15 Settembre, 2002
Repubblica Democratica del Congo
Osservatori italiani alle prime elezioni libere dal 1962
Il 30 luglio nella Repubblica Democratica del Congo si svolgeranno, per la
prima volta dal 1962, elezioni libere a cui presenzierà anche una nutrita
delegazione di osservatori della società civile italiana. I congolesi, attendono
con trepidazione questo momento a cui si preparano da tre anni, da quando cioè
funziona un governo di transizione dopo una tragica guerra che, per lunghi
tratti, ha assunto le caratteristiche di un conflitto continentale, causando ben
quattro milioni di morti. L'associazione italiana "Beati i costruttori di pace",
invitata dalla Società civile congolese, sta organizzando una missione di
osservazione elettorale nella zona più turbolenta del Paese, il Kivu, nella
regione dei Grandi Laghi.
«La nostra volontà è di essere accompagnatori cordiali e non semplici ispettori»
dicono i 60 volontari che, provenienti da tutta Italia, lo scorso fine settimana
si sono ritrovati a Padova per il loro quarto appuntamento di preparazione. Non
sono professionisti delle elezioni ma persone qualunque (molti gli studenti
universitari) che da mesi si preparano a questa missione: hanno seguito corsi di
formazione e saranno parificati a tutti gli effetti - tranne che per la paga,
essendo volontari - agli incaricati dell'Unione europea o della Fondazione
Carter, che abitualmente vigilano sulle urne. Un compito importante, non esente
da difficoltà e qualche rischio, soprattutto nelle zone "calde" dove però i Bcp
sono presenti da anni e nelle quali la loro presenza è stata espressamente
richiesta della société civile e delle Ong locali.
Nel lungo cammino nonviolento dei Bcp (in Italia ma anche nei martoriati Balcani
e in Palestina) la svolta africana avviene nel 2000, quando da Bukavu (Sud Kivu)
arriva un grido disperato: «Di quanti milioni di morti avete ancora bisogno
perché i vostri giornalisti si accorgano del dramma del Congo?». Nel
febbraio-marzo 2001, si verifica l'«impossibile»: una grande assemblea di pace
in zone di guerra, con centinaia di migliaia di donne e uomini congolesi a cui
si aggiungono 300 persone di pace provenienti dall'Italia e da altri paesi
europei: 300 bianchi, né soldati, né missionari, né capi-progetto con la sola
voglia di aiutare il dialogo inter-congolese che faticosamente cercava di
decollare.
«Abbiamo continuato ad appoggiare il processo di transizione e ora vogliamo dare
il nostro piccolo contributo a questa nuova fase» spiegano Lisa Clark e Albino
Bizzotto, portavoce dei Bcp, appena tornati da un viaggio di ricognizione in
Congo: «Osservatori elettorali nelle zone turbolente dell'Est possono essere
importanti per prevenire brogli e intimidazioni. Gli uomini e donne del Congo
sono consapevoli che il voto è solo il primo passo verso una pace duratura, ma
hanno aspettato da tanto e con pazienza questa occasione e sanno che essa,
seppur fra tante difficoltà, non va sprecata».
 
Fonte: Beati Costruttori di pace
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