Ritengo che Pirondini, scrivendo quell’editoriale, abbia dato fiato a
posizioni largamente diffuse nella nostra collettività. Forse lo ha fatto in
modo troppo viscerale e sgangherato, rigettando tutto e tutti, senza provare a
capire, a distinguere; ma l’assunto non mi stupisce.
Non so se il Direttore della Provincia, esprimendo queste opinioni, fosse
convinto appieno di quello che stava scrivendo, oppure lo abbia fatto per
captare la benevolenza di una fascia di lettori o dei potenti di turno; la cosa
mi interessa relativamente. Forse ha inteso scimmiottare in modo provinciale
certi editoriali di Feltri, che hanno maggiore ascolto e spesso sono il punto di
riferimento di alcune posizioni politiche. Era libero di farlo e sono
lontanissimo per cultura e formazione dal gridare allo scandalo.
La libertà di stampa e pensiero non vale solo quando chi scrive, esprime
posizioni condivisibili. Piuttosto, se fossi un azionista del giornale, membro
del consiglio di amministrazione, avrei dubbi sull’utilità economica di
questa linea editoriale. Mi batterei perché venissero ospitate anche opinioni
dissenzienti. Un quotidiano a diffusione locale dovrebbe rappresentare le varie
idee della collettività. Non facendolo, apre grandi spazi potenziali alla
diffusione della stampa concorrente.
C’è il rischio che taluno nel giornale guardi solo “la pagina dei morti”.
Così, basta dare una scorsa veloce alle copie che si trovano al bar, evitando l’acquisto.
Prendo comunque atto che persone rispettabili, senza interessi reconditi ed
in perfetta buonafede, sono sulle identiche posizioni.
Tra di essi ho anche qualche amico.
Mi interessa dunque argomentare serenamente, come cerco di fare con gli amici
che hanno queste stesse convinzioni.
1. spesso, più che posizioni politiche, nell’editoriale si esprimono
giudizi estetici o facciali. Quanto alla faccia di Prodi, io la vedo in modo
opposto. È una faccia seria, da persona pensosa e moderata, senza manie di
protagonismo, forse priva del fascino smagliante di taluno, ma è la faccia di
uno di cui ci si può fidare.
2. traspare un odio quasi antropologico rispetto a tutti coloro che,
esprimendo talvolta posizioni idealistiche (spesso nemmeno io le condivido), non
si allineano sulle posizioni ufficiali.
3. il richiamo al suk arabo (ormai tra noi) è paura ancestrale o pura
demagogia; credo anzi che la virulenza delle posizioni islamiche più
integraliste sia un sintomo di debolezza. È dettata dalla consapevolezza che le
società aperte, il libero scambio di merci, cultura e persone siano
inevitabilmente vincenti. Si cerca quindi di riportare indietro l’orologio
della storia per evitare che ciò accada. Se poi noi gli diamo una mano venendo
meno ai punti cardine della società aperta, mettendoci sullo stesso piano, è
possibile che per un po’ l’avranno vinta. Poi, siamo veramente certi che lo
sviluppo della democrazia irachena sia come noi lo auspichiamo ? E se invece ne
venisse fuori un regime teocratico, alleato dell’altro stato canaglia (l’Iran)
però più popoloso e potente, che bilancio trarremmo da questa vicenda?
Dovremmo attaccare anche l’Iran?
4. Il fatto che negli ultimi tempi si rapiscano e si uccidano soprattutto
pacifisti, sta a dimostrare che proprio le posizioni dialoganti sono le più
temute, perché in grado di distinguere, quindi di scardinare un blocco
monolitico. Provo a ragionare con il metodo del “cui prodest?” I rapimenti
della Sgrena e della giornalista francese sembrano fatti apposta per chiudere
ogni spazio politico e dar ragione a chi pensa che serva solo la ragione della
forza. Le posizioni da scontro totale, non fanno altro che appiattire gli
islamici moderati sulla linea degli integralisti, con buona pace di Magdi Allam.
La storia dovrebbe insegnarci qualcosa. Il terrorismo nostrano ha sempre cercato
di colpire le posizioni cuscinetto.
5. È vero, ammettiamolo, che manifestazioni come quella di sabato esprimono
solo posizioni di una parte. Solidarietà nel confronti della Sgrena avrebbe
voluto che anche i partiti ed i movimenti di centro-destra vi partecipassero.
Non avremmo visto solo bandiere rosse o bandiere della pace. Gli assenti hanno
avuto paura e quindi torto.
ing. Claudio MONICA