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 Buone Notizie

15 Settembre, 2002
Parole e leggerezza, ingredienti di una magia
Marino Sinibaldi di Fahrenheit (RadioTre), incontra Mauro Buonocore da www.caffeeuropa.it

Libri parlati e raccontati, leggeri come le parole scritte sulle pagine, come le voci che vibrano nell’etere e arrivano agli ascoltatori.

Alla radio i libri ci stanno a meraviglia, e il miglior testimone di questo matrimonio è Marino Sinibaldi, vice direttore di Radio3 Rai (il canale culturale del servizio pubblico radiofonico), uno tra gli autori ideatori e conduttori di Fahrenheit, la trasmissione che mette insieme due linguaggi (la radio e la lettura) che “si ibridano e si contaminano a vicenda” dando origine da anni a un programma “realizzato con i libri”. Perché sono fatti della stessa materia, radio e libri, sono fatti di parole che ci servono per evadere e ci immergono nella storia, che ci fanno divertire e distrarre, ma allo stesso tempo sono fenomenali strumenti di conoscenza, di noi stessi e della realtà che ci circonda.

Farheneit è una sorta di portale radiofonico sui libri. Che rapporto c'è tra radio e lettura??

Sono due linguaggi molto leggeri, e credo sia questa la ragione per cui la radio e la lettura riescano a stabilire un rapporto molto diretto, ibridandosi e contaminandosi a vicenda. La leggerezza la troviamo già nella tecnologia che rende affini radio e libri: possono stare ovunque, li portiamo in tasca, in una borsa, in qualunque luogo, li possiamo usare in autobus o in una sala d’aspetto. Entrambi sono molto plastici, elastici rispetto alla vita che viviamo; hanno tempi simili, possono essere fruiti negli intervalli, nelle pause, mentre è difficile nelle attese e negli spostamenti usare altri linguaggi.

Ovviamente c’è poi un altro grande elemento che li unisce: entrambi sono fatti di parole. Che siano stampate o dette, la mancanza di immagini rende libri e radio immediatamente sovrapponibili. L’esito di questa vicinanza è riscontrabile nel fatto che i libri in tv non riescono a starci, e invece alla radio ci stanno da sempre. La ragione non è che la radio sia più colta della tv, la ragione sta in una reciproca compatibilità di linguaggi che per la televisione è impossibile.

E non parliamo soltanto di libri e di letteratura. La rassegna stampa è un esempio lampante di come radio e lettura sappiano andare d’accordo.

Tutte le forme che in qualche modo hanno a che fare con la lettura, dai giornali ai libri, hanno in comune il fatto di essere fatte di parole. Trovo che la rassegna stampa che fanno in tv sia in qualche modo anti-televisiva: leggono le prime pagine con l’immagine ferma sui titoli. Sul piano del linguaggio specifico del mezzo televisivo è una soluzione molto povera, anche se funziona perché il telespettatore ha in anticipo le notizie principali della giornata.

Alla radio, invece, un giornale è fatto di lettura, i due linguaggi si sposano molto bene.

Sei autore e conduttore di una trasmissione, Fahrenheit, tutta incentrata sui libri. E così il pubblico a cui parlate è un pubblico particolare, un pubblico di lettori.

Tra lettura e radio c’è un altro elemento comune che va aggiunto: la condivisione, la comunità. La lettura è un’attività in larga parte individuale e solitaria, non perderà mai questa natura anche se sono aumentati i luoghi collettivi della lettura come festival e readings. L’esperienza della lettura è qualcosa che si fa in silenzio e da soli, forse non più esclusivamente nella stanza tutta per sé, come diceva Virginia Wolf, ma resta un’esperienza intima. La radio aggiunge il piacere di condividere questa esperienza. Una condivisione a due, tra ascoltatore e voce radiofonica quando va in onda una lettura o un esperto che parla di un libro; ma quando si discute di libri alla radio, si condivide fra tanti una passione solitaria. Se c’è una ragione del successo di Fahrenheit, è quella di aver animato una specie di comunità di lettori, con giochi, scambi di libri, le presentazioni di scrittori e dei suoi libri.

Ma soprattutto, Fahrenheit non è una trasmissione sui libri, ma una trasmissione con i libri, cioè una trasmissione in cui vari linguaggi e vari contenuti vengono sperimentati e arricchiti dal fatto di passare attraverso i libri: Facciamo dibattiti di approfondimento politico, sociale e culturale, in ciascuno di questi la nostra sfida sta nel dimostrare come i libri possano aiutare a comprendere la realtà.

Non credo che di libri si parli poco, credo che se ne parli nel modo sbagliato, ad esempio confinandoli nelle pagine della cultura. Il libro è uno strumento importante per capire la nostra realtà, chissà quanti libri potrebbero spiegarci ciò che sta accadendo in Libano meglio di quanto non riescano a fare editoriali più o meno pregiudizialmente schierati. Pochi utilizzano i libri in questo modo, mi pare che in tv solo Gad Lerner faccia qualcosa di simile, ma dovremmo sforzarci di capire che il libro non è solo uno strumento di evasione ma sa essere un mezzo di informazione.

Fahrenheit e la sua comunità. Vista da un ascoltatore sembra un club di persone che mettono in comune la loro passione per la lettura, si scambiano libri e opinioni. Perché avete deciso di dare alla trasmissione questa impronta di condivisione??

Nel 1995 abbiamo iniziato con Lampi, poi abbiamo continuato con Fahrenheit; erano i tempi in cui nascevano i festival di letteratura e con queste due trasmissioni abbiamo intercettato questo processo di evoluzione della lettura verso spazi aperti che in Italia non c’erano mai stati. Le trasmissioni sono nate con l’idea di fare programmi dal tono amichevole, friendly, con un’alternanza di linguaggi seri e leggeri se non proprio giocosi. La stessa cosa è successa poi con i festival. Ci accorgevamo che i lettori cambiavano non tanto in numero, ma nella loro natura, nel rapporto che stabilivano con la lettura, nel desiderio di condividerlo e di dargli un volto sia ludico che critico. Tutte cose che stavano nell’idea originaria della trasmissione e che poi via via si sono sviluppate. Come ad esempio la “Caccia al libro”, lo scambio di libri introvabili tra lettori. Ci eravamo accorti che le persone si rivolgevano a noi per trovare un libro che cercavano da tempo; noi non abbiamo fatto altro che fare da tramite, mandiamo in onda il messaggio di chi cerca un libro e la risposta di chi lo offre.

Questo senso di comunità trova terreno fertile anche sul sito web della trasmissione. Radio libri internet: un triangolo con molte affinità.

Nell’affinità e nell’ibridazione dei media contano molto le forme di uso di un medium e di accesso a una tecnologia. Si può stare su internet con la radio accesa, perché questa richiede un ascolto continuo con picchi di attenzione. In altre parole, posso fare altro e nei momenti morti (mentre carico una pagina, scarico un file) la mia attenzione si rivolge alla radio. C’è una compatibilità tecnologica. La radio riesce a stare nel web perché le due tecnologie hanno questa affinità percettiva che è il fondamento del loro rapporto. Da questo punto di vista si può costruire tutto e con la radio e internet si può fare soprattutto comunità. I siti radiofonici sono comunitari, seguendo una vecchia intuizione di Arnheim secondo cui la radio favorisce tutto quello che genera comunità e rompe l’isolamento.

Siamo partiti dai libri e siamo finiti su internet, passando dalla radio. Abbiamo parlato della lettura come un’esperienza solitaria e intima e ci siamo spostati fino alle comunità del web. Torniamo all’inizio per chiudere: qual è il tuo elogio della lettura?

Oggi si può essere colti e aggiornati senza aprire un libro, i nostri tempi hanno liberato la lettura da un elemento autoritario e pedagogico rendendola un piacere puro. Naturalmente un piacere puro è un piacere intellettuale ed emotivo insieme, è il piacere di conoscere meglio se stessi e il mondo e il piacere di evadere da se stessi e dal mondo. Non c’è nulla che, come un libro, consenta queste due cose insieme. È evasione e conoscenza, è intimità e solitudine, ma anche comunità che ci mette in contatto con chissà quante generazioni. Questa ricchezza di collettività e individualità, di grandi parole e di silenzio, di stare dentro la storia pur essendo isolati e soli, c’è solo in un libro.

 


       CommentoFonte CafféEuropa



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