15 Settembre, 2002
Non ho parole....... Segnala Mariuccia Minelli - Cremona
C'è una direttiva europea che impone nei paesi membri la cancellazione del prestito gratuito di libri nelle biblioteche..
Non ho parole.......
Segnala Mariuccia Minelli - Cremona
mariuccia.minelli@e-cremona.it
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C'è una direttiva europea che impone nei
paesi membri la cancellazione del prestito
gratuito di libri nelle biblioteche..
25/02/04 - News - Roma - C'è una direttiva
europea che impone nei paesi
membri la cancellazione del prestito gratuito
di libri nelle biblioteche
e il ritardo dell'Italia ad applicare un
"quantum" ai prestiti ha
procurato già l'apertura di una procedura
di infrazione della
Commissione UE, che riguarda anche Francia,
Spagna, Portogallo,
Lussemburgo e Irlanda. Al centro, ancora
una volta, i diritti d'autore.
La ratio della direttiva del '92, recepita
dall'Italia già nel '96, sta
nel voler compensare gli autori per i prestiti
dei propri libri
effettuati dalle biblioteche. L'idea, cioè,
è che il prestito in sé
provochi una riduzione delle vendite e che
le biblioteche debbano quindi
corrispondere agli autori ed editori una
"royalty" sui prestiti che
effettuano.
Contro questa normativa e contro la sua applicazione
in Italia da
settimane si stanno mobilitando dentro e
fuori dalla rete bibliotecari e
operatori del settore, nonché un numero rapidamente
crescente di
cittadini nella massima parte indignati che
il prestito sia soggetto ad
una tassazione che rischia di danneggiare
enormemente le già sofferenti
attività delle biblioteche italiane. Una
mobilitazione che il 21
febbraio scorso ha preso corpo a Cologno
Monzese nella Giornata contro
il prestito a pagamento e che ora prosegue
in rete.
In particolare si arricchisce di firme giorno
dopo giorno la petizione
(www.biblioteca.colognomonzese.mi.it/prestitogratuito/index.php?page=formade
sioni)
pubblicata dalla Biblioteca Civica di Cologno
così come riceve un
appoggio crescente, dai siti di settore alla
blogosfera passando per
mailing list e newsgroup, l'appello al presidente
della Comunità europea
Romano Prodi presentato dal Gruppo Bibl'aria
(biblaria-blog.splinder.it/1076653946), un
appello figlio del Manifesto
in difesa del prestito gratuito in biblioteca
(xoomer.virgilio.it/ptumm/MANIFESTO_difesa_biblio_prestito.htm)
adottato
proprio il 21 febbraio.
Proprio il Manifesto affronta il problema
dei diritti:
Che gli autori, per il fatto che i loro libri
si possono leggere
gratuitamente nelle biblioteche, perdano
acquirenti, è una pura bugia. È
vero il contrario: le biblioteche fanno conoscere
i loro libri, li
promuovono e permettono che rimangano in
circolazione per anni, quando
nelle librerie - nel migliore dei casi -
durano soltanto alcuni mesi. Ed
è proprio questo che permette di mantenere
viva la presenza di molti
autori che altrimenti scomparirebbero dal
panorama letterario quasi
completamente!
La posizione dei bibliotecari, di cui si
sta discutendo animatamente
nella lista AIB-CUR (list.cineca.it/archives/aib-cur.html)
ormai da
tempo, è che nulla come le biblioteche promuove
l'amore per la lettura
con un vantaggio diretto per gli autori.
Inoltre, spiegano nell'appello
a Prodi, esercitano una funzione importante
nello sviluppo e
mantenimento di una società democratica permettendo
l'accesso a tutti i
cittadini, anche meno abbienti, a una vasta
gamma di pensieri, idee e
opinioni
L' Associazione Italiana Biblioteche (www.aib.it/)
ha anche dichiarato,
tramite la presidente Miriam Scarabò, che
questa legge "è una specie di
legge sul macinato, vergognosa, quando dall'UNESCO
arrivano
raccomandazioni che vanno in senso opposto.
Colpirà la rete capillare
delle biblioteche comunali e gli utenti più
deboli: i ragazzi, gli
studenti, gli anziani".
C'è chi è d'accordo
Ma contro la direttiva si sono espressi anche
piccoli editori come
Guaraldi o Simonelli. Quest'ultimo scrive
(www.simonel.com/pensierini.html) che "il
ticket in biblioteca è
un'autentica sciocchezza" che colpisce
la diffusione della lettura. "La
vera remunerazione per autori ed editori
dalle biblioteche - continua
Simonelli - potrebbe avvenire soltanto se
queste ultime fossero fornite
di mezzi sufficienti per svolgere compiutamente
la loro missione ovvero
mettere davvero a disposizione dei loro frequentatori
più libri
possibile avendo le risorse per acquistarli".
La tesi, sostenuta da più parti, è dunque
che le biblioteche italiane,
per come sono nate e per i mezzi che hanno
oggi a disposizione, non sono
nella condizione di seguire le orme di biblioteche
di altri paesi, come
quelle di Olanda o Regno Unito. Proprio su
questo ieri la SIAE
(www.siae.it) ha pubblicato una nota in cui
sostiene che "nei paesi dove
questa regola è già in vigore questa quota
viene pagata dallo Stato o
dagli enti locali e non dagli utenti. Il
diritto di prestito pubblico è
attualmente riconosciuto in 26 Paesi e operativo
in 15". E la SIAE si
candida a riscuotere il dovuto e ripartirlo
a chi viene riconosciuto il
diritto dalla legge.
In Italia sono 12.000 le biblioteche pubbliche
statali o comunali, più
altre 3.000 private che ogni anno acquistano
sette milioni di libri ed
effettuano prestiti per un totale di 65 milioni
di prestiti l'anno. Si
può dunque ben capire cosa c'è in gioco.
Può non sorprendere, dunque, che ad appoggiare
la direttiva europea e la
cancellazione del prestito gratuito siano
entità come l' Associazione
Italiana Editori (www.aie.it/) secondo cui
"esiste una legge europea e
l'Italia non può rifiutarsi di applicarla;
d'altra parte soltanto per
quanto riguarda i libri si pensa ad un' utilizzazione
gratuita".
Posizioni condivise anche dal Sindacato Nazionale
Scrittori
(www.sindacatoscrittori.net/) secondo cui
"il diritto a leggere non deve
ricadere sul diritto degli autori, occorre,
infatti, ricordare che molti
scrittori vivono del diritto d'autore".
Nella giornata di ieri è poi arrivata anche
una nuova provocazione
dell'esponente radicale Paolo Pietrosanti
(www.pietrosanti.net), già
artefice di diverse battaglie (punto-informatico.it/p.asp?i=45843)
sull'accesso alla cultura e all'informazione
da parte dei non vedenti,
secondo cui chi ha partorito la legge vuole
che "in biblioteca si
rastrelli la mazzetta, per raschiare il fondo
al barile". "Queste menti
colme di saggezza - scrive in una nota -
non si pongono il problema che
il concetto stesso di diritto d'autore deve
mutare, pena la sua
scomparsa, (cfr. la musica), ma semplicemente
impongono una risposta
poliziesca". "Noi ciechi - prosegue
poi - in centinaia di PC in rete,
deteniamo legittimamente decine di migliaia
di volumi, solo in Italia,
in file perfetti. Impiegheremmo alcuni decimi
di secondo per metterli in
giro, libri appena usciti, e poi venite pure
a chiederci il ticket".
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