15 Settembre, 2002
"L'affaire Fassino"
In merito a quello che ormai è diventato “ l’affaire” Fassino, ci permetta di esternare alcune considerazioni e di rivolgere (anche a noi stessi) qualche domanda.
"L'affaire Fassino"
Egregio Direttore,
in merito a quello che ormai è diventato
“ l’affaire” Fassino, ci permetta di esternare
alcune considerazioni e di rivolgere (anche
a noi stessi) qualche domanda.
Che minoranze di “incapucciati” caratterizzati
da comportamenti improntati a rissosità e
intolleranza siano, purtroppo, una costante
all’interno di manifestazioni tipo quella
di Roma, è cosa risaputa ( e da noi costantemente
condannata) alla quale dovremmo tutti, da
tempo, essere abituati.
Il verificarsi di questi deprecabili fenomeni
di violenza nulla toglie, tuttavia, al fatto
indiscusso che il Movimento, nel suo insieme,
è molto più maturo delle frange che lo compongono
(Epifani).
Questa verità è emersa ancora una volta,
appunto a Roma ove centinaia di migliaia
di persone hanno civilmente e correttamente
manifestato interpretando la volontà della
stragrande maggioranza della nostra gente,
(per intenderci, quella che non c’era in
Campidoglio!) innalzando la loro invocazione
di pace e gridando la loro condanna e la
loro indignazione contro la guerra di Bush
ed il sanguinoso corollario di tragedie che
ad essa fanno corona.
Per quanto più strettamente si riferisce
alla volgare contestazione subira da Fassino,
egli stesso ha dichiarato (“La Repubblica
di domenica 20 u.s.) che non erea accaduto
“….nulla di strano, era tutto previsto”.
Egli, infatti, da politico consumato, non
ignora che chi compie certe scelte e commette
certi errori è, poi, chiamato a pagarne le
conseguenze. Egli sa che il suo partito,
nella sua persona, ha partecipato d una manifestazione
in comunanza con AN, FI ed altri che si distinguono
per essere, più di tutti al mondo, caudatari
e lacchè di chi ha scatenato una guerra illeggittima
ed illegale. Egli sa anche che i DS non hanno
votato NO al rifinanziamento della missione
italiana in Iraq e che, al di là di giustificazioni
da Azzeccagarbugli, la gente che si oppone
alla guerra ha recepito solamente ciò che
che così acutamente sottolineava un cartello
portato dai manifestanti.. “ chi si astiene
non si oppone “. Laonde i fischi e le contestazioni
(del tutto legittimi, quando si stona, mentre
la violenza non lo è) che non possono però
essere imputati ad altri.Il ricorrere a questo
escamotage, per la verità un filino vile,
non produce nulla di buono. Sbaglia allora
il compagno Fassino a non mantenere in questa
circostanza un atteggiamento di normalità,
il suo comportamento ci sembra destinato
ad alimentare pericoli di nuove fibrillazioni
nel Centrosinistra che non ne ha affatto
bisogno. Non si capisce neppure il perché
(eccoci alle domande) il segretario DS, giustamente
deciso a partecipare alla Manifestazione,
non sia sfilato alla testa dei suoi compagni
di partito e simpatizzanti: “una guardia
del corpo” di diverse centinaia di migliaia
di persone che lo avrebbero di certo messo
al sicuro da qualsiasi provocazione di natura
violenta. Ha preferito, stranamente, entrare
nel corteo dal retro e non dalla porta principale.
Perché ? Mah !
Fatto sta che, a provocazione avvenuta, Fassino
si è scagliato, facendo nomi e cognomi, contro
alcuni uomini politici. Su quattro nomi da
lui pronunciati, tre sono quelli dei maggiori
esponenti nazionali del nostro Partito.
Perché lo ha fatto?
Egli senza dubbio non ignora, come non lo
ignora l’intero mondo politico italiano,
quanto abissale sia la lontananza che separa
noi comunisti da coloro che utilizzano strumentalmente
la piazza per produrre lacerazioni e divisioni.
Gli eredi di Togliatti e di Berlinguer, i
comunisti, che non si vergognano ma si onorano
di essere tali, nulla hanno da spartire con
chi attenta all’unità del fronte democratico
antiberlusconiano e, allora, ripetiamo, perché
?
Perché si punta il dito accusatore verso
di noi nello stesso momento in cui, per esempio,
si trova modo di ringraziare pubblicamente
il compagno Bertinotti, “movimentista” per
eccellenza, per “ le parole unitarie pronunciate
nel corso della Manifestazione ”?
In verità le parole pronunciate dai nostri
dirigenti contenevano critiche politiche
( è forse questo che dà scandalo ?) ma la
nostra vocazione unitaria noi l’abbiamo dimostrata
con ben altro atteggiamento che con parole
che lasciano il tempo che trovano.
E allora, ancora una volta, perché?
Francamente ci risulta poco agevole trovare
una risposta. Noi siamo un piccolo partito,
non pensiamo proprio di fare ombra ad un
grande partito come i DS, però, da un po’
di tempo a questa parte, abbiamo la tendenza
ad attirarci molte simpatie che, spesso,
si concretizzano con il passaggio nelle nostre
file (non in quele di Bertinotti) di compagne
e compagni che da quella esperienza provengono.
Non crediamo sia esclusivamente per merito
nostro ma, pensiamo, in forza di obbiettivi
politici, di pensieri e di idealità che noi
conserviamo con estrema cura mentre altri
le hanno gettate alle ortiche. Che sia per
questo?. Ed infine si tranquillizzino i DS,
essi non hanno “nemici” a sinistra; per noi
oggi come ieri il “nemico” unico rimane sempre
la sedicente Casa delle Libertà contro la
quale non servono tregue od ammiccamenti
ma necessita opporre la più grande unità:
costruiamola, non demoliamola !
La Direzione dei Comunisti Italiani di Cremona
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