre più popolato. Originale
e con echi volteriani
mi pare l' indicazione secondo cui per convivere
più facilmente
con il prossimo ognuno di noi deve imparare
a prendere relativamente le
distanze dagli altri per coltivare il proprio
giardino interiore. Abituarsi,
passo dopo passo, a rimpiersi la vita
con l' arte, il pensiero, la religione è
già un antidoto per non partecipare
alla ressa per l' accaparramento di quei
beni e quegli
spazi fisici esterni che, talvolta, hanno
il compito di compensare
i vuoti interni. Per inciso, pure Umberto
Eco ha scritto che
"la tolleranza è una conquista della
cultura e non un dono di natura, essa
si afferma con l' educazione".
Il secondo motivo per il quale mi sento di
consigliare il libro
rimanda al suggestivo titolo di un suo capitolo
: "Questo pianeta
non è l' ombelico del mondo e potrebbe tranquillamente
scomparire". Sviluppa
la tesi secondo cui la terra non ha alcuna
particolare importanza nel cosmo, un giorno
esploderà per ragioni
proprie o indotte, e noi uomini che la abitiamo,
per quanto immodesti
possiamo essere, apparteniamo a una specie
transitoria, giacchè la nostra
vita è come "una scintilla di luce tra
due notti".
A tal punto, a cosa serve la filosofia ?
Il suo scopo è aiutare a meditare sulle cose,
a porsi le domande
fondamentali della vita, a riformularle di
continuo, ad allontanare
dogmi e superstizioni, a non pretendere risposte
immediate e puntuali ai
grandi enigmi del nostro destino.
In fondo, un po' di inquietudine del pensiero
è un bene di per sè.
Cordiali saluti
Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)
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