15 Settembre, 2002
Lettere a Welfare : la prima risposta ad Angelo
"Mi affiderei – più che agli eventuali aiuti “privati” – alle strutture, ai servizi che sono espressione della collettività"
Caro signor Angelo e care donne della sua famiglia,
sì, è vero, forse non siete voi a stare peggio di tutti nell’universo
mondo. Questa non vuole essere una provocazione: è la “filosofia di vita”
che adottiamo io e i miei figli tutti i giorni. Ad ogni colpo della malasorte
che ultimamente si ricorda troppo spesso di noi ripetiamo: c’è chi sta peggio
di noi. Non è la cosiddetta “magra consolazione” o il “mal comune…”
ma la capacità di “relativizzare” tutto. In fondo, noi siamo sani, dotati
di alcune abilità e - come ci piace ripetere - “ricchi… di fantasia”. Da
madre, signor Angelo, ho riflettuto sulla sua frase “sentirsi dire da una
figlia che sei un fallito…” Da una parte, non è il caso di prendersela
troppo con la figlia per una frase davvero infelice e sommamente ingiusta.
Ricordo ancora alcune mie frasi rivolte a mia madre, da adolescente, e mi
prenderei a sberle. Ma la chiave della situazione - dal punto di vista umano -
sta proprio qua. Credo sia utile tanto a sua figlia (alle sue figlie) quanto a
lei stesso ribadire ogni giorno, non con le parole ma con il suo atteggiamento,
che Lei, padre, non è assolutamente un fallito. È una persona che ha subito un
grave colpo, è vittima di una truffa. (Da queste parti se ne sono visti dei “bei”
casi simili, con decine di famiglie coinvolte.) Non un fallito, no.
Forse possedere una casa, quella casa, non deve stare più al primo
posto delle sue - vostre - priorità. Io, da madre capofamiglia, farei un bel
“consiglio di famiglia” per elencare le cose che avete, per ritrovarvi
ricchi di … (tocca a voi a fare l’elenco).
Se la casa è già stata venduta ad un’asta giudiziaria, immagino che sia
abbastanza difficile, ora, contrastare l’esercizio del diritto di proprietà
altrui. Ad ogni modo, esisterà nella sua città - presso la sede della Cgil
- uno sportello SUNIA (associazione di inquilini e piccoli proprietari)
che può fornire - al costo di una tessera di adesione - assistenza legale per
verificare la possibilità della proroga dello sfratto, esisterà uno sportello
della Federconsumatori dove - preferibilmente insieme alle altre vittime
- potete valutare le vie legali di come rivalervi su chi, nella cooperativa o
fuori, ha commesso le irregolarità che hanno portato al fallimento (questa
volta sì!). Dovete mettere dalla vostra parte la vostra comunità, gridando
più forte che potete l’ingiustizia subita. Gridando non tanto la disperazione
di una famiglia (e già questo meriterebbe l’attenzione del vostro Comune e
dei suoi servizi) ma il Diritto, la Giustizia (a volte, purtroppo non sono
sinonimi). Signor Angelo, vuole verificare se la vostra città è un’accozzaglia
di case e di strade oppure una vera comunità? Io lo farei.
Quando la prima volta ho dovuto ricorrere ad un sussidio da parte dei Servizi
sociali del mio Comune, mi sentivo morire. “Nella mia vita ho sempre
cercato di risolvere i miei problemi con le mie forze e non rompere le scatole a
nessuno.“ Ma chiedere e accettare quel sussidio era un mio diritto, un
diritto dei miei figli. Non era carità estorta con le lacrime. Io, al suo posto,
mi affiderei - più che agli eventuali aiuti “privati” - alle strutture, ai
servizi che sono espressione della collettività. Le vere soluzioni, tante
volte, nascono lì.
Con affetto
Maria B. (e figli)
(Indirizzo mail del mittente presso la Redazione)
 
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