15 Settembre, 2002
Forum del Terzo settore e Sindacati siglano un documento comune per una nuova partnership
Il Forum come soggetto della rappresentanza
Vi ricordate la diffidenza e a volte gli aperti contrasti che spesso ci hanno
messo in imbarazzo? Ricordate le difficoltà a spiegare la nostra identità e il
nostro bisogno di una rappresentanza nuova? Rammentate i tentativi, nemmeno
tanto velati, di assorbirci? E poi la fatica nell’accreditare idee, proposte,
ipotesi di lavoro nelle sedi comuni su un piano di parità e di ascolto? E da
ultimo che dire dei ricorsi al Tar dopo il nostro ingresso al Cnel? Mercoledì 7
luglio, dopo un lungo lavoro fatto di ascolto e di voglia di capire, il Forum
del Terzo settore e Cgil, Cisl e Uil hanno siglato, finalmente, un documento di
intenti che segna una svolta e una ritrovata alleanza fra mondo del lavoro e
mondo del Terzo settore.
C’è voluto del tempo e un processo faticoso di riconoscimento reciproco, di
approfondimento dei problemi e di voglia di cambiare per giungere ad una firma
che, al di là e oltre i contenuti, segna un cambio di passo nella costruzione
dell’autonomia e del protagonismo delle rappresentanze organizzate della
società civile del nostro paese. Le Acli, come sempre, hanno fatto la loro
parte. L’accordo - oltre ad un cappello che finalmente riconosce il Forum come
soggetto della rappresentanza e chiude definitivamente la vicenda del Cnel -
verte su tre grandi temi a partire dai quali si svilupperà nei prossimi mesi un
confronto e un’identità d’azione.
Innanzi tutto il welfare. Forum e sindacati sono concordi nell’analisi. Nel
decennio passato si sono prodotti in tutti i settori della società, e in
particolare nel welfare, cambiamenti profondi che hanno riguardato non solo il
mondo del lavoro ma l’intera società: l’incremento della popolazione
anziana, il mutamento della struttura familiare, il profilarsi di una società
multietnica hanno ribaltato le basi sulle quali abbiamo costruito il nostro
modello di stato sociale. La risposta della politica è stata, troppo spesso, l’affidamento
dei bisogni dei cittadini ad uno sviluppo economico basato sulla spontaneità
del mercato. Questo ha causato frammentazione sociale, disuguaglianze, nuove
forme di marginalità. Questi e altri fattori hanno concorso a rendere
ineludibile il tema dell’innovazione e della salvaguardia del sistema di
garanzie sociale che abbiamo conosciuto. Noi pensiamo che una strada che non sia
quella della riduzione o della marginalizzazione dello stato sociale ci sia e
sia credibile. Terzo settore e Sindacato pensano che una rinnovata centralità
delle politiche sociali si possa ottenere facendo leva sulla partecipazione
attiva dei cittadini, sulla loro capacità di autorganizzazione, sul loro
protagonismo.
A fronte di domande sociali crescenti, non si può pensare di ridurre le risorse
pubbliche impegnate sul welfare (che sono, tra l’altro, nel nostro paese
ancora al di sotto della media europea) ma occorre, piuttosto, lavorare ad
accrescerne la quantità e l’efficacia.
Nel confronto, in particolare, con questo governo e con i comportamenti deleteri
che troppo spesso assume, il segnale politico che abbiamo voluto dare è chiaro
e forte: Sindacato e Terzo Settore faranno fronte comune per difendere il
welfare dagli attacchi dei liberisti nostrani.
Il secondo tema è, ovviamente, quello del lavoro nel Terzo settore e delle
nuove tutele che necessitano ad un settore in grande crescita occupazionale. È
evidente che, per evitare distorsioni o fenomeni di precarizzazione, è
necessario immaginare nuovi percorsi e nuovi strumenti.
L’affermarsi di una cultura e di una pratica tese a rispondere alla crisi
dello stato sociale in termini di riduzione della spesa ha portato in molti casi
ad un’assunzione del Terzo settore come strumento di compressione dei costi,
in un’ottica sostitutiva e non complementare alla presenza del pubblico. Così
facendo si è avuta, è inutile negarlo, una riduzione di fatto del sistema di
protezione sociale. Questo processo è l’antitesi del Terzo settore. La sua
negazione. Sindacato e Forum, anche in vista dell’introduzione nell’ordinamento
della normativa sull’impresa sociale e del processo di integrazione dei
servizi affidato alla legge 328, si impegneranno a governare questo processo
trovando e appoggiando le soluzioni e gli strumenti più adeguati. Su questo
tema anche il Terzo settore è chiamato ad un salto di qualità nella
identificazione e nella gestione delle professioni sociali.
Il terzo tema è quello del ruolo e della identità del Terzo settore italiano.
Giovane ma forte, il Terzo settore, oggi è soprattutto un “bene di tutti”.
Non contrapposto ma integrato alle altre forze sociali e in particolare al mondo
sindacale, dal quale in parte è derivato e derivante.
La grande risorsa partecipativa del Terzo settore, l’obiettivo condiviso di un
modello di sviluppo diverso e solidale, il bisogno di nuove forme di
rappresentanza e la responsabilità verso la qualità della democrazia e della
politica sono frontiere comuni.
C’è molto da fare e da oggi, credo, una consapevolezza nuova che è possibile
farlo.
Fabio Protasoni
 
Il testo dell'accordo
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