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 Attualità

15 Settembre, 2002
In Sicilia nulla cambia?
Legambiente Sicilia invita tutti alla mobilitazione in difesa del mare di Taormina

Che un cambiamento radicale nel Mezzogiorno d’Italia fosse una improcrastinabile priorità, è opinione condivisa. Per qualcuno sono parole di facciata, per altri costante impegno. Eccellenti servizi giornalistici televisivi delle ultime settimane hanno posto sotto gli occhi di tutti i vari fronti di emergenza. Legambiente Sicilia – protagonista anche di molte battaglie vinte – lancia un grido d’allarme. WelfareCremona ve lo propone:

Anno nuovo, porto nuovo.
Legambiente insiste per difendere la bellezza del territorio e le condizioni per lo sviluppo sostenibile.
Presentato a Taormina l’esposto contro l’opera.

Incredibile ma vero. A pochi mesi dalla sonora bocciatura da parte del Consiglio Regionale dell’Urbanistica del progetto relativo al porto marino di Villagonia, l’amministrazione comunale di Taormina ripropone un nuovo progetto con gli stessi contenuti qualitativi, cambiando solo la quantità e la definizione delle opere. Come se nulla fosse successo, salvo l’attenzione rivolta al mascheramento dei cassonetti per rifiuti che saranno installati nell’area portuale.

L’operazione di maquillage non cambia i connotati sostanziali dell’opera che, se realizzata, distruggerebbe il paesaggio, consentirebbe la privatizzazione di un tratto di costa e la realizzazione di edilizia commerciale-residenziale-turistica non ammissibile, né sotto il profilo normativo né sotto quello della corretta pianificazione territoriale.

L’unico sforzo significativo per rilanciare il porto marina, che è e rimane inaccettabile per i suoi contenuti, è di tipo nominalistico e riguarda la fantasiosa ricerca di definizioni ambigue per nascondere la sostanza: non diversamente si può interpretare la nuova definizione di “cabine marittime” per mascherare la realizzazione di nuovi volumi abitabili, residenziali, turistici o temporanei che siano.

Davanti alla reiterazione della proposta, Legambiente ribadisce in un nuovo esposto tutti i motivi di contestazione, chiede al Comune abbandonare il progetto ed agli assessorati regionali competenti di evitare quello che si configura come un attacco al paesaggio.

A partire dalle contestazioni sollevate, rinnova l’invito ai cittadini ed alle forze politiche di Taormina ad attivarsi per impedire la distruzione dei valori naturali e paesaggistici su cui si fonda il futuro economico della città e del suo comprensorio.

Palermo, 1 febbraio 2005

Dal testo dell’esposto:

Oggetto: Progetto del porto turistico “Marina di Taormina” della ditta Russottfinance S.p.A.

Legambiente Sicilia ed il Circolo Legambiente “Taormina – Valle dell’Alcantara” ribadiscono vivo allarme per la riproposizione del progetto di porto turistico proposto dalla ditta Russottfinance S.p.A. in località Villagonia di Taormina, la cui prima stesura aveva registrato il secco parere contrario del Consiglio Regionale dell’Urbanistica.

Qualora fosse realizzato, l’intervento previsto cancellerebbe definitivamente uno dei più importanti paesaggi costieri della Sicilia e dell’intero Mediterraneo.

Il progetto, la cui straordinaria invadenza è stata già esibita sulle pagine dei più autorevoli quotidiani italiani, prevede la costruzione di una diga foranea di oltre 800 metri di lunghezza per 6 metri di altezza, la realizzazione di banchine e moli nonché pontili galleggianti, ma anche la devastazione della spiaggia della baia su cui verrebbero scaricate centinaia di migliaia di metri cubi di cemento per le opere di edilizia portuale (come si vedrà più avanti si tratta semplicemente di un escamotage che nasconde la realizzazione di edifici altrimenti vietati dalla legge) e di servizi al Porto; ed ancora un’area di parcheggio posta a monte dell’attrezzatura stessa che sconvolgerebbe i delicati equilibri geomorfologici dei ripidi versanti.

Va ricordato che Taormina già soffre di insostenibili problemi di congestione ambientale ed insediativa che tendono a degradarne la qualità ambientale e quindi anche dell’offerta turistica.

Un così pesante incremento di nuove attrezzature e soprattutto di nuove attività ricettive è un’operazione assolutamente da evitare, tanto più se le stesse, come nel caso in questione, costituiscono un inaccettabile attacco al paesaggio che rappresenta il più importante bene che fa di Taormina un luogo unico.

Una simile operazione è superficialmente giustificata come elemento di promozione dell’economia turistica ma, in realtà, produrrebbe certamente l’effetto opposto: il degrado dell’offerta turistica di Taormina e quindi l’esaurimento della sua fonte economica principale. E’ infatti di tutta evidenza che l’offerta turistica di Taormina si è potuta affermare nel mondo proprio perché espressione di un modello orientato verso criteri di qualità, che ha fatto di questa località (come di poche altre) l’archetipo di un turismo che ha nella bellezza e nell’identità territoriale il suo punto di forza, capace di competere sul mercato globale del turismo. Caso più unico che raro in Sicilia!!

Se si dovesse invertire questo modello scegliendo la strada del consumo del territorio e la distruzione del paesaggio per far posto ad opere quale il porto turistico (del tutto inutile dal momento che dista poche centinaia di metri da quello di Giardini Naxos ed alcune miglia nautiche da quello di Riposto) e ad ulteriori e immotivati insediamenti (ben oltre la capacità di carico del territorio), non è difficile prevedere il declino di Taormina e della sua economia turistica.

E’ utile ricordare anche che la zona interessata dal progetto è sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi della Legge 431/85 e seguenti ed è segnalata dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale (sovraordinato rispetto alla pianificazione ordinaria) come area a rilevante suscettività paesaggistica ed ambientale, oltre a rientrare nella fascia di inedificabilità assoluta di cui all’articolo 15 della legge regionale n. 78/76 in cui sono vietate nuove costruzioni ad eccezione di quelle destinate alla diretta fruizione del mare.

Il progetto prevede un vasto banchinaggio, che si protende verso mare, per far posto vere e proprie strutture ricettive e commerciali la cui realizzazione, non potendo ragionevolmente (ma anche ai sensi delle giurisprudenza sull’argomento) rientrare tra quelle tipologie sopra descritte per cui è prevista la deroga, sarebbero del tutto illegali. L’impatto ambientale del progetto si prefigura come devastante: la sua realizzazione cancellerebbe importanti profili paesaggistici, rilevanti unità morfologiche ed ecosistemi tipicamente mediterranei di assoluto pregio che storicamente hanno costituito il “logo” Taormina nel mondo (a ben poco servirebbe la ventilata grottesca soluzione del rivestimento delle opere in cemento con mattonelle di ceramica siciliana, o la schermatura dei cassonetti dei rifiuti); determinerebbe un notevole incremento del carico urbanistico su di un territorio già congestionato alterando, tra l’altro, l’attuale rapporto tra volume insediato e spazi pubblici; segnerebbe l’abbandono di un modello di sviluppo che, pur con tutti i limiti, ha avuto finora la sua ragion d’essere sulla qualità dell’insediamento, sulla bellezza e sull’identità territoriale. E’ infatti gravissimo il rischio che con la realizzazione del Porto anche a Taormina si riproduca quel modello di sviluppo che, con la falsa giustificazione dell’espansione turistica senza limiti, ha finito per sconvolgere e distruggere i luoghi più belli e suggestivi dell’Isola consegnandoli alle speculazione.

Il ruolo e l’immagine di Tormina nel contesto turistico internazionale non si mantengono e rafforzano inseguendo modelli esotici ed estranei ai luoghi (tipo Dubai ed altre località del turismo artificiale) bensì attraverso la tutela e la valorizzazione del paesaggio, della cultura e dell’identità di un territorio unico al mondo.

Per quanto sopra, Legambiente Sicilia chiede che le Autorità in indirizzo, chiamati a breve ad esaminare il Progetto nell’ambito delle rispettive competenze, esprimano parere contrario. Non solo e non tanto per le palesi e scontate violazioni della normativa vigente, ma soprattutto per affermare l’insostenibilità della filosofia che lo sostiene. Si ritiene infatti che davanti ad ipotesi progettuali di tale portata, l’esame non possa esaurirsi nella semplice verifica della normativa ma chiami in causa la responsabilità delle Istituzioni interessate nel manifestare la propria visione sulla gestione del territorio e sul modello di sviluppo che si vuole affermare in Sicilia.

Palermo, 1 febbraio 2005

Mimmo Fontana - Presidente Regionale
Salvatore Granata - Ufficio Territorio e Paesaggio

Per informazioni: s.granata@legambientesicilia.com

 


       



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