15 Settembre, 2002
Nucleare: memoria atomica
Beati i Costruttori di Pace - Rete Lilliput: Riarmo fuori dal Trattato
Andrea Trentini per www.unimonto.it
A sessant’anni esatti dallo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e
Nagasaki è in atto un riarmo nucleare la cui responsabilità tocca da vicino
anche l’Italia. “Quaranta armi nucleari B-61 secondo le informazioni acquisite
dalla campagna internazionale Abolition Now! - spiega don Albino Bizzotto dell’associazione
Beati i Costruttori di Pace - sono ospitate nell’aeroporto militare di Ghedi,
dove i militari del Sesto Stormo sono addestrati al loro utilizzo. E proprio da
Ghedi parte la riflessione promossa dai Beati Costruttori di Pace con la
presenza anche dei Sindaci della zona e di altre città italiane, davanti all’aeroporto
militare italiano dove i militari del Sesto Stormo sono addestrati all’utilizzo.
Una grave violazione del Trattato di non proliferazione nucleare. ratificato dal
nostro paese”. Una responsabilità che pesa anche su altri quattro Paesi Nato:
Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Altri Stati dell’Alleanza, come Grecia,
Spagna e Canada, cui ora vorrebbe aggiungersi anche il Belgio, si sono invece
rifiutati di continuare ad ospitare queste bombe. Il Trattato infatti vieta agli
stati non-nucleari di ospitare nel loro territorio questo tipo di ordigni. Senza
contare poi che altre 50 testate atomiche sono dislocate dalla base Usaf di
Aviano.
Lo scorso maggio a New York è naufragata senza alcun esito la VII° Conferenza
di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare. Un mese di colloqui,
incontri e vertici incrociati non è riuscito a ‘rattoppare’ il Trattato
cosa che, a 35 anni dall’entrata in vigore è più che mai necessario. Le
rappresentanze dei 187 paesi firmatari si sono lasciati con un nulla di fatto e
lo scambio di accuse di non rispettare le regole dell’accordo nato per
allontanare l’incubo di un olocausto nucleare. Gli Stati Uniti - con Russia,
Gran Bretagna, Francia e Cina gli unici a possedere l’atomica legittimamente -
hanno cercato di trasformare il vertice in un processo contro Iran e Corea del
Nord che hanno beneficiato negli anni scorsi dei traffici di materiale nucleare.
La Conferenza di New York ha preso inizio anche grazie alle pressioni della
società civile che ha portato una forte denuncia sulla clamorosa inadempienza
degli Stati nucleari. Di fatto oltre alla proliferazione orizzontale di cui
parlano le grandi potenze - cioè l’acquisizione di armi nucleari da parte di
Stati non-nucleari - esiste anche la non-proliferazione verticale che si
riferisce all’aumento e all’innovazione nella tecnologia nucleare militare.
Ma la loro posizione è stata fortemente indebolita dalle malcelate ambizioni
nucleari, che contraddicono apertamente l’impegno preso nel 1970 e confermato
ogni 5 anni a ridurre il loro arsenale atomico. L’Amministrazione Bush ha
infatti disconosciuto il Trattato contro i test nucleari firmato da Bill Clinton
e ha proclamato il proprio diritto a difendersi contro i pericoli del XXI secolo
con potenti mini-atomiche e bombe antibunker a testata nucleare. Le incertezze
sul programma nucleare iraniano hanno messo un’altra seria ipoteca sui lavori.
Teheran ha di recente negoziato con l’Unione europea una sospensione di ogni
attività di arricchimento dell’uranio - che il trattato non vieta se condotta
a scopi civili e alla luce del sole - ma aspetta di vedere che cosa riceverà in
cambio prima di fare promesse a lungo termine. Il Giappone ha accusato la
comunità internazionale di sottovalutare il pericolo della Corea del Nord, che
essendosi ritirata dal Trattato nel 2003 non ha partecipato ai lavori e si
considera libera dalle sue imposizioni.
“All’interno della conferenza abbiamo presentato il progetto per la messa al
bando delle armi nucleari entro il 2020 presentato con i sindaci di Hiroshima e
di Nagasaki e poi in uno spazio pomeridiano abbiamo presentato le nostre
posizioni a una conferenza piena a differenza dei discorsi di Kofi Annan a un’aula
semi vuota” ha commentato Lisa Clark, rappresentante dei ‘Beati costruttori
di pace’ all’interno della Rete italiana per il disarmo e della Rete di
Lilliput.
Il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha seguito “con preoccupazione”
i lavori, soprattutto quando il presidente della conferenza, il diplomatico
brasiliano Sergio Duarte, ha rinunciato persino a presentare una dichiarazione
conclusiva. È un altro fiasco delle trattative multilaterali (soprattutto
quelle condotte sotto l’egida dell’Onu), e l’intenzione di Russia e Stati
Uniti di proseguire i colloqui a due e con Paesi di loro scelta, decidendo di
volta in volta quali concessioni fare, svuota ulteriormente di significato il
Trattato. Il presidente della conferenza, Duarte, ha evitato però di dichiarare
il vertice fallito.
“La mancanza di una dichiarazione finale è da considerare positiva in quanto
non sono stati fatti dei passi indietro” ha commentato Lisa Clark - che era
presente a New York. “A pochi giorni dal termine si è rischiato di arrivare a
un documento peggiorativo, invece così rimangono in vigore gli accordi del ‘95
in cui ci si impegna per una zona libera dalle armi nella regione del Medi
Oriente”. La rete delle 2.000 associazioni che aderiscono alla campagna per la
messa al bando delle armi nucleari esce comunque rafforzata dall’appoggio
ottenuto da più di un migliaio di enti locali e reti di parlamentari che si
stanno coalizando insieme. A livello europeo sia gia attiva una rete di
organizzazioni e parlamentari che chiedono ai paesi membri la messa al bando di
armi nucleari nelle basi americane, richiesta già approvata dal parlamento
belga. “Le celebrazioni che si tengono in Italia in questi giorni sono nel
segno di Sadako, la bimba di Hiroshima che aveva due anni quando la sua città
fu rasa al suolo da "Little Boy"; ammalatasi di leucemia a causa delle
radiazioni, iniziò a piegare le mille gru di origami che secondo un'antica
tradizione giapponese le avrebbero concesso di realizzare il suo sogno.
Continuò a piegare foglietti di carta colorata fino a poco prima della sua
morte, a dodici anni, il 25 ottobre 1955. "Sadako e le sue gru - sottolinea
Lisa Clark - ci insegnano che non bisogna mai rinunciare, anche quando
l'obiettivo sembra irraggiungibile".
 
Fonte con suggerimenti per l'approfondimento:
|