15 Settembre, 2002
Negli Stati Uniti il diritto di associazione è sotto grave restrizione. di Sergio Finardi
Se si vuole avere sugli Stati Uniti un'idea delle condizioni di lavoro più diffuse, è molto utile ritornare ad un rapporto di Human Rights Watch del 2000.

Negli Stati Uniti il diritto di associazione
è sotto grave e spesso cogente restrizione.
di Sergio Finardi
Se si vuole avere sugli Stati Uniti un'idea
delle condizioni di lavoro più diffuse, è
molto utile ritornare ad un rapporto di Human
Rights Watch del 2000.
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Sergio Finardi lavora negli Stati Uniti come
ricercatore. Si occupa in particolare delle
reti di trasporto dei traffici di armi e,
in Italia, ha recentemente pubblicato con
Carlo Tombola il volume "Le strade delle
armi" (Jaca Book, 2002), presentato
anche a Cremona alla fine del 2002 nell'ambito
di un incontro organizzato da Rifondazione
Comunista. Collabora regolarmente al manifesto.
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Se si vuole avere sugli Stati Uniti un'idea
delle condizioni di lavoro più diffuse, è
molto utile ritornare ad un rapporto di Human
Rights Watch del 2000. Il lettore comprenderà
certo che ci sono anche condizioni di lavoro
diverse e migliori rispetto a quelle delineate
da HRW, ma che tali condizioni sono riservate
ad una infima minoranza di lavoratori superqualificati
o a quelli di settori dove una forte tradizione
sindacale – l'elettrico o il metalmeccanico-auto
– ha portato protezioni e benefici che la
maggioranza degli altri lavoratori non ha.
Come il lettore vedrà, comunque, è proprio
in generale la legislazione del lavoro statunitense
ad essere tra le più arretrate e anti-lavoro,
cui si deve aggiungere che anche le norme
protettive che vi sono comunque contenute
vengono normalmente disattese per mancanza
o acquiescenza degli organi di controllo.
Il rapporto è stato edito sotto la direzione
di due specialisti, Cynthia Brown e Lance
Compa, con l’ausilio di molti altri ricercatori
e di approfondite indagini sul campo. Alcuni
primi elementi delineano lo spettro entro
cui l’indagine colloca la situazione dei
diritti del Lavoro negli Stati Uniti. Per
ciascuna affermazione fatta esiste una copiosa
documentazione, tratta da fonti ufficiali.
«L’indagine di HRW ha messo in luce che il
diritto di associazione è un diritto sotto
grave e spesso cogente restrizione quando
i lavoratori negli Stati Uniti tentano di
esercitarlo».
«Senza sminuire la gravità degli ostacoli
e delle violazioni che i lavoratori negli
Stati Uniti devono affrontare, una prospettiva
equilibrata deve essere mantenuta. I lavoratori
statunitensi generalmente non devono misurarsi
con pesanti violazioni dei diritti umani
dove squadre della morte assassinano i sindacalisti
e i diritti di organizzazione e sciopero
sono banditi. Ma l’assenza di una sistematica
opera repressiva da parte del governo non
implica che i lavoratori negli Stati Uniti
godano di un esercizio efficace del diritto
alla libertà di associazione. All’opposto,
la libertà dei lavoratori di associarsi è
sotto un pesante attacco negli Stati Uniti
e il governo manca spesso alla sua responsabilità,
in base agli standard di diritti del Lavoro
riconosciuti internazionalmente, di bloccare
questi attacchi e proteggere i diritti dei
lavoratori».
«Le violazioni dei diritti del Lavoro negli
Stati Uniti sono particolarmente inquietanti
nel momento in cui la Amministrazione statunitense
sta premendo su altri Paesi perchè il rispetto
dei diritti del Lavoro riconosciuti internazionalmente
vi venga assicurato come elemento integrante
del sistema globale del commercio e dell’investimento».
«Molti lavoratori che hanno tentato di formare
il sindacato o di aderirvi per contrattare
con i loro datori di lavoro sono stati spiati,
intimidati, messi sotto pressione, sospesi,
licenziati, riinviati forzatamente ai Paesi
d’origine o in altri modi perseguitati in
rappresaglia del loro esercizio del diritto
di associazione».
Dopo aver passato in rassegna le statistiche
storiche sulle violazioni dei diritti del
lavoro giunte ad essere riconosciute con
una sentenza di pagamento dei salari arretrati
dopo licenziamenti illegali, il rapporto
mette in luce che «Durante gli anni 90 più
di 20.000 lavoratori ogni anno sono stati
vittime di discriminazioni che hanno portato
ad ordini di pagamento di retribuzioni arretrate
da parte del National Labor Relations Board
- 23.580 nel 1998. La frequenza e la crescente
incidenza delle violazioni dei diritti del
Lavoro dovrebbe essere fonte di grave preoccupazione
tra quegli Americani che hanno a cuore i
diritti umani e la giustizia sociale».
Dice inoltre il rapporto che «gli sforzi
di far applicare la legislazione sul lavoro
[sostanzialmente i diritti garantiti nel
vecchio National Labor Relations Act degli
anni 30] sono spesso inabili a bloccare condotte
illegali. Quando la legge viene applicata,
estenuanti ritardi e deboli sanzioni invitano
a continuare nelle violazioni». «L’esito
di ciò è che una cultura di quasi-impunità
ha preso campo in molta della giurisprudenza
e pratica legale statunitense sul Lavoro».
[…] «In un sistema che in apparenza è completamente
informato alla legalità e alle procedure
di legge dovute, l’esercizio dei diritti
di organizzazione, contrattazione e sciopero
da parte dei lavoratori negli Stati Uniti
è stato frustrato da molti datori di lavoro
che capiscono bene che essi hanno poco da
temere da un meccanismo di controllo dell’applicazione
della legge del Lavoro che passa attraverso
un sistema legale pesante e costantemente
in arretrato e che ha per giunta poteri di
risarcimento insufficienti».
I casi presi in esame dal rapporto rientrano
in due grandi categorie: le violazioni di
leggi esistenti o di standard accettati,
che purtuttavia non vengono realmente perseguite;
le violazioni dei diritti del Lavoro accettati
internazionalmente che sono consentite dalla
legislazione statunitense stessa o dalla
sua fantasiosa applicazione da parte di giudici
locali più o meno corrotti. L’esame di tali
casi (scrupolosamente elencati), porta il
rapporto di HRW a mettere in luce numerosi
elementi di patente e generalizzata violazione
dei diritti, tra cui:
a) «Licenziare un lavoratore perchè ha tentato
di organizzarsi sindacalmente è illegale
negli Stati Uniti, ma è pratica molto comune».
b) È pratica usuale che «attraverso comunicazioni
scritte, orali e film, i datori di lavoro
si rapportano con i lavoratori con dichiarazioni
attentamente calcolate per dissuaderli dallo
scegliere di essere sindacalmente rappresentati
e di contrattare collettivamente». Seguono
esempi di modi «legali» con cui un datore
di lavoro può impedire la presenza di una
bacheca informativa interna o di un volantinaggio
all’uscita dal posto di lavoro. «In pratica
senza limiti è il diritto dei datori di lavoro
ad organizzare meetings durante l’orario
di lavoro con i lavoratatori costretti a
parteciparvi. Molto spesso questi meetings
comprendono esortazioni da parte dei dirigenti
maggiori a non scegliere di essere sindacalmente
rappresentati. I datori di lavoro possono
licenziare un lavoratore che si rifiuti di
andarci. Possono inoltre imporre a tali meeting
che non si facciano domande o pongano problemi
e sanzionare quei lavoratori che vogliano
dire la loro».
c) «In accordo con la legge statunitense,
i datori di lavoro e i loro consulenti hanno
elaborato metodi per ‘predire’ legalmente
- come forma distinta dal minacciare - la
chiusura del luogo di lavoro, licenziamenti,
tagli ai salari e ai benefici aggiuntivi,
nonchè altre serie conseguenze se i dipendenti
formeranno o diverranno membri di un sindacato».
d) «Nei casi di ricerca di rappresentanza
sindacale, le elezioni sotto il controllo
dell’NLRB avvengono al minimo molte settimane
dopo che i lavoratori abbiano presentato
domanda in proposito. In molti casi, l’elezione
può essere rimandata per mesi da dispute
legali promosse dai datori di lavoro».
e) «Come visto in molti casi di questo rapporto
riguardanti lavoratori agricoli, delle consegne
espresse, o impiegati da agenzie di lavoro
temporaneo per settori ad alta tecnologia,
i datori di lavoro possono utilizzare subcontraenze,
catene di fornitura di forza-lavoro o agenzie
di lavoro temporaneo per eludere i loro obblighi
di riconoscimento dei diritti sindacali e
di contrattazione collettiva».
f) «Il diritto dei datori di lavoro statunitensi
di rimpiazzare permanentemente i lavoratori
che esercitano il diritto di sciopero va
contro gli standard internazionali.[…] Le
regole internazionali [promosse dall’ILO,
Agenzia del Lavoro dell’ONU, ndr] non autorizzano
il rimpiazzo permanente dei lavoratori in
sciopero. La legge statunitense proibisce
il rimpiazzo permanente degli scioperanti
in caso di pratiche del lavoro illegali da
parte dei datori di lavoro, come forma distinta
da chi sciopera per migliori condizioni di
lavoro. Questi ultimi possono essere rimpiazzati
permanentemente».
g) «Le leggi statunitensi sul lavoro contengono
una totale proibizione per i lavoratori in
sciopero di cercare aiuto solidale da altri
lavoratori che sono impiegati da compagnie
che hanno relazioni con la propria».
Riguardo poi ai lavoratori immigrati il rapporto
afferma: «L’HRW ha verificato violazioni
dei diritti dei lavoratori con caratteristiche
che colpiscono particolarmente i lavoratori
immigrati praticamente in tutti i settori
ed aree geografiche esaminati in questo rapporto,
cosa che ha portato il rapporto a formulare
un set specifico di raccomandazioni al proposito».
Alcuni tra i titoli di tali violazioni e
pratiche illegali suonano: a) «minacce di
chiamare e utilizzare l’INS [Servizio Immigrazione
e Naturalizzazione] per farli cacciare dal
Paese; diffuse pratiche di divisione e contrasto
etnico e razziale»; b) «simili minacce per
suscitare paura in caso di tentativi di denuncia
o testimonianza di abusi».
Non manca infine nel rapporto il documentato
rilievo di un’altra patente violazione dei
diritti del Lavoro, quella che riguarda i
lavoratori che vengono dichiarati, da leggi
federali o dei vari Stati, fuori del diritto
di essere rappresentati da un sindacato o
di utilizzare certi leggi protettive. Si
tratta di milioni di lavoratori, artatamente
inseriti in categorie finto-manageriali o
dirigenti del settore pubblico e privato;
di altre centinaia di migliaia inseriti nei
programmi pubblici contro la disoccupazione
che vengono definiti «in formazione» e privati
dei diritti usuali del Lavoro; infine lavoratori
immigrati che certe clausole «riconosciute
legalmente» di ingaggio costringono a star
fuori da ogni organizzazione sindacale e
persino dal ricorso alle leggi statunitensi,
sebbene ciò sia espressamente vietato dal
Wagner Act del 1935.
Infine, il rapporto esamina le conseguenze
della perla della legislazione statunitense
sul Lavoro. Tutti i lavoratori agricoli,
immigrati o statunitensi che siano, sono
esclusi dalle provvidenze e protezioni previste
dalla legislazione. Ad eccezione di alcuni
Stati, tutti i lavoratori agricoli possono
impunenmente essere licenziati per aver esercitato
il diritto di organizzazione e non hanno
alcun mezzo per ottenere il riconoscimento
dei loro diritti sindacali. Fa poi tutto
il resto un vasto sistema di caporalato («coyotes»);
subcontraenze utilizzate massicciamente da
grandi compagnie del settore agro-alimentare;
la proibizione fatta agli avvocati di accettare
qualsivoglia retribuzione da parte di lavoratori
immigrati non regolari che cerchino difesa
contro gli abusi del sistema che li utilizza
massiciamente e impunemente; un sistema-capestro
di vari gradi di visti per i lavoratori immigrati
regolari.
Il Congresso ha costantemente rifiutato agli
organismi di controllo della legislazione
del Lavoro l’aggiornamento di fondi e personale.
Come si dice, Repubblicani e Democratici
uniti nella lotta.
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