15 Settembre, 2002
Fiat: cassa integrazione per 5600 lavoratori
di Federico Mercuri
Fiat: cassa integrazione per 5600 lavoratori
di Federico Mercuri
Partiranno lunedì 9 dicembre le lettere di cassa integrazione a zero ore per 5600 lavoratori della Fiat a cui si aggiunge l’inserimento in un programma di mobilità lunga per altri 2500 operai, che li porterà ad uscire dall’azienda definitivamente. Questi sono gli accordi tra il governo e l’azienda di Torino, presi durante l’incontro del 5 dicembre a palazzo Chigi, per risolvere la crisi Fiat. Lo stabilimento di Termini Imerese non sarà smantellato, ma affronterà periodi di chiusura temporanea.
Bocciatura unanime da parte dei sindacati, che hanno risposto uniti alla proposta del governo, una proposta che ha deluso in quanto escludeva dal tavolo delle trattative i sindacati, costretti ad accettare un testo condiviso solo da governo e azienda. Nessuna novità di rilievo nel piano di ristrutturazione della Fiat, e per questo i sindacati si sono visti costretti a contrastare le intenzioni della Fiat e del governo. Le proposte avanzate dai sindacati non sono state ascoltate, soprattutto quelle riguardanti la cassa a rotazione e i sostegni del governo. Il mancato accordo sulle procedure messo a verbale unitariamente dai rappresentanti dei metalmeccanici di Cgil Cisl e Uil, non blocca le lettere di cassa integrazione ma lascia aperta la possibilità per i lavoratori di adire le vie legali nei confronti dell’azienda per discriminazione.
Sulla rotazione si rimanda il confronto a febbraio, periodo in cui la Fiat sarebbe disposta a sedersi ad un tavolo con i sindacati per trovare soluzioni di avvicendamento del personale, e dunque di rotazione, che dovrebbero interessare circa il 10% degli esuberi. Per quanto riguarda invece i sostegni del governo, si sono limitati a quelli previsti dalla legge 46 sull’innovazione, senza proporre altre forme di sostegno concreto.
Il governo, tramite Fini, accusa la Cgil di massimalismo, e di aver impedito la conclusione di un buon accordo. “Una logica – conclude il vicepremier – tutta politica, che è certo in sintonia con gli interessi del sindacato di sinistra ma non ha proprio nulla a che vedere con gli interessi dei lavoratori. “Ci sono degli atteggiamenti – aggiunge Berlusconi – da parte di alcuni sindacati che non rispondono a logiche sindacali ma a logiche politiche. Questi atteggiamenti hanno trascinato nella logica politica anche altri sindacati. Mi riferisco alla Cgil”.
Dura e unitaria la risposta dei sindacati alle critiche del governo. “La Cgil insieme con Cisl e Uil – dichiara Epifani, leader della Cgil – hanno fatto di tutto per evitare che si arrivasse a questo punto, che noi giudichiamo non positivo”. “Siamo di fronte – aggiunge Epifani – ad una cosa del tutto inedita: un accordo fatto unicamente tra l’azienda e il governo anche su meterie come l’occupazione, gli investimenti, l’organizzazione del lavoro, gli ammortizzatori sociali che invece riguardano i lavoratori”.
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fonte ds nazionale
 
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