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 Lettere a Welfare

15 Settembre, 2002
Travaglio e l'appello degli Stati Generali dell'Informazione.
Dobbiamo tutti lavorare insieme per costruire un'alternativa concreta al monopolio informativo e ridare forza alla democrazia del nostro paese.Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti, Gino Strada, Alex Zanotelli

Travaglio e appello degli Stati generali dell'informazione

CATTIVI BIDELLI
Di M. Travaglio

I nomi, i nomi, vogliamo i nomi, fuori i nomi.
Tolleranza zero, nessuna pietà, andare fino in
fondo. Ora i primi nomi dei presunti beneficiati
da Tanzi & C. cominciano a uscire. E nessuno
li vuole più. Prendete James Bondi. Un
mese fa annunciava che Berlusconi,
³imprenditore-modello dell¹etica giansenista²,
voleva una giustizia esemplare e inflessibile sul
crac Parmalat. Ora il Corriere informa che il
premier teme ³il rischio di una rilegittimazione
delle toghe²: il fatto che la gente pensi che la
magistratura non è un branco di malfattori lo
mette di cattivo umore. E Bondi, discepolo
devoto, arrota la boccuccia a cul di gallina e
ingrana la retromarcia. ³Speriamo - dice il Pallore
Gonfiato - che la crisi della Parmalat non
abbia l¹effetto perverso di restituire ad una parte
della magistratura un ruolo che non le compete.
Non posso che esprimere una preoccupazione:
che questa crisi possa resuscitare un ruolo
di primo piano e di supplenza della magistratura
nei confronti del Parlamento e dei partiti.
Che la Parmalat venga usata per una specie di
Mani Pulite alla rovescia. Sarebbe una iattura.
Sia il centrodestra che il centrosinistra debbono
fare in modo che la parte più politicizzata
della magistratura non torni ad avere un ruolo
debordante². Anche Giovanardi, l¹intellettuale
del gruppo, ammonisce le Procure di Parma e
di Milano a ³perseguire duramente i reati² e a
³non fare supplenza alla politica². Questa è
proprio bella. C¹è una bancarotta fraudolenta,
c¹è una mega-truffa a migliaia e migliaia di
cittadini, c¹è una collezione di reati da far paura,
chi li ha commessi viene indagato e, se il
caso, arrestato. Come accade in tutti i paesi del
mondo in casi del genere. Poi salta su il primo
Bondi o il primo Giovanardi che passa e strillano
alla ³supplenza²: ma di chi ai danni di chi?
Chi dovrebbe fare le indagini, gli interrogatori,
le perquisizioni, gli arresti? Il Parlamento? I
partiti? Bondi? Giovanardi? E che dovrebbero
fare i pm quando interrogano Tanzi e Tonna,
per non fare supplenza alla politica: dare uno
squillo a Bondi e a Giovanardi per sapere se
possono fare una domanda? Fargli vistare i
mandati di cattura? Interrogare la gente in Parlamento?
Grande scalpore su giornali e tg per i primi
nomi fatti da Tonna: ³Favori a De Mita,
Cossiga e Mannino². I tre politici avrebbero
segnalato a Tanzi qualche azienda amica. Che
scandalo, che notiziona. Mannino è lo stesso
Calogero Mannino sotto processo a Palermo,
non per aver segnalato un¹azienda amica a Tanzi,
ma per aver incontrato noti boss mafiosi
dell¹Agrigentino in vari summit e matrimoni.
In primo grado è stato assolto con il comma 2
dell¹articolo 530, e con motivazioni che dichiarano
straprovati quegli incontri. Ora è in corso
l¹appello. EppureMannino passa per unmartire
della malagiustizia e delle toghe rosse, sempre
difeso fra le lacrime da Jannuzzi, Ferrara,
Sgarbi, Belpietro. Che sarà mai, per un politico,
incontrare qualche bossmafioso.Ma segnalare
un imprenditore a un altro imprenditore
questo no, è imperdonabile. Tolleranza zero.
Già che c¹erano, Sandro Bondi e l¹altro
dioscuro Fabrizio Cicchitto hanno pensato bene
di tributare la giusta accoglienza al neopresidente
della Corte costituzionale GustavoZagrebelsky.
Cicchitto, dall¹alto della tessera P2 numero
2232 (³sospesa per mancanza di foto²),
dice che nominando Zagrebelsky ³Scalfaro
scrisse una delle pagine più nere delle istituzioni²:
pare infatti che il putribondo figuro sia
allievo di Leopoldo Elia e Norberto Bobbio.
Due cattivi maestri. Avesse imparato il diritto
costituzionale da Licio Gelli, si capirebbe. Ma
da Elia e Bobbio è intollerabile. Bondi, dal
canto suo, accusa Zagrebelsky di aver trasformato
la Corte in un organo ³politicamente
avverso al governo guidato da Berlusconi². Come
del resto ³la Corte dei Conti². Zagrebelski
era stato eletto da 30 secondi, e già era riuscito
a trasformare la Corte in un organo antigovernativo.
Quale, peraltro, pare fosse anche prima,
visto che aveva bocciato il Lodo Maccanico
³contro la volontà del Parlamento². Resta
da spiegare che ci stia a fare la Consulta, se non
per valutare la costituzionalità delle leggi votate
dal Parlamento. E soprattutto come mai,
due giorni dopo quella sentenza, la stessa Corte
comunista e antigovernativa abbia dato ragione
a Umberto Bossi e torto alla Procura di
Verona per la controversa perquisizione alla
sede leghista di Via Bellerio, risparmiandogli
l¹ormai sicura galera. Anche Bossi è entrato nel
Comintern? O è amico di Scalfaro? Già, perché
- come argomenta Bondi - ³è nota la composizione
della Corte: c¹è una prevalenza di giudici
nominati da Scalfaro². Per la cronaca, la composizione
è talmente nota che i giudici nominati
da Scalfaro sono 4 su 11. Una bella ²prevalenza².
Chissà come fanno Zagrebelsky e gli altri 3
facinorosi scalfariani a sopraffare regolarmente
gli altri 11, quelli nominati dallo Spirito
Santo. Pare che facciano così: alla vigilia di
ogni sentenza, li immobilizzano, li imbavagliano
e li narcotizzano. Poi votano.


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Testo dell'appello letto in mattinata agli Stati Generali dell'Informazione
a Roma

Roma, 30 Gennaio 2004

INFORMAZIONE E DEMOCRAZIA
Dal dopoguerra, l'Italia non ha mai vissuto una situazione così grave come
questa: è la sua stessa democrazia ad esserne minacciata. Una sola persona è
oggi in grado di influenzare direttamente il 95% delle televisioni italiane
e tramite esse una grande massa di cittadini.

È una situazione talmente preoccupante da essere regolarmente denunciata da
autorevoli istituzioni europee come l'OSCE. Non altrettanto da istituzioni
italiane. L'attuale governo, tramite la legge Gasparri, vuole imporre nuove
disposizioni in materia di televisione, radio ed editoria. Questo aggrava
ulteriormente il quadro con la minaccia di un monopolio su tutti i mezzi di
comunicazione di massa.

Tutto ciò avviene senza una seria e incalzante opposizione parlamentare. Mai
come oggi l' informazione è stata così censurata, faziosa, unilaterale. Una
colossale mistificazione impedisce a milioni di persone ogni seria reazione
critica. In queste condizioni un vero dibattito politico e culturale è reso
impossibile.

In queste condizioni i cittadini sono vittime di una martellante propaganda
mediatica e non possono affrontare e dibattere problemi vitali della società
italiana: la guerra, l'immigrazione, i problemi della mafia, delle
dipendenze, del carcere, dell'emarginazione, delle povertà, della scuola,
della sanità e del lavoro. Ciò significa che il confronto democratico tra i
cittadini, prima ancora che tra i partiti, non può avvenire.

Dobbiamo reagire insieme e positivamente.
Una società civile organizzata esiste e può affermare i propri diritti.
L'emergenza impone che essa si faccia sentire attraverso tutti i mezzi
democratici disponibili, purché siano condivisi, trasparenti, partecipati,
plurali, capaci di informare la popolazione in modo tempestivo e
professionale. Gli operatori dell'informazione possono rivendicare la
propria libertà e la propria dignità personale e professionale, se agiscono
in maniera coordinata e costante.

Dobbiamo tutti lavorare insieme per costruire un'alternativa concreta al
monopolio informativo e ridare forza alla democrazia del nostro paese.

Giulietto Chiesa, Luigi Ciotti, Gino Strada, Alex Zanotelli

 


       



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