Vivo in Italia da più di vent’anni. In questi giorni mi sembra di essere
tornata indietro di un “ventennio”.
Qualcuno che dichiara di pronunciarsi in rappresentanza e in difesa degli
autentici valori cristiani (o cattolici?) vuole che le maestre, ordinanza o
"suggerimento" del Sindaco in mano, parlassero ai bambini della cristianità
del Natale. Tentare di far cambiare idea a chi promuove una tale iniziativa? Per
carità. La mia è soltanto testimonianza. Che per sua natura è personale.
Sono cresciuta in una famiglia cattolica, in una cittadina dell’Est
europeo, a stragrande maggioranza protestante. Per lunghissimi anni ho fatto “l’aiuto
organista” della chiesa cattolica, mentre frequentavo la comunità giovanile
luterana, per leggere insieme la Bibbia, cantare, fare il giornalino… Ma - e
sottolineo: contemporaneamente - ero impegnata, anche con incarichi di
responsabilità, nell’organizzazione dei pionieri prima e dei giovani
comunisti poi. A me non parevano cose in contraddizione. Trovavo una
straordinaria armonia tra i dieci comandamenti biblici e le “dieci leggi dei
pionieri”. Una straordinaria armonia etica. Forse alla mia generazione
più che alle altre sono toccati i conti con le contraddizioni tra i valori e
gli ideali dichiarati e la pratica quotidiana della gestione del potere. Quello
della nostra adolescenza era un periodo davvero enigmatico: potevi essere
arrestata anche se andavi in piazza a cantare l’Internazionale. Era solo un
problema di mancata autorizzazione??
Noi al liceo non studiavamo Aristotele o Kant ma marxismo-leninismo. Avevamo
insegnanti stritolati fra una coscienza “privata” e un’ideologia imposta.
Avevamo insegnanti che nella bontà di quell’ideologia sinceramente credevano.
Avevamo insegnanti che ci castigavano per qualche parola “in libertà”
apparentemente contraria alla “dottrina” in cui loro meno di noi credevano.
E avevamo i nostri genitori: sempre in ansia di non spingerci né verso l’opportunismo
né verso la contestazione che si pagava a caro prezzo. Come siamo usciti da
quella infanzia-adolescenza di difficili domande e di ancor più difficili
risposte, dipende dalla “costellazione” di punti di riferimento in cui ci
eravamo trovati. Non pochi, proprio come rivalsa per quegli anni di “ateismo
di stato” inculcato, ora sono i più ferventi sostenitori di una “religione
di stato” da imporre nelle scuole. La storia, in sé, è maestra?
Molti dei miei insegnanti dei tempi che furono parlavano di interessi
collettivi da anteporre a quelli privati, di regole di convivenza da rispettare,
dell’ingiustizia dello sfruttamento degli uomini, di pace, di solidarietà...,
non perché lo imponeva l’ideologia dello “stato padrone”. Ci
trasmettevano i propri valori. E ci hanno sempre parlato del Natale come di una
festa cristiana. Semplicemente perché è una festa cristiana.
L’insegnante che ha lasciato il segno più profondo nella personalità in
formazione di mia figlia è una donna sinceramente cattolica. Mai una
parola per “indirizzare” mia figlia, una dei pochi che abbia scelto di non
frequentare l'ora di religione; le ha fatto invece amare la riflessione sui
cosiddetti “grandi temi”. Le rivolgo un pensiero grato ogni volta che mia
figlia, oggi adolescente, mi sottopone un passo della Bibbia con il quale trova
il piacere di misurarsi. Per me questa è l’educazione cristiana.
Buon Natale.
M.T.