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15 Settembre, 2002
DON CHISCIOTTE
Dr.Marco Emilio Arisi C.G.I.L medici di medicina Generale

DON CHISCIOTTE
Dr.Marco Emilio Arisi C.G.I.L medici di medicina Generale
Nelle presenti circostanze, in un momento confuso della vita politica, economica e sanitaria del Paese, ci troviamo ad interrogarci sul senso e sulla direzione verso la quale volge la professione medica, la sua politica, le sue scelte. Ipotesi contrastanti, a volte contraddittorie, si pongono di fronte a noi. Scelte di strategia per capire lo strumento di formazione e ricerca, promotore della qualità e della competenza clinica ... Scelte di alleanza: con le istituzioni scientifiche, con le Associazioni politiche, con gli imprenditori della Sanità e della Medicina ...Scelte di autonomia: confronto aperto con tutti gli interlocutori, autonomia, isolazionismo, politica professionale separata e improntata alla difesa di ideali e di principi …Scelte di politica: divenire interlocutori diretti delle controparti politiche, cittadini, partiti, istituzioni, Governo, autorità Sanitaria.Nella complessità della decisione, cerchiamo di identificare i principi ispiratori della nostra esistenza e della nostra azione .Servire la professione, come molti di noi hanno scelto di fare, significa cogliere ogni occasione per promuovere le alleanze e disinnescare i conflitti primari all'interno della professione stessa.
La consapevolezza di questo fine spinge a volte a privilegiare il bene supremo al posto della visione personale. Impone di accantonare i dissidi, le asprezze, gli opportunismi a favore di una visione lungimirante adeguata allo scenario della realtà. Uno scenario nel quale le opposizioni esterne, gli ostacoli frapposti dal sistema, prevalgono sui conflitti interni alla professione che aggravano le debolezze soprattutto quando, come spesso succede, essi non derivano da reali diversità di visione politica, bensì da personalismi, vecchie faide e antichi rancori.Le forze professionali con le quali dobbiamo allearci coincidono oggi con quegli uomini e quelle associazioni che, pur competitivi con noi. a volte in aperta concorrenza, esprimono malgrado tutto idee positive per la professione e sono in quanto tali attori di un disegno condivisibile pur nella diversità della concezione, della visione specifica e della modalità di realizzazione.
Questi principi che possono apparire a volta poco coerenti se non contraddittori, possono ingenerare il sospetto di una politica altalenante e contraddittoria.AI contrario tale politica va letta nel quadro della più generale crisi della sanità, della medicina e della Medicina Generale. Crisi di gravità inaudita in cui i medici sono prigionieri di una delegittimazione spinta sino all'impotenza.Politiche di sistema e di governo mettono all'angolo la Medicina Generale, la escludono da processi decisionali fondamentali. La politica del farmaco è l'indicatore primario di quanto i medici siano esclusi dalla potestà primaria di curare le persone al di là di contingenze economiche che nulla più hanno a che vedere con l'appropiatezza. Il fabbisogno dello Stato ed il suo bilancio sono posti oggi al livello più alto di priorità.
Oggi più che mai curare con i farmaci corre il rischio di diventare un processo meccanicistico ispirato a logiche finanziarie che prescindono dalla qualità clinica che noi per contro abbiamo posto a fondamento della nostra azione. Esistiamo per servire la professione e per dare la miglior cura alle persone. Un servizio che per potersi correttamente espletare nelle forme scientifiche che abbiamo prescelto ha bisogno di alleanze forti con coloro i quali esercitano la politica in maniera diretta e non tramite l'intermediazione della scienza: il governo, le istituzioni, l'autorità sanitaria, i partiti, il SSN, l'opinione pubblica, i cittadini.
Le alleanze che dobbiamo perseguire derivano da questa esigenza, a meno di non voler perseguire la strada, affascinante e possibile ma temeraria, di trasformare la professione in una istituzione politica autonoma, col rischio di stravolgere totalmente la missione originaria di chi esercita una professione ispirata alla cura degli ammalati ed alla prevenzione.
L'alternativa (abbandonare il campo della politica ergendosi a tutori e sacerdoti della scienza) è legittima ma con i limiti evidenti di propugnare tesi che non fanno parte dell'attuale scenario. Le cure possibili prevalgono oggi e nel futuro sulle cure auspicabili. Il miglior processo di cura è quello che il sistema può permettersi.La conoscenza scientifica diviene paradossalmente l'elemento clinico per sfruttare al meglio le opportunità di cura di un sistema che non persegue più comunque l'efficacia e l'eccellenza ma solo le cure sostenibili.
Non il miglior farmaco per un determinato paziente, non l'individualizzazione della terapia, non la terapia su misura per la specifica condizione clinica, bensì il farmaco che maggiormente si avvicina alla cura ideale sulla base della sua economicità. Questa la stagione in cui viviamo ... e l'alternativa è tra l'eroica difesa di una visione del mondo per ora declinante e la capacità di adattarsi alla realtà quotidiana che è quella con la quale cittadini e medici devono oggettivamente fare i conti. Abbiamo in noi la propensione a identificarci con",il cavaliere dell'eterna gioventù che seguì, verso la cinquantina, la legge che batteva nel suo cuore. P
artì un bel mattino di luglio .~ per conquistare il bello, il vero, il giusto. Davanti a lui c'era il mondo coi suoi giganti assurdi e abbietti e sotto di lui Ronzinante , triste ed eroico ..." ~ Ma perseguiamo la saggezza di comprendere l'irrealtà dell'ineguaglianza dei ragionamenti di don Chisciotte, ora saggi ora spropositati; e della pertinace sua risoluzione di andare in cerca di sventurate venture, che formavano l'unico fine e la sola mira dei suoi pensamenti ...

 


       



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